Scheda n. 10902

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1788-1792

Titolo

Nell’Auttunno[!] 1788 Teatro Valle / Vieni o Rivale indegno / Duetto / Dell’ Sig.re Maestro Robuschi / Per uso Di me Giuseppe Bianchi

Presentazione

Spartito

Legami a persone

compositore: Robuschi, Ferdinando (1765–1850)
autore del testo per musica: Lorenzi, Giovanni Battista (1719–1805)
possessore: Bianchi, Giuseppe (fl. 1788)

Fa parte di

DUETT[I] / UOL. I. (n. 10899/3)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1788-1792]

Descrizione fisica

P. 56-59 ; 220x300 mm

Note

Duetto tratto da Il geloso disperato (Valerio, Don Calabrone: I, 9), dramma giocoso per musica di Ferdinando Robuschi su libretto di Giovanni Battista Lorenzi (Roma, Teatro Valle, settembre 1788); cfr. Corago: http://corago.unibo.it/libretto/DRT0020689 e Sartori 1990-94: 11440. Nel frontespizio a p. 49, in basso a sinistra e da mano diversa: "Per uso del Sig.re Giuseppe Bianchi / L’Anno 1788"; in basso a destra: "Per uso Di [(mano diversa:) me] Giuseppe Bianchi"; a p. 59: "Fine". Manoscritto appartenuto a Giuseppe Bianchi che potrebbe essere identificato, a scanso di omonimia, con il cantante che interpretò Cecchino ne Il medico burlato di Giovanni Francesco Giuliani (26 dicembre 1797) e Marchino ne Il padre fanatico o sia L’amante volubile di Ferdinando Rutini (29 gennaio 1798 ca.), drammi giocosi rappresentati entrambi presso il Teatro degli Intrepidi di Firenze.

Organico

Tenore, basso e continuo

Descrizione analitica

1.1: Allegro-Cantabile-All:o(duetto, si♭ maggiore, c)
[Valerio, Don Calabrone], Vieni, o rivale indegno

Trascrizione del testo poetico

[Valerio]
Vieni, o rivale indegno,
Già fremo per lo sdegno,
Ti voglio trucidar.
[Don Calabrone]
Bel bel, ché non son io:
È il conte amico mio
Tu quell’hai da scannar.
[Valerio]
Ah, dimmi almen, parla: dov’è?
[Don Calabrone]
E lo domandi a me?
[Valerio]
Briccone...
[Don Calabrone]
Bricconissimo.
[Valerio]
Furfante...
[Don Calabrone]
Furfantissimo.
[Valerio]
(Ah, che tradito io sono
Né so quel che mi far.)
[Don Calabrone]
(Ah, che una bestia io sono,
Non v’è da dubitar.)
[Valerio]
Senti, senti: al caro bene
Narra intanto le mie pene,
Dille che pace più non ho.
[Don Calabrone]
Senta, senta qui in disparte:
Mio signor non fo quest’arte,
Tal mestiere io non lo fo.
[Valerio]
Come, come...
[Don Calabrone]
Sì, signore.
[Valerio]
Dille almen...
[Don Calabrone]
Che il vostro core.
[Valerio]
È brugiato...
[Don Calabrone]
Trapanato.
[Valerio]
E che vivo...
[Don Calabrone]
In mille guai.
[Valerio]
Già lo sai, ohimè.
[Don Calabrone]
Pur troppo il so.
[Valerio]
Se tu lasci un sol motto,
So ben io quel che farò.
[Don Calabrone]
(A che cosa son ridotto:
Bel mestiere mi toccò.)
[a 2]
Cari amanti, lo vedete
Una sposa che cos’è.
E se mai non lo sapete,
Imparatelo da me.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-PEciliberti - Perugia - Biblioteca privata Galliano CIliberti
collocazione Duetti J.L./2019.3

Scheda a cura di Giovanni Tribuzio
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