Scheda n. 1565

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1705-1715

Titolo

Cantata VII. / [Alessandro Scarlatti]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)

Pubblicazione

Venezia : copia del copista veneziano Antonio Passarini, (1705-1715)

Descrizione fisica

1 partitura

Filigrana

Note

La composizione è anonima nel manoscritto, ma può essere attribuita ad Alessandro Scarlatti. Il manoscritto proviene dalla collezione musicale dell’elettrice Therese Kunigunde di Baviera (nota "T.C." = Thérèse Cunégonde o altro sulla prima pagina musicale), esiliata a Venezia dal 1705 al 1715.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, la minore, c)
Vorrei, Fille adorato
2.1: Adagio(aria, sol minore, c)
Si per la tua beltà
3.1: (recitativo, re minore, c)
Era libero il core
4.1: Andante(aria, re minore, 12/8)
Da quel dì, ch'io vi mirai
5.1: (recitativo, si♭ maggiore, c)
Già che il perfido fato
6.1: (aria, la minore, 3/8)
Com'io penso ogn'ora a te

Trascrizione del testo poetico

Vorrei, Fille adorato,
Vorrei farti palese
Un fiero e immenso ardore,
Che per te nel mio sen accese Amore.
Non conosco riposo,
Non so, che cosa sia, gioia o contento,
E solo un fier tormento
Affligge l’alma mia
E questo sen vorria
Farti credere almeno,
Ch’ho perso ogni ristoro
E per la tua beltà languisco e moro.

Si per la tua beltà
Quest’alma mia non ha
Pace o ristoro;
E per le tue pupille,
Cara adorata Fille,
penando io moro.

Era libero il core
D’ogni amorosa cura.
E pur per mia sventura
Mi trasse il dio d’amore
A rimirar le vaghe tue pupille,
Che accese di faville
Cercano ogn’or ferir, chi le rimira.
Ond’io, che vagheggiai tuoi lumi belli,
A sì strani flagelli
Resi l’anima esposta
E un guardo sol la libertà mi costa.

Da quel dì, ch’io vi mirai,
Vaghi rai,
Il mio cor languendo va.
E già so, che spero in vano
Di potere
Più godere
La mia cara libertà.

Già che il perfido fato
M’ha condotto a soffrir sorte sì cruda,
Sarebbe assai men dura,
Se una sol volta il dì, idolo amato,
Volgessi il tuo pensiero al mio martire,
Che all’or dolce sarebbe anche il morire.

Com’io penso ogn’ora a te,
Io vorrei, che tu così
Una volta almeno il dì,
Fille mia, pensassi a me.
Così all’ora il tuo pensiero
Incontrandosi col mio
Gli daria raguaglio vero
Di quel cor, ch’il cieco dio
A me tolse e a te lo diè.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-Mbs - Muenchen - Bayerische Staatsbibliothek
collocazione Mus.ms.3189.7

Scheda a cura di Berthold Over
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