Scheda n. 6948

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1750

Titolo

Porpora | “Questa dunque è la selva” cantate || Cantata del Sig.r | Nicolò Porpora

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Porpora, Nicola (1686-1768)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1700-1750]

Descrizione fisica

1 partitura (12 p.) ; 215 x 300 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

La numerazione originale è in carte (c. 36-41); la nuova numerazione è in pagine (p. 1-12) e presenta il numero solo nelle pagine dispari. La corretta segnatura del manoscritto è B-Bc 658, tuttavia sul frontespizio è riportata l’indicazione [B-Bc] Litt. F, n° 658 MS M.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Sutton 1974: scheda n. 96, pp. 224-225

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Questa dunque è la selva
2.1: A tempo giusto(aria, sol minore, 6/8)
Care piante, amato rivo [breve introduzione strumentale]
3.1: (recitativo, c)
Ahi memoria dolente
4.1: Allegro(aria, si♭ maggiore, c)
Vorrei tanto vigor

Trascrizione del testo poetico

Questa dunque è la selva
Ove Aminta ingrato
Mi giurò pura fede, amor costante
Queste sono le piante
Questi i fior, quest’il prato
Che vedevo e ascoltavo
I suoi mesti sospiri e ‘l pianto amaro
Qui tra le molli erbette
Presso del chiaro rio
Mi diceva: “Cor mio”
Qui stanco la sua fronte
Si bagnava in quel fonte
E in questi cari accenti
Spiegava il suo martoro
Anima mia per te languisco e moro
Qui pianse, qui languì, qui cadde e svenne
Poi sospirando con acuto strale
In queste piante i nostri amori incise
E il cor da questo sen svelse e divise.

Care piante, amato rivo
Dov’è Aminta l’amor mio
Che m’accese, mi ferì,
Poi crudel m’abbandonò
Qui mi disse bella Nice
Io con te sarò fedele
Quivi pianse e qui languì
E di fe’ poi mi mancò.

Ahi memoria dolente
Fuggi dalla mia mente
Sparite da questi occhi
Fior frondi erbe ruscello e fonte e speco
E sol vengano meco
L’orror della sua colpa
I spergiuri, l’inganni, i tradimenti
Vengan tutte le furie a’ suoi tormenti
Si tradisca l’iniquo e s’abbandoni
Si trafigga, s’uccida e pera e mora
Forsennata che dissi? Io l’amo ancora.
Perdonami ben mio, t’amo, che dico?
Voglio stranarti [strapparti] il core
T’odio, fuggo, t’abborro
Cagion del mio languir, del mio dolore.

Vorrei tanto vigor,
Che ti potessi almen
Strappare il cor dal sen
No, no, no che deliro
Torna all’antico Amor
Da’ pace al mio martir
E sia del tuo fallir pena un sospiro.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

B-Bc - Bruxelles - Conservatoire Royal, Bibliothèque
collocazione 658

Scheda a cura di Giacomo Sances
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