Scheda n. 759

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1750-1800

Titolo

[Io che dal cor di Fille]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1750-1800]

Descrizione fisica

C. 17r-21r

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
io che dal cor di Fille
2.1: (aria, la minore, 3/4)
Vorrà ch'io mora la bella ingrata
3.1: (recitativo, c)
Pur se a far che mi creda
4.1: (aria cavata, 4/4)
Questa speranza sola

Trascrizione del testo poetico

Io che dal cor di Fille
Più d’ottener pietà non ho speranza
Col più fedele e più doglioso amante
Or contendar vorrei
D’Amor d’aspro martir d’alta costanza
Già Fille ahi quanto ingrata
Più rigida che mai crudel non crede
Il mio foco il mio duol e la mia fede.

Vorrà ch’io mora La bella ingrata
E forse all’ora
Mi crederà
Allor ch’io mora
Mi crederà.
Ma se ciò fia
Troppo è spietata
Ed è più ria
Del nostro fiero
Di crudeltà.

Pur se a far che mi creda
E a muoverla a pietà morir fia d’uopo
Ad onta d’empia sorte
Lieto m’accingo ad incontrar la morte
Quindi in voi nudi sassi
Alpestri balze e dure
Tronchi annosi antri opachi e selve oscure
Quando priva dell’alma
Vedrassi estinta questa fredda salma
Di mirti ombrosi allor voi la coprite
E alla donna spietata
Poi lagrimando dite
Qui per amor sue nolsi e morto giace
Disprezzato da te Filen costante
Di lui per darle pace
Qualche pietà ti muova ed or che morto
Dar puoi al cener suo un van conforto.

Questa speranza sola
Il mio morir consola e mi dà pace.
Per questa inutile sorte
La cruda acerba morte all’alma piace.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Baf - Bologna - Archivio-Biblioteca dell'Accademia Filarmonica
fondo FA1
collocazione 1417.4

Scheda a cura di Raffaele Deluca
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