Scheda n. 6424

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1700 e il 1710

Titolo

Esagerationi d’Eurilla / Cantata à Voce Sola del sig.r Aless.o Scarlatti

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)
autore del testo per musica: Paglia Francesco Maria

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 18/i]

Descrizione fisica

15 c. ; 195x266 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Per l’attribuzione del testo poetico a Francesco Maria Paglia cfr. I-Rvat, vat. lat. 10204

Titolo uniforme

Sedeva Eurilla un giorno. Cantata, Esagerationi d' Eurilla

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Hanley 1963: p. 448, n. 651
Maccavino 1990: pp. 99-100, n. 5

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, mi minore, c)
S, Sedeva Eurilla un giorno
2.1: (aria, mi minore, c)
S, Se tù reggi con libero impero
2.2: (aria, mi minore, c)
S, Un pensier che non hà del divino
3.1: (recitativo-arioso, c)
S, E' un momento di gioire
4.1: Stretto(aria, mi minore, c)
S, A' chi sempre hà da penare
4.2: (aria, mi minore, c)
S, A un labro inaridito
5.1: (recitativo, c)
S, Sì sì sì sì ch'io no, posso

Trascrizione del testo poetico

Sedeva Eurilla un giorno
presso alle belle sponde
D’un rio che nel camin cresceva in fiume
Ivi il platano il faggio
Ombre faceano all’onde
In faccia di colui che vibra il raggio
Ella un tempo le luci
tacita al Cielo affisse
Poi chiamando il destin così gli disse:

Se tu reggi con libero impero
Le speranze dell’orbe creato
O il nome del Fato
Per me non è vero
O sei sfinge col nome di fato

Un pensier che non ha del divino
Le tue norme già mai non intende
Se sono vicende
Non hanno destino
S’è destino non hà le vicende

E’ un momento il gioire
son secoli gli affanni
doppo un lampo di bene
fulmine sempre vien d’atroci pene
queste nò son vicende
ma effimera lusinga
che con incerti eventi
non dissipa già mai cambia i tormenti

A chi sempre hà dà penare
è sventura e non conforto
il dar loco allo sperar
Come appunto in mezzo al mare
additare à un legno il porto
è poi farlo naufragar

A un labro inaridito
è martirio è non piacere
d’un ruscello il mormorar
Se dell’acque al dolce invito
quando poi s’appressa à bere
vede il vino al lontanar

Sì sì sì ch’io nò posso
cangiar la spoglia frale
voi con lucide frodi e chiari inganni
per mè vi mascherate astri tiranni

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-PLcon - Palermo - Biblioteca del Conservatorio di Musica "Vincenzo Bellini"
fondo Pisani
collocazione Arm. I Pis. 9.5

Scheda a cura di Veronica Cimino
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