Scheda n. 8034

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1640 e il 1660

Titolo

Mostro con l’ali nere

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Rossi, Luigi (1597-1653)
autore del testo per musica: Della Corgna, Fabio (1600-1643)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 55r-60v ; iniziale ornata

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Caluori 1981: p. 69, n. 119

Descrizione analitica

1.1: (recitativo e aria, la minore, c/, 3)
Mostro con l’ali nere
2.1: (recitativo, la minore, c)
Disse à che più languir
3.1: (recitativo-arioso, la minore, c)
Anzi e nel dir cosi
4.1: (recitativo-arioso, mi minore, c, 3/4)
Ciò detto ecco vegg’io Clori
5.1: (recitativo, mi minore, c)
Quel magico talento
6.1: (recitativo-arioso, re maggiore, c)
Vinto à piedi
7.1: (recitativo, do maggiore, c)
Al suon di queste voci
8.1: (aria, la minore, c)
Ahi che tormento

Trascrizione del testo poetico

Mostro con l’ali nere
Col crin di serpi e con le man di gielo
Uscito dall’Inferno
Ottenebrando il bel splendor del cielo
Sovra di me volò
L’infauste labra aprì
La voce che n’uscì
Trafiggendomi il cor s’articolò.

Disse a che più languir misero amante
Come non vedi homai
Che tradisce tua fé l’infida Clori;
Tu che d’amor conosci
Ogn’oggetto, ogni forma, ogni sembiante
No’l vedesti l’altr’hier negl’occhi suoi
Lusinghiero volante
All’hor ch’ad onta della fiamma ond’ardi
Nel volto a Coridon fissò gli sguardi
Ma che più l’empia mano
Fiori non gli donò
Pur lo vedesti tu
Pur il tuo cor lo sa
Che serpe vi mirò d’infedeltà.

Anzi e nel dir così scotendo il crine
Vibrò le serpi e dibattendo l’ali
Mi coprì con la destra il core oppresso
Fé il volto horrendo e in suon mesto e feroce,
Gonfiò le fauci e intumidì la voce.
Anzi disse sovvenga
Al tuo pensier tradito
Che l’altr’hier ne lo speco
Ch’a Venere dicò l’antica gente
Coridone entrò seco
Ove forse la rea
Si mostrò nuova Dido al nuovo Enea.
Miri, miri, l’Arcadia
Trafitta homai lo scelerato petto
Dell’empia traditrice
Qual già mirò Cartago
De la Regina sua l’aperte vene
Quanto più si conviene
A costei che a colei perder la vita
Ingannata fu quella e questa inganna
Traditrice costei colei tradita
Quella Regina fu questa tiranna.

Ciò detto ecco vegg’io
Clori venir ver me
Coperta il vago piè d’argentea spoglia
Era disciolto all’aure il crin dorato
E all’aure anco ondeggiava
Ricca sidonea veste
E sotto il lato manco
Otioso pendea l’arco dal fianco
Fatto ardito il mio core
Dal consiglier gelato
Fe’ ch’io sciolta ver lei l’irata lingua
Con interrotto suono
Espressi i miei dolori
Sua fede infida et i traditi amori
Ella poscia che udì sorrise e disse
No, Aminta non è ver, e mi baciò.

Ahi ch’io mutai pensiero
La gelosia fuggì
Quel riso m’invaghì
Quel bacio m’incantò
E invaghito e incantato
Io mi credei quel no.

Qual magico talento
Dieder le stelle a femminil bellezza.

Vinto a’ pied’io le caddi,
E dissi amata Clori
Ogni voler ti cedo,
E se tradito m’hai, perdon ti chiedo.

Al suon di queste voci innamorate
E tenere battendo ali d’argento
Venne il fanciul di Venere, e disse:
Ahi che tormento,
Che pena e che dolore,
È pugnar con amor seguendo Amore.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

F-Pn - Paris - Bibliothèque Nationale de France
collocazione RES VM7-102-150.9

Scheda a cura di Sébastien Guillot-Genton
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