Scheda n. 3728

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1667

Titolo

Troppo oppressa dal sonno

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Stradella, Alessandro (1639-1682)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 17/s]

Descrizione fisica

C. 29-36v

Filigrana

Non rilevata

Note

Per attribuzione autore cfr. bibliografia. - In testa: "Basso solo".

Titolo uniforme

Organico

Basso e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
B, Troppo oppressa dal sonno
%F-4$bB@c 4,C8CC4F8FE/4GG8-6GA8B6BA/
2.1: (fa maggiore, c)
B, Oh Dio come ad una ad una
%F-4$bB@c 4-8'C,AB6B'D8C6C,B/8AF
3.1: (aria, fa maggiore, c)
Come fia ch’il ciel consente
4.1: (aria, fa maggiore, 3/2)
Che speranze ha di sperare
5.1: (arioso, c)
Una cieca deità
6.1: (aria, sol minore, 3/2)
Ah non tutto è vanità
7.1: (aria, sol minore, 3/2)
Mio cor non pianger più
8.1: (aria, sol minore, 6/8)
Credilo a me
9.1: (c)
Sai chi le forze uccide
10.1: (aria, la maggiore, c)
La fortuna è un sogno è un nulla
11.1: (recitativo-arioso, fa maggiore, c)
Così il saggio Dorillo

Trascrizione del testo poetico

Troppo oppressa dal sonno
Nel suo letto di fior l’Alba dormiva,
E per le vie dell’ombre
Più che mai pigro Arturo
Involava del di’ l’hore più belle.
A si’ lunghe dimore impaziente
Un [?] animo agitato
Da mille cure e mille decorsi in ciel
S’affisse, e mentre nel mar vedea
Precipitar le stelle
Contemplando il suo fato
Sospirava così lo sventurato:

“Oh Dio come ad una ad una
Par ch’in mar volin le stelle,
Con vicende così belle
A trovar l’empia fortuna.

Come fia ch’il ciel consente
Che da cieco e sordo nume
Con si’ barbaro costume
Sia tradito un innocente.

Che speranze ha di sperare
Un che nasce senza sorte
Sue speranze son assorte
Di fortuna in mezzo al mare.

Una cieca deità
Incostante al par dell’onde.

Ah non tutto è vanità.

Mio cor non pianger più
Ma pensa pure
Che i tuoi tormenti
Che il duol che senti
Sono sventure
Perché vuoi tu.
Mio cor non pianger più.

Credilo a me
Se a tutte l’hore
Sei miserabile
Se il tuo dolore
È insoprtabile
Nasce da te.
Credilo a me.

Sai chi le forze uccide
Di nemico destin chi se ne ride.

La fortuna è un sogno è un nulla
Ma nel mar di questa vita
I deliri di chi dorme
Par che l’habbin travestita.
Nuovo Proteo in mille forme
Chi fra l’ombre si trastulla.
La fortuna è un sogno è un nulla.
Ma chi fugge quel letargo
Ch’ogni senso tiene oppresso
Alla fin diventa un Argo
E s’avvede ch’egli stesso
Presta a le sue sventure e tomba e culla.
La fortuna è un sogno è un nulla.”

Così il saggio Dorillo
I suoi pensieri e le sue cure acquieta
E mentre il sol dal Cielo
Con flagello di rai discaccia ogn’ombra
Ei dal suo petto ogni dolor disgombra.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-MOe - Modena - Biblioteca Estense e Universitaria
collocazione Mus.F.1382.6

Scheda a cura di Licia Sirch
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