Scheda n. 7453

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1727

Titolo

CANTATA XIV. / MEDEA.

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Rolli, Paolo Antonio (1687-1775)

Pubblicazione

Londra : presso Tommaso Edlin, 1727

Descrizione fisica

P. 91-95

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Dunque Giasone ingrato. Cantata, Medea

Trascrizione del testo poetico

Dunque, GIASONE ingrato,
Farti senza periglio
L’alta preda acquistar del Vello d’Oro;
Abbandonare il Regno;
E il german lacerato
Franto gettar per via
Del Padre irato a trattener lo sdegno;
Di PELIA con la morte
L’ucciso vendicar tuo Genitore;
E riporti nel tuo Regno usurpato;
T’an reso traditore?
È ver? GIASONE ingrato?
Non son’io quella istessa
Che di COLCO su’l lido
Accogliesi amoroso?
Non son’io quella istessa
A cui nella FEACIA
Dasti la Fe di Sposo?
Ed or, come, o spergiuro,
Il primo dolce affetto abbandonato:
Volgi ad un altro Oggettom amante il Core?
È ver? rispondi. è ver, GIASONE ingrato?

Non rispondi, e non i guardi,
sì c’è vero, m’abbandoni:
Dimmi, Ingrato, almen, perché.
Non chinare al suolo i guardi,
Dimmi pur ch’io ti perdoni,
O dì almen, che ver non è.

Ma tu parti sdegnoso,
Né vuoi che i miei lamenti
Turbino il nuovo tuo Stato amoroso.
Garzone incauto, arresta il passo, e senti.
Io già so che CREONTE
Re di CORINTO vuole,
Misero! ad onta mia, darti ’n Consorte
GLAUCA sua regia Prole.
Ma tu, non gli dicesti
CH’io son MEDEA? che posso
Fermar de’ fiumi il corso,
Privar di Luce il Sole,
E da i regni di Morte
Chiamar l’Ombre e le Furie in mio soccorso?

Perfido a chi più t’ama,
Lascia il fedel mio sen:
Ma fido a chi ti brama,
Perfido, dille almen,
Che far poss’io.
Perfido, la lor sorte
Dì pur, ch’è in mio poter,
Che in grembo sol di Morte
Pensino d’ottener
Chi già fu mio.

Pur non rispondi, Traditore, e parti.
Va infelice, va in seno
Dell’inesperta sventurata Amante;
Ch’io tutte in questo istante
Richiamo all’opra le mie magic’Arti.
Già l’atre Faci accendo
E spargo all’aria i suffumigi neri.
Voi del Baratro orrendo
Squallidi Abitatori
Venite, vendicate
I miei traditi amori:
Del Trifauce portate
Le pestifere spume,
E voi Furie spietate
Tutto spegnete qui di Febo il lume.
Svelti poi dalla vostra orrida fronte
Datemi i serpi fieri,
Ch’io vuò di Flegetonte
Entro al liquido foco
Formare atro veleno
Che in tormento divori arda e consumi
Crudelmente quest’Empj a poco a poco.

A far le mie vendette,
Venite orrende Furie
Mostri del nero Bartro
Quest’aria ad infestar:
Venite sì costrette
Dalle mie voci orribili.
Tradita son da un Perfido,
Mi voglio vendicar.

Paese

Gran Bretagna

Lingua

Italiano

Segnatura

NL-DHk - Den Haag - Koninklijke Bibliotheek, Nationale Bibliotheek van Nederland
collocazione KW 756 B 3.38

Scheda a cura di Giacomo Sciommeri
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