Scheda n. 8400

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640-1690

Titolo

Carlo del Violino / Ferma il piè

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Caproli, Carlo (1614-1668)
autore del testo per musica: Monesio, Pietro Giovanni (?-1684)

Fa parte di

Pubblicazione

[Napoli : copia, 1640-1690]

Descrizione fisica

C. 73-88v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, mi minore, c)
Ferma il piè, taci e ascolta
2.1: (aria, 3)
Chi dà fede a donna mendace,
3.1: (aria, mi minore, 3)
Lo sperar che donna bella
4.1: (aria, mi minore, 3)
Quando al mondo la donna nasce
5.1: (aria, mi minore, 3)
Onde all’ora per non mirare

Trascrizione del testo poetico

Ferma il piè, taci e ascolta
Perfida ingannatrice
Ciò che un’alma tradita ora a te dice;
Senti, crudel, deh senti
I rimproveri tuoi ne’ miei lamenti.
Adorator di tue bellezze rare
Al sol degl’occhi tuoi più voti offersi,
E più sospir dispersi,
Che sovra egizio altare
Giammai porger non suole
Il popolo del Nilo incensi al sole;
E idolatra fedel de’ tuoi bei rai,
L’anima ti donai,
Ti diedi il core, e consagrai la fè;
E poi tradirmi eh?
Non ti sovviene, infida,
Quand’io per darti saggio
Del mio fido servaggio,
Mentre Sirio infocato in cielo ardea,
Nel più acceso meriggio a te correa?
Non ti rammenti, ingrata,
Quando con fier sembiante
Movea guerra a le nubi il ciel tonante,
Ch’io per veder’un lampo
Degli occhi tuoi lucenti,
Trascurando lo scampo
Dai fulmini cadenti,
Più d’un fulmin correvo a te volante?
Di quante volte e quante
Nel più tacito orror di notte oscura,
Mentre ogn’altro dormiva, io vigilante
A l’amate tue mura
Solo per dirti, addio, rivolsi il piè?
E poi tradirmi eh?
Dillo, dillo spergiura
Quante volte giurasti
Di ristorar la mia cocente arsura,
E poscia m’ingannasti?
E all’or quando mirasti
Tra torbide procelle
Di lagrimosi fiumi
Naufragate i miei lumi,
Tu giurando a le stelle
Promettevi al mio cor grata mercè.
E poi tradirmi eh?
Non vedi, empia, non vedi,
Che con accesi e infocati accenti
Parlano sul tuo volto i tradimenti?
Ma ben puote un rimprovero verace
Con color fiammeggiante
Pingere i falli tuoi nel tuo sembiante
Che nel tuo cor fallace,
Dove alberga la frode, e ‘l tradimento,
Mai non potrà scolpire un pentimento;
Donna, che avvezza fu sempre a tradire,
Arrossir si potrà, ma non pentire.

Chi dà fede a donna mendace,
Che non serba fermezza alcuna,
Crede immoto il corso fugace
De la rota de la fortuna.

Lo sperar che donna bella
Serbi mai costanza in amore
E’ l’intesso ch’a lucida stella
Chieder nubi di fosco horrore.

Quando al mondo la Donna nasce,
Se lampeggia in lei la beltà,
Pria la cinge l’infedeltà,
E la stringono poi le fasce.

Onde all’ora per non mirare
Le sue luci di fede avare,
Che il tradire han sol per usanza,
Mille miglia lontan va la costanza.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.4.15 (olim Arie. 45).9

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
Ultima modifica: