Scheda n. 9604

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1695-1735

Titolo

Un Amante infelice / Cantata a voce Sola / con V: V: / Del Sig. Giacomo Antonio / perti

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Perti, Giacomo Antonio (1661-1756)

Fa parte di

6 Cantate (n. 9594/6)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1695-1735]

Descrizione fisica

P. 113-157

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano, 2 violini e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Un Amante infelice
2.1: (aria, si minore, c3/4)
Sol ch'io possa co' i sospiri
3.1: (recitativo, c)
Eben d'alta pietade
4.1: (aria, do minore, 3/4)
Sotto calma così bella
5.1: (ritornello, do minore, c3/4)
6.1: (recitativo, c)
Ma folle a che richiedo
7.1: (aria, la minore, c)
Partite dal mio cor
8.1: (recitativo, c)
Ma chi sa che del pari
9.1: (aria, si minore, c)
Benché d'amor ignuda

Trascrizione del testo poetico

Un Amante infelice
Che più non può nel tormentato seno
Il soverchio suo duol tenere a freno
Lasciate alme lasciate
O voi benché crudeli
Pur sempre al mio cor bellezze amate
Lasciate che sfogando in mesti accenti
Trovin qualche sollievo i miei tormenti
Ad un sì fido amore
So ch’il vostro rigore
Questa non niegherà lieve mercede
S’altro al fin che dolersi egli non chiede.

Sol ch’io possa co’ i sospiri
Dar sollievo ai miei martiri
Io non chiedo altra pietà
Ch’il negare il pianto ancora
Ad un’alma che v’adora
Saria troppa crudeltà
Ch’il negare il pianto ancora
Sol ch’io possa co’ i sospiri.

Eben d’alta pietade
Mi diede amore una soave spene
Quel primo dì ch’al core
Dà due luci serene
Splender mi fa così pietoso un guardo
Che dir parea d’amor languisco et ardo
Ma poi ravviso oh Dio
Cangiarsi a danno mio
Quando a temprare i miei tormenti anelo
Pietade in rigor le fiamme in gelo.

Sotto calma così bella
Ria procella
Come mai celar si può
Ah spietate
Splender vidi in voi pietade
E credendo al dolce invito
Poi tradito il cor restò.

Ma folle a che richiedo
Da quel fonte de Rivi il pianto mio
Quando cagion d’ogni mio mal son io
Ben si dovrebbe o cruda ai miei deliri
Ogni pena più acerba
Mentre il mio solo amor ti fa superba
Tu d’un folle rigore
Et io d’un folle amore
Ad un tempo siam rei
E son specchio a i tuoi falli i falli miei.

Partite dal mio cor
D’un così sozzo amor pensieri indegni
Non vi dirò più i miei
Se contro di costei
Tutti non vi cangiate in fieri sdegni.

Ma chi sa che del pari
Qual già d’ogni preghiera
Non vada hor tu d’ogni minaccia altera
Dormi pur fortunata
Tra questi orrori a tua perfidia in seno
Ch’io li miei sogni affreno
E benché io miri in te sì forte orgoglio
Pur desister non voglio
Dal mio primiero amor perché altri intanto
Ammiri in me l’alta costanza il vanto.

Benché d’amor ignuda
Cruda io t’amo ogn’hor
Se priva di speranza
Più bella è la costanza
Più nobile è l’ardor.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

B-Bc - Bruxelles - Conservatoire Royal, Bibliothèque
collocazione 15324.6

Scheda a cura di Margherita Marocco
Ultima modifica: