Scheda n. 5601

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1794

Titolo

Cantata Origle a 3. Pel fausto ritorno del Sig.r D: Gaetano Pegnalver 1794 / Poesia del Sig:r D. Mario Pagano ; Musica del Sig.r D: Giuseppe Sigismondo

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Sigismondo, Giuseppe (1739-1826)
autore del testo per musica: Pagano, Mario
dedicatario: Pegnalver, Gaetano (fl. 1793-1815)
interprete: Pegnalver, Marina
interprete: Pegnalver, Peppina
interprete: Imbimbo, Emanuele (1756-1839)

Fa parte di

Pubblicazione

[Napoli : autografo, 1794]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 99-136) ; 215x285 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Autori, interpreti e trascrizione del testo alle c. 95-98. - Il testo manoscritto e le informazioni su autori e interpreti precedono, nel manoscritto, la partitura della stessa cantata; a c. 136v: "Fine del Terzetto e della Cantata 23: Gennaro 1794"; questa cantata è la sesta del volume il cui frontespizio e indice (Cantate ed arie di D. Giuseppe Sigismondo Dilettante. Libro I) è a carta 19r; questo corrisponde al manoscritto numero 833 della collezione di Giuseppe Sigismondo, acquisita dalla biblioteca alla sua morte; la cantata, secondo quanto scritto a carta 19r è "a 3 Due Soprani e Tenore per Fausto Ritorno di D. Gaetano Pegnalver in Napoli dall’assedio di Tolone nel 1794 Poesia di D. Mario pagano. Cantato dalle due sue figlie D. Marina, e D. Peppina, e D. Emmanuele Imbimbo con tutti Istrumenti"; nonostante faccia parte del manoscritto numero 833, sulla partitura vi è il numero 471, corrispondente alla cantata dedicata a San Gaetano; un’inesatta legatura del manoscritto ha comportato irregolarità nella struttura della cantata: le carte numerate 127-130 avrebbero dovuto essere posizionate tra le carte 134 e 135.

Titolo uniforme

Organico

2 soprani, tenore, 2 oboi, 2 corni, 2 violini, viola e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: Allegro(introduzione strumentale, si♭ maggiore, c)
2.1: (recitativo, c)
Son dunque nata a sospirar? Non mai
3.1: Allegro(aria, do maggiore, c)
Palpitar mi sento il core.
4.1: (recitativo, c)
Dove rapita sei
5.1: Grazioso(aria, sol maggiore, 3/4)
Dolce è il narrar le pene

Trascrizione del testo poetico

[Eumele]
Son dunque nata a sospirar? Non mai
Un sol momento di piacer sincero
Sinor, oh Dio, provai?
Ah dolce Padre amato!
Eri tu solo il mio conforto, in tante
Amare pene, a che mi serba il fato;
E tal contento ancor mi vien negato!
[Elpina]
Eumele mia, perché ti fai diletto
Di tormentar te stessa?
E’ salvo, è salvo il caro
Il Genitor diletto.
[Eumele]
Ma non lo vedo ancor... [Elpina] Non è lontano.
Amico vento le spiegate vele
Gonfia di già. La sospirata prora
Forse già mira le felici sponde
Del mar Sebezio. Lo vedrem tra poco:
Deh ti consola: alla ragion dà loco.
[Eumele]
Tranquilla io non sarò, se non mi vedo
Tra quelle braccia amate;
Se le sue care gote
Dalle legrime mie non son bagnate.
[Elpina]
Ma il periglio cessò... [Eumele] Ne temo ancora
Temo l’ira del mar: penso al passato
Affanno, al suo disaggio:
E vuoi, che sia tranquilla l’alma mia?
Oh Dio! L’orrenda scena alla mia mente
Ognor si fà presente:
Ingombra io veggio d’infocate palle
L’aria d’intorno: di mirar mi sembra
Una pioggia cader di ardenti fiamme:
Odo il ferale orribile rimbombo
De’ strumenti di morte:
E vedo ancor torrenti
Scorrer di sangue, ed inondare i colli:
Trema la terra, il mar ribolle, il cielo
Si copre il volto d’un funesto velo.

Palpitar mi sento il core.
Giusto Ciel nel gran cimento,
Cento spade io veggo e cento
D’ogn’intorno balenar.
Il mio caro Genitore
Dei pietosi a me serbate!
E il mio sangue se bramate
Io son pronta di versar.

[Elpina]
Dove rapita sei
Dal tuo fervente immaginar, sorella.
Non figurar più mali:
Calmata è la procella; è il Ciel sereno.
Il genitore, è vero,
Tra gran perigli si trovò, ma intanto
E’ salvo; è tempo d’asciugare il pianto.

Dolce è il narrar le pene
Che il nostro cor soffrì:
Per noi diventa bene
Il male che svanì.

[Eumele]
Ah! Non sperar, sorella,
Che faccia col mio cor tregua l’affanno,
Se non riveggo il padre,
E non tergo il sudor dalla sua fronte:
Se de’ travagli suoi
Ne’ miei teneri baci
Ei non trovi ristoro,
Non avrà fine il mio crudel martoro.
Il core in sen mi dice,
Che non sarò felice:
Mille figura il mio pensier perigli.
Il Genitor.... [Filandro, e dette] E’ giunto.
[Eumele]
Che dici? [Elpina] Forse me lusinghi? [Filando] E’ giunto.
Io stesso il vidi, e sul guerriero legno
Ei d’amistà mi diè l’usato pegno.
Fra poco Voi lo stringerete al seno:
La tempesta cangiossi in dì sereno.

[Eumene]
QUal torrente di gioia m’inonda!
Questo core, che balza nel sen.
[Elpina]
Già la nave lambisce la sponda
Che m’arreca l’amato mio ben.
[Filando]
Fé ritorno l’amico fedele
Il buon padre, l’amico tornò.

[a 3]
Non più pianti, sospiri e querele
Il funesto mio fato cangiò.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione Cantate 294 (=25.1.4; =20.2.3).7

Scheda a cura di Giulia Giovani
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