Scheda n. 10840

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1640 e il 1660

Titolo

Carissimi [Languia Filen trafitto]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Carissimi, Giacomo (1605-1674)
autore incerto: Rossi (XVII sec.)
autore del testo per musica: Baldini, Sebastiano (1615-1685)

Fa parte di

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 157-170v

Filigrana

Non rilevata

Note

"Carissimi" posto in testa alla composizione da mano recente (ottocentesca?) Attribuito a Luigi Rossi e a Carlo Caproli (cfr. Rose p.184, Affortunato p.326)

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Affortunato 2011: pp. 188-190
Caluori 1981: p. 163 n. 365
Morelli 2000: p. 83 n. 259

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, re minore, c)
Languia Filen trafitto
2.1: Adagio(aria, la minore, 3/2)
Vuole il mio Fato
3.1: (recitativo, c)
Ma se taccio le pene
4.1: (aria, sol minore, 3/2)
Un amante felice sarà
5.1: (recitativo, c)
Sì disse e d’ogn’intorno
6.1: (aria, mi minore, 3/2)
Che giova l’amare
8.1: (recitativo, c)
Chi ferito d’Amor brama mercede
9.1: (aria, 3/2)
Se non dice il suo mal non trova fede

Trascrizione del testo poetico

Languia Filen trafitto
Doleasi incatenato
Su la fronte havea scritto
Io vivo innamorato
Da due luci amorose
Volò lo stral che lo colpì nel core
Con due treccie vezzose
Fabricò le catene industre amore
Ma non poté già mai la lingua ardita
A scoprir le catene e la ferita
Tanto tempo impetrar che a Filli avante
Solo potesse dire io sono amante.

Onde nel fosco
D’antico bosco
Trattosi un dì
Delle sventure sue pianse così.

Ahi qual furor di torbido Pianeta
Là per gl’eterei campi
Fulgoreggiò su la dolente cuna?
Non fia ch’io scampi
L’aspro rigor della natia fortuna
Spero invano trovar chi mi consoli
Altri afflige una stella e me due soli.

Vuole il mio fato
Che innamorato
Di Filli io viva
Ma che descriva
L’interno affanno
Fatto tiranno
Non me’l concede
Indi si vede
Strano portento
Io non posso ridire il mio tormento
Ma se taccio le pene
All’idolo crudel che m’innamora
Su le latine arene
Pure avverrà che disperato io mora
Che nelle vie dell’amoroso corso
Chi non grida pietà non è soccorso.

Io ardo e l’ardor mio si prende a gioco
Il faretrato Arciero
Che cangiando pensiero
Vuol ch’io mi strugga E che nasconda il foco
E che speme da Filli haver presumo
S’ella di tanto ardor non vede il fumo?
Un amante felice sarà
Benché adori una Donna crudele
Ad un’alma costante fedele
Sempre cruda non è la Beltà
Ma palesi la sua servitù
Chi pretende adorando mercè
Bella Donna indovina non è
E di lince non ha la virtù
Hor s’a Filli ch’il cor mi ferì
Non discopro lo stral ch’avventò
Cieco Amor s’avvicina quel dì
Ch’infelice di duol morirò.

Sì disse e d’ogn’intorno
Sorgevan l’ombre che la notte adduce
E con pallida luce
Già nell’estremo mar cadeva il giorno
Dopo breve dimora
Uscì Filen dal bosco
Movendo il piè verso il paterno tetto
E pel sentiero
Che vi trovò col suo pensiero
Così parlò.

Che giova l’amare
Se senza conforto
Il duol che sopporto
Non posso narrare?

Che giova languire
Per vago sembiante
Se misero Amante
Nol posso ridire?

Chi ferito d’Amor brama mercede
Se non dice il suo mal non trova fede.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.4.17 (B) [olim C.I.8B (A.54)].25

Scheda a cura di Cinzia Trabucco
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