Scheda n. 10727

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1640 e il 1660

Titolo

Tra più riposti abissi

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Carissimi, Giacomo (1605-1674)
autore del testo per musica: Balducci, Francesco (1579-1642)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 191-200v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Basso e continuo

Repertori bibliografici

Rose 1965: p. 214, n. 175

Bibliografia

Holzer 1990: p. 104

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Tra più riposti abissi
2.1: (aria, c)
Levate gl’occhi al cielo egri viventi
3.1: (recitativo, c)
Scritti lassù da eterna man vedrete
4.1: (aria, c3/2)
Se lassù nel ciel sereno
4.2: (aria, c3/2)
S’egli è ver che dalle fasce
5.1: (aria, c3/2)
E se’l meschino
5.2: (aria, c3/2)
E se’l meschino
6.1: (aria, c3)
Ahi cielo ahi cielo
7.1: (aria, c3/2)
Frenate i pianti
8.1: (aria, c3)
Notte gelida e serena
9.1: (aria, c)
Tu del sole ai caldi lampi
10.1: (aria, c3)
Deh piovete o stelle amiche
11.1: (aria, c3)
Deh piovete o stelle amiche

Trascrizione del testo poetico

Tra più riposti abissi
Dell’Erebo profondo
Sciolgonsi l’ombre a dar la fuga al giorno
Gia tutta fuor da le tenaree grotte
Sovra carro stellato esce la notte.

Levate gl’occhi al cielo egri viventi
Come la fronte in ciel v’alzò natura
Leggete nelle stelle all’aria oscura
De vostri chiusi fati i dubbi eventi.

Scritti lassù da eterna man vedrete
In caratter di luce afflitti amanti
I vostri brevi risi e lunghi pianti
De cui rivi amor fero ha tanta sete.

Se lassù nel ciel sereno
Scritta a pieno
Fu l’historia de miei danni
Hor ch’in ciel
Si raccende ogni facella
Chi m’addita la mia stella.

S’egli è ver che dalle fasce
Huom che masce
Ha dal ciel sorte o disastro
Di qual astro
Piove ‘l destin ch’a lagrimar m’appella
Chi m’addita la mia stella.

E se’l meschino
Per lungo piangere
Né men può frangere
L’empio destino
Il sospirar il lagrimar che prò?

S’egl’è sì forte
Mia dura sorte
Che vincer non si può
Il sospirar il lagrimar che prò?

Ahi cielo ahi cielo
Notte di pietà rubella
Chi m’addita la mia stella?

Frenate i pianti
Meschini amanti
Ch’a lunghi prieghi
Vien che si pieghi
Duro destino
E spesso i numi
Irati cangiano
I fati e spesso
Il saggio il forte
Fabro a sé stesso
È di beata sorte.
Notte gelida e serena
Che de miseri mortali
L’alma acquieti e sgombri i mali
Mentre i corpi il sonno affrena.
Coi fulgor delle tue stelle
Il pilota apra le vele
Gli dai tu per mar crudele
Approdar le rive belle.

Tu del sole ai caldi lampi
Col tuo giel tempri l’arsura
Tu ristauro di natura
Di rugiade inondi i campi.

Deh piovete o stelle amiche
Sovra noi raggi vitali
Fin per voi s’habbiano i mali
E i travagli e le fatiche
Fin per voi s’habbiano i mali.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

F-Pn - Paris - Bibliothèque Nationale de France
collocazione RES VM7-102-150.50

Scheda a cura di Teresa Gialdroni
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