Scheda n. 6601

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1660-1700

Titolo

Del S.r Leonardo Nicodemo

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Nicodemo, Leonardo (sec. 17°)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1660-1700]

Descrizione fisica

C. 91-99

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, do maggiore, c)
Dall’eolie caverne scatenati
2.1: (aria, mi minore, c)
Cieli voi se pur d’Amore
2.2: (aria, c)
Acque voi se pur ricetto
3.1: (recitativo, c)
Dunque per mio dolor non son bastanti
4.1: (aria, sol maggiore, c)
Giove tu s’hai già provato
4.2: (aria, sol maggiore, c)
Borea tu d’Oritia bella
5.1: (recitativo-arioso, c)
Ma con chi parlo ahimè chi mi risponde?
6.1: (aria, do maggiore, 3/8)
Me infelice all’incendio d’Amore
6.2: (aria, do minore, 3/8)
Già la face di là mi fa segno
7.1: (recitativo, la minore, c)
Venti, mar, tuoni piogge io stimo poco
8.1: (aria, c)
Così diss’e tra l’ond’ei si buttò
9.1: Largo(aria cavata, do maggiore, 3/2)
L’urn’a un fido Amatore aprì fortuna

Trascrizione del testo poetico

Dall’eolie caverne scatenati
Aquilon e Borea e Coro
S’azzuffavano irati
E di furore armati
Urtavansi fra loro et al rimbombo
Al fragor di quel pugnare
Strideva l’aria e mormorava il mare
Quando dell’Hellesponto in su l’arene
L’infelice Leandro
Numerando sue pene
Che notando solea dall’onde salse
Far nel mare d’Amor dolce tragitto
Fra due tempeste afflitto
E del coe e del mare
Mentre sconvolto il mar il ciel vedea
Volto al mar volto al ciel così dicea:

Cieli voi se pur d’Amore
All’impero soggiacete.
Più tempeste ah non movete
Che pur troppo’io l’ho nel core
2.a
Acque voi se pur ricetto
Di Cupido al foco date
L’ire i fremiti fermate
Che maggiori io l’ho nel petto.

Dunque per mio dolor non son bastanti
E venti de’ sospir l’acque de’ pianti.

Giove tu s’hai già provato
L’amorosa crudeltà
Ferma arresta il braccio irato
Non tonare ahi per pietà.
2.a
Borea tu d’Oritia bella
Se il fulgor schiavo ti fé
Frena cessa la porcella
Non soffiare ahi per mercè.

Ma con chi parlo ahimè chi mi risponde?
Tuona il ciel soffia il vento e fremon l’onde.

Me infelice all’incendio d’Amore
Che strugge il mio core
Resister non so.
Priva d’Hero quest’alma smarrita
Restare più in vita
Non deve né può.

Già la face di là mi fa segno
De venti lo sdegno
Stimar non vo’ più
Per godere la luce adorata
Tempest’adirata
Si sprezzi su su.

Venti, mar, tuoni piogge io stimo poco
Tra quest’acque a temprar corra il mio fuoco.

Così diss’e tra l’ond’ei si buttò
Ma da mobili monti
Il misero assalito
Provò che giamai puote un disperato
Cozzar coi monti e contrastar col fato.

E nel medemo [sic] luogo
Ove d’Amor la madre hebbe la cuna.

L’urn’a un fido Amatore aprì fortuna.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione Cantate 50 olim 33.5.38 deinde Arie 63.12

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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