Scheda n. 4616

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1760 e il 1790

Titolo

Cantata 23.a / [Alessandro Scarlatti]

Presentazione

Spartito

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)
possessore: Cecchini Pacchierotti, Giuseppe (1805-1866)
possessore: Rolandi, Ulderico (1874-1951)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1761-1790]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 77v­‐81r)

Note

La cantata è la ventiquattresima della raccolta manoscritta. Nome dell’autore dal frontespizio dell’intero manoscritto.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Alfin m'ucciderete o miei pensieri
2.1: Andante(aria, do minore, c)
Io morirei contento
3.1: (recitativo, c)
Clori mia Clori bella
4.1: Largo(aria, sol minore, 12/8)
Faria la pena mia pianger i sassi

Trascrizione del testo poetico

Alfin m’ucciderete o miei pensieri
Da me lontana è Clori, Idolo mio
Si rammentasse o Dio
De’ miei costanti amori
Con un sospiro almeno
Figlio del suo bel seno
S’incontrassero almeno i sospir miei
A me che pens’ a lei
E tante volte e tante
Oh se Clori pensasse in quest’istante
Ma chi sa fors’adesso
Raggiono con altrui
Ed in un punto istesso
Ei ferma il guardo in ella ed ella in lui
E chi sa ch’a quest’ora
Già scordata di me non l’ami ancora
Lungi dalla mia mente
Tiranni del mio cor lungi volate
Se voi mi tormentate
Co’ sospetti sì fieri
Alfin m’ucciderete o miei pensieri.

Io morirei contento
Per non penar così,
Ma sol per un momento
Io riveder vorrei
Colei che tolse pria
La pace all’alma mia
E poi da me partì.

Clori mia Clori bella
Ahi quante volte e quante
Ti vo’ cercando in questa parte e quella
In cui l’anima amante
Trovar solea ben spesso
Te che sospira e non ritrova adesso,
Pena ch’in lontananza
Ogn’altra pena avanza
Sai qual’è Clori mia
Dove del mio gran fuoco
Ti ridicea l’ardori
Veder il loco o non vedervi Clori.
Quando poi giunse l’ora
Che per conforto mio, per mio costume
Venia dal tuo bel lume
L’amato a vagheggiar dolce splendore
Per mia barbara sorte
Quando giungon quell’ore io giungo a morte
Onde con insoffribile martoro
In un istesso dì più volte io moro.

Faria la pena mia piangere i sassi
I mesti sospir miei
Vengono dove sei
E se li sai sentir
M’ascolterai languir dove tu passi.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Vgc - Venezia - Biblioteca della Fondazione "Giorgio Cini"
fondo Rolandi
collocazione senza segnatura.24

Scheda a cura di Giulia Giovani
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