Scheda n. 4131

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1689-1694

Titolo

[Fermatevi, ò bei lumi]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Stradella, Alessandro (1639-1682)

Fa parte di

[12 cantate] (n. 4128/3)

Pubblicazione

Roma : copia, (1689-1694)

Filigrana

Non rilevata

Note

La lettera iniziale è stata tagliata e sostituita poco dopo la stesura del manoscritto come dimostra la grafia coeva della musica nuovamente copiata sul dorso dell’iniziale. Il manoscritto non porta il nome del compositore.

Titolo uniforme

Organico

Contralto e continuo

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (aria, re maggiore, c)
Fermatevi, ò bei lumi
1.2: (aria, re maggiore, c)
Fuggitemi, ò bei lumi
2.1: (recitativo, c)
È d’un cor sventurato
3.1: (arioso, re maggiore, c)
Filli, che ne begl’occhi
4.1: (aria, sol maggiore, 3/8)
Lungi dal mio seno
4.2: (aria, sol maggiore, c)
Fugga dal mio core
5.1: (recitativo, c)
Ma folle, e che vaneggio?
6.1: (aria, re maggiore, 6/8)
Luci vezzose
6.2: (aria, re maggiore, 6/8)
Non mi fuggite

Trascrizione del testo poetico

Fermatevi, ò bei lumi,
Non mi guardate più.
Fatto esangue
Per voi langue
Il mio core,
Che d’Amore
È ridotto in servitù.

Fuggitemi, ò bei lumi,
Non mi guardate, nò.
Se mirate,
M’impiagate,
Ch’ogni sguardo
Fassi un dardo,
Ond’ogn’or trafitto io vò.

È d’un cor sventurato
Troppo misera sorte,
Onde gl’altri han la vita, io n’ho la morte.

Filli, che ne begl’occhi
Tutti del cielo ha trasportato i rai,
Sa di tutto l’Inferno
In un sol guardo epilogare i rai,
Onde s’avvien, che poi
O per ire, o per vezzo ella mi miri,
Mi costa un guardo sol mille martiri.
Tal lieto di mie pene
Con tirannico riso hor gode Amore,
Che con le gioie ancor s’affligge un core.

Lungi dal mio seno
Tuo veleno, ò nudo Arciero.
Se scherzi, tu sferzi,
Se alletti, saetti,
Se ridi, m’uccidi,
E se Amico ti fai, sei più severo.

Fugga dal mio core
Tuo rigore, ò cieco Infante.
Del vago Io m’appago,
Ma presto funesto
Io sento un tormento,
Che all’instabil piacer cangia sembiante.

Ma folle, e che vaneggio?
D’Amor così discorro
Misero e non m’aveggio
In quai deliri, in qual error trascorro?
Amor, deh’, mi perdona!
Errai, ma dell’error fu mio l’affanno,
Io me stesso condanno,
Che per Filli il mio bene
Mi son dolci i dolor, care le pene.
Crescano pur a mille a mille i guai,
Che s’unito ad un guardo
Balenerammi un riso,
Sarà tosto il mio Inferno un Paradiso.

Luci vezzose,
Non mi fuggite!
Sia di morte terribile il gelo,
Ch’il mio Amore temerlo non sa,
E darà propitio il cielo,
Se con voci sol m’uccide
Omicide, a me gradite.

Non mi fuggite,
Luci vezzose!
Se d’Amore propitia la sorte
Per voi sole morire mi fa,
Mi sarà vital’ la morte,
Che per causa così bella
La mia stella a me dispose.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

GB-Lbl - London - British Library
collocazione Add.24311.3

Scheda a cura di Berthold Over
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