Scheda n. 937

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1790-1800

Titolo

Il Ciclope | Cantata a due voci Poesia dell’ | Abbate Pietro Metastasio | Musica | Del Sig.r Bonifacio Asioli | Per uso del Sig.r D. Raffaele | Vastarelli

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Asioli, Bonifazio (1769-1832)
autore del testo per musica: Metastasio, Pietro (1698-1782)
possessore: Vastarelli, Raffaele (sec. 19.)

Fa parte di

[6 brani vocali] (n. 938/8)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1790-1800]

Descrizione fisica

C. 114-148

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Deh tacete una volta. Cantata, Il Ciclope

Organico

Soprano, basso, 2 flauti, oboe, clarinetto, fagotto, corno, 2 violini, viola e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: Moderato(recitativo, c)
Polifemo, B, Deh tacete una volta
2.1: Allegro(aria, mi♭ maggiore, c)
Polifemo, B, Mio cor tu prendi a scherno
3.1: (aria, )
Polifemo e Galatea, B e S, Galatea dove fuggi? Ah senti, ah lascia
4.1: Andante maestoso(aria, la maggiore, 2/4)
Galatea, S, È ver mi piace
5.1: (recitativo, )
Polifemo, B, A Polifemo in faccia
6.1: Allegro più mosso(duetto, do maggiore, c)
Polifemo e Galatea, S e B, Dal mio sdegno il tuo diletto

Trascrizione del testo poetico

Deh tacete una volta
Garrule Ninfe a che narrarmi ogn’ora
Barbare i torti miei! Qual inumano
Diletto mai nel tormentarmi avete?
Galatea d’Aci è amante il so; tacete
Ma l’empia del mio duolo
Non riderà gran tempo eccola oh Dei!
Quel volto sì m’alletta
Ch’io mi scordo l’offesa e la vendetta.

Mio cor tu prendi a scherno
E folgori e procelle
E poi due luci belle
Ti fanno palpitar.
Qual nuovo moto interno
Prendi da quel sembiante!
Quei non usati incanti
Ti insegnano a tremar?

Galatea dove fuggi? Ah senti, ah lascia
Quell’onde amare. E qual piacer ritrovi
Tra procellosi flutti
Sempre a guizzar?La tua beltà non merta
Di nascondersi al sol. Ne temi forse
Gli ardenti raggi?All’ombra mia potrai
Posar sicura. Io lusingar col canto
Voglio i tuoi sonni; e se d’amor non soffre
Ch’io ti parli, oh tiranna, il tuo rigore
Il giuro a te non parlerò d’amore.
Ma qual beltà pretendi
Ch’ami in te Galatea?Quel vasto ciglio
Che t’ingombra la fronte?
Quelle rivali al monte
Selvose spalle? Il rabuffato crine,
L’ispido mento, o la terribil voce
Ch’io distinguer non so se mugge o tuona
Che fa tremar quando d’Amor ragiona?
Ah ingrata! Agli occhi tuoi
Meno orribil sarei se nel pensiero
Aci ogn’or non avessi.
È vero, è vero.

È ver mi piace
Quel volto amato
Ad altra face
Non arderò.
Purchè il mio bene
Non trovi ingrato
Mai di catene
Non cangerò.

A Polifemo in faccia
Parli o stolta così! Vantarmi ardisci
Dunque il rival? Sai che un offeso amore
Furor si fa? Che mal sicuro asilo
È il mar per te?Che svelta
Dalle radici sue l’Etna fumante
Rivolterò? Che opprimerò s’io voglio
Fra quelle vie profonde
E Teti e Dori e quanti numi han l’onde?
Trema per Aci, ingrata,
Trema ingrata per te. S’ei più ritorna
Teco a scherzar sul lido
Del mio furor.
Del tuo furor mi rido.

Dal mio sdegno il tuo diletto
Dove mai fuggir potrà?
Nel mio seno avrà ricetto
Ed amor l’assisterà.
E il mio duol?Le mie querele?
Non mi muovono a pietà.
Col mostrarti a me/lui crudele
Tu m’insegni crudeltà.
Credi a me cangia consiglio
Mancherà/ Crescerà nel suo periglio
La tua/mia stolta/bella fedeltà.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-MC - Montecassino - Biblioteca dell'Abbazia
collocazione 1B.6/7.8

Scheda a cura di Raffaella Barbetti
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