Scheda n. 888

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1789

Titolo

Il Ciclope | Del Sig.r Abbate Pietro Metastasio | Posto in Musica | Dal Sig.r Bonifacio Asioli | Cantata | A voce di Soprano e Basso

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Asioli, Bonifazio (1769-1832)
autore del testo per musica: Metastasio, Pietro (1698-1782)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1789]

Descrizione fisica

1 partitura (80 c.) ; 270x215 mm

Note

A c. 1v: "Nella Copisteria di Musica di Luigi Castellani alla Strada di Chiaia 99-100 | Primo piano alla Sinistra". Manoscritto proveniente dalla biblioteca del Collegio di San Sebastiano.

Titolo uniforme

Deh tacete una volta. Cantata, Il Ciclope

Organico

Soprano, basso, flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, 2 violini, viola e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Polifemo, B, Deh tacete una volta
2.1: Allegro(aria, mi♭ maggiore, c)
Polifemo, B, Mio cor tu prendi a scherno
3.1: (recitativo, )
Polifemo e Galatea, B e S, Galatea dove fuggi? Ah senti ah lascia
4.1: (aria, la maggiore, 2/4)
Galatea, S, È ver mi piace
5.1: (recitativo, )
Polifemo, B, A Polifemo in faccia
6.1: (duetto, do maggiore, c)
Polifemo e Galatea, B e S, Dal mio sdegno il tuo diletto

Trascrizione del testo poetico

Deh tacete una volta
Guarrule Ninfe a che narrarmi ognora
Barbare i torti miei qual inumano
Diletto mai nel tormentarmi avete
Galatea d’Aci è Amante il so tacete
Ma l’empia del mio duolo
Non riderà gran tempo eccola oh Dei!
Quel volto sì mi alletta
Ch’io mi scordo l’offesa e la vendetta.

Mio cor tu prendi a scherno
E folgori e procelle
E poi due luci belle
Ti fanno palpitar
Qual nuovo moto interno
Prendi da quei sembianti
Quai non usati incanti
T’insegnano a tremar.

Galatea dove fuggi? Ah senti ah lascia
Quell’onde amare oh qual piacer ritrovi,
Tra i procellosi flutti
Sempre a guizzar. La tua beltà non merta
Di nascondersi al sol se temi forse
Gli ardenti raggi all’ombra mia potrai
Posar sicura io lusingar col canto
Voglio i tuoi sonni e se d’amor non soffre,
Ch’io ti parli oh Tiranna il tuo rigore
Il giuro a te,non parlerò d’amore.
Ma qual beltà pretendi
Che ami in te Galatea quel vasto ciglio
Che t’ingombra la fronte
Quelle rivali al monte
Selvose spalle il rabbuffato crine
L’ispido mento o la terribil voce
Ch’io distinguer non so se mugge, o tuona
Che fa tremar quando d’Amor ragiona
Ah ingrata! Agl’occhi tuoi
Meno orribil sarei se nel pensiero
Aci ognor non avessi.
È vero è vero.

È ver mi piace
Quel volto amato
E ad altra face
Non arderò.
Pur che il mio bene
Non trovi ingrato
Mai di catene
Non cangerò.

A Polifemo in faccia
Parli oh stolta così vantarmi ardisci
Dunque il rival! Sai che un offeso amore
furor si fa che mal sicuro asilo
È il mar per te che svelta
Dalle radici sue l’Etna fumante
Rovescerò che opprimerò se io voglio
Fra quelle vie profonde
E Teti e Dori e quanti Numi han l’onde
Tremi per Aci ingrata
Trema ingrata per te s’ei più ritorna
Teco a scherzar sul lido
Del mio furor...
Del tuo furor mi rido.

Dal mio sdegno il tuo diletto
Dove mai fuggir potrà
Nel mio seno avrà ricetto
Ed amor l’assisterà
È il mio duol le mie querele
Non mi muovono a pietà
Col mostrarti a me crudele
Tu m’insegni crudeltà
Credi a me cangia consiglio
Mancherà/ Crescerà nel suo periglio
La tua/mia stolta/bella fedeltà.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione Cantate 13

Scheda a cura di Raffaella Barbetti
Ultima modifica: