Scheda n. 6297

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1750-1831

Titolo

Del Sig.r Aless.o Stradella

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Stradella, Alessandro (1639-1682)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 18° sec.]

Descrizione fisica

PP. 65-86

Filigrana

Filigrana costituita dalle lettere FP (Rilevata alle pagine 66, 70, 78, 86 )

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, mi minore, c)
L'anima incenerita
2.1: (aria, mi minore, c)
Qual nel Lido Acheronteo
2.2: (aria, c)
Con severa tirannia
3.1: (recitativo, c)
Ma qual vil codardìa
4.1: (aria, do maggiore, 3/2)
Nò, nò, Vero non fia
5.1: (aria, do maggiore, 3/8)
Il Sagittario figlio di Venere
5.2: (aria, do maggiore, c)
Figlio implacabile
6.1: (recitativo, c)
Ma chi sa se gradite
7.1: (aria, do maggiore, c)
Farsi vittima al rigor
8.1: (recitativo, la minore, c)
Farsi scopo all'empietà
9.1: (aria, la minore, 3/8)
È trionfo il soffrir

Trascrizione del testo poetico

L’anima incenerita
Ai rai del mio bel sole
Fulminata si duole,
Né ritrova all’ardor scampo né aita,
Che Lauro difensore
Non han gl’amanti al fulminar d’amore.

Qual nel lido Acheronteo
Mesto Orfeo preda d’amor
Fo canoro il pianto mio
E pietà dal cieco Dio
Non impetra la mia cetra
Flagellata dal dolor.
Con severa tirannia
L’alma mia ciglio crudel
Fa bersaglio alle saette
E un momento non permette
Ch’io respiri tra i martiri.
Crudo fato, iniquo ciel.

Ma qual vil codardia
Le glorie oscura
Alla mia fé costante
Mi sgomentan l’arsure
E sono amante.

Nò, nò, vero non fia
Che mal nato timor l’alma debelli.
Si, si, luci adorate,
Ferite, saettate,
Piovete sul mio seno i mongibelli,
Grandinate per me strali d’ardore,
Ch’a un diluvio di fiamme offro il mio core.

Il Sagittario figlio di Venere
Strali ardentissimi vibri al mio sen
Che fia mio svario converso in cenere
Tra incendi asprissimi di venir men
Figlio implacabile,
Piaga soffribile
M’apra nell’anima senza pietà,
Che caro e amabile
È il duol terribile
Che mi disanima per tua beltà.

Ma chi sa se gradite
A due begl’occhi alteri
Siano le fiamme ambite
E riportan mercè
Tra li stratii sì fieri.

Farsi vittima al rigor,
Senza speme di goder
È un delirio del pensier,
È dell’alma un folle error.

Farsi scopo all’empietà,
Senza speme di mercè
Ma che dico? È viltà
Di lingua troppo avara
Chieder mercè per servitù si cara
Di spontaneo servaggio.
È trionfo il soffrire, premio l’oltraggio.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-PLcon - Palermo - Biblioteca del Conservatorio di Musica "Vincenzo Bellini"
fondo Pisani
collocazione Arm.I Pis.4.4

Scheda a cura di Giuseppe Migliore
Ultima modifica: