Scheda n. 637

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1710-1750

Titolo

del Sign. / Cesarini

Presentazione

Non applicabile

Legami a persone

compositore: Cesarini, Carlo Francesco (c1665- dopo il 2.9.1741)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1710-1750]

Descrizione fisica

3 c.

Filigrana

Non rilevata

Note

Fascicolo sciolto legato con spago; tit. dall’intitolazione a c. 1r; sopra al tit. si intravede una scritta rifilata, prob. "2/3"; a sinistra del tit. è scritto da mano coeva (diversa dal copista della cantata): "53.II"; num. delle p. moderna a matita; nel quinto verso del secondo recitativo, prima della parola "monte" si legge, cancellata, la parola "cielo"; nella descr. analitica 2.1 è in 6/8 mentre l’originale riporta 3/8

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Cintia soccorso aita
%C-1$xFC@c ''4C8'A''EC-E/'BB-''FxED'B/
2.1: (aria, la maggiore, 6/8)
S, Io son quella che trafissi
%C-1$xFCG@6/8 '4E8F{D'B}''E/{C'A}''D{'BxG}''C/
3.1: (recitativo, c)
S, Io non intendo come o Dea dei boschi
%C-1$xFC@c 4-''8C6'AxG4.A8A/''4.F8D-DCD/
4.1: (aria, si minore, 12/8)
S, Ch’io viva senza te
%C-1$xFC@12/8 =3/4-8---'F4B8''C4D8C/4.'B8--A4A8G''4E'8G/
5.1: (recitativo, c)
S, E tu diva perdona
%C-1$xFC@c 4-8'A''DD'A-''F/'xAA-''EE'xAB''C/
6.1: (aria, la maggiore, c)
S, Ancor io la spoglia frale
%C-1$xFC@c =4/2-4-'8AE/AB''CDE'EFxG/
7.1: (recitativo, c)
S, Sì disse e preso un telo
%C-1$xFC@c ''8-EE'B-BB''C/'AA-A''C'AxGF/

Trascrizione del testo poetico

Cintia soccorso aita,
Vacilla il piede
Che mi sostiene in vita.
Ahimè, ch’io mi credea con questo strale
Haver fatto cader a pieno esangue
Qual terribil cignale,
Spavento delle selve orror del prato,
Ed oh barbaro fato
Giace trafitto Eurillo e versa il sangue.

Io son quella che trafissi
Il mio cor, la vita mia.
Stelle, cieli, numi, abissi
Quest’è troppa tirannia.

Io non intendo come, o Dea dei boschi,
A me che ti sacrai tutta me stessa
Tal fallo, tal sventura hebbi permessa.
Ritorni Pluto e con orrendo scempio
Precipiti dal monte
In tempesta di pietre, altari e tempio,
E ti chiuda per sempre in Flegetonte.
Ma dove, ahimè, Dorisbe empia trascorsi
Lingua bestemmiatrice e che pretendi
La colpa della man, la mano emendi.

Ch’io viva senza te
Mio bene adorato
Possibil non è,
Non sarà possibil.
Ad onta del fato
Dorisbe morrà.

E tu, diva, perdona
Al labro mentitore
Che se fallì la lingua è puro il core;
Tu sai pur la possanza
In cui l’alme rapisce il Dio di Gnido
Se per seguir d’un pastorello l’orme
Lasciasti sino il ciel, o Dea triforme.

Ancor io la spoglia frale
Qua giù in terra lascierò,
Perché almen fatta immortale
Ad Eurillo m’unirò.

Sì disse e preso un telo
Trafiggersi volea per gire al cielo,
Ma quasi havesser posto al piè le penne
Accorsero le ninfe ed ella svenne.

Risorse online

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

S-Uu - Uppsala - Uppsala universitetsbibliotek
collocazione Vok.Mus.Hs 53:11

Scheda a cura di Giacomo Sciommeri
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