Scheda n. 7355

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1600 e il 1700

Titolo

Del Sig.re Pier Simone Augustini

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Agostini, Pietro Simone (ca. 1635-1680)

Fa parte di

Cantate diverse (n. 7342/13)

Pubblicazione

Roma : copia

Descrizione fisica

C. 107-132v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (aria, la minore, c 3/2)
Fu sì dolce la ferita
2.1: (recitativo, c)
Misero, e non m'avvidi
3.1: (aria, fa maggiore, 3/4)
Un miserabile
4.1: (recitativo, c)
Quel balsamo ch’estrae chimica mano
5.1: (aria, re minore, 12/8)
Gelosia, deh dillo tu
6.1: (recitativo, c)
No, che ridir no’l sa, che mal intende
7.1: (aria, si minore, c)
Di Sisifo i sassi
8.1: (recitativo, c)
Ditemi, v'è martire
9.1: (arioso, 3/2)
Col tradito in paragone
10.1: (recitativo, c)
Testimonio dolente io ve l'attesto
11.1: (arioso, 3/4)
Ma l'istesse ferite ancora io porto
12.1: (arioso, 2/2)
Speranza, sirena del mondo
13.1: (aria, la maggiore, 3/2 poi c)
Lo provo, lo so / Ch’io già chiudo l’orecchio e corro al lido
14.1: (recitativo, c)
Pompe di servitù, legami indegni
15.1: (aria, do maggiore, c)
Soccorrimi, oh sdegno
16.1: (recitativo, c)
Odio della beltà l'altero orgoglio
17.1: (aria, re maggiore, 3/4)
S'io più cerco raggirarmi
18.1: (recitativo-arioso, c poi 3/2)
S'apra l'abisso e in quelle eterne notti

Trascrizione del testo poetico

Fu sì dolce la ferita
Che nel sen m’aperse Amore
Che mi dolsi aver un core
Ed aver sol una vita.
Mille cori da me furon bramati
Per vederli un sol dì tutti piagati

Misero, e non m’avvidi
Ch’io desiai la morte
Ch’io ricettai nell’alma un fier tiranno
Con termini omicidi
Egli a tanti martiri aprì le porte.
Che introdusse un sempiterno affanno.
Non conobbi l’inganno:
Nudo cieco fanciullo a me se n’ venne
Ma poscia di fanciul arcier divenne.

Un miserabile
Chi veder vuol
Se n’ venga a me
Poiché sanabile
La piaga e ‘l duol
D’amor non è.
Un miserabile
Chi veder vuol
Se n’ venga a me.
Se Cupido t’impiaga
Sinché tu porti al cor la piaga.

Quel balsamo ch’estrae chimica mano
Avrà virtù bastante
A purgare il veleno
Sparso per entro il seno
D’un che dell’idol suo vive lontano
O d’un tradito o d’un geloso amante.

Gelosia, deh dillo tu
Che Filen ridir no’l sa
Può questa alma pianger più
Può soffrir più crudeltà.
Gelosia, deh dillo tu
Che Filen ridir no’l sa

No, che ridir no’l sa, che mal intende
Chi l’infinito a misurar si prende.
No, che no’l sa ridire alma a cui lice
Numerar le sue pene è assai felice.
O flagel de’ viventi
Megera degli amanti
Fonte d’eterni pianti
Ricetto de’ tormenti
O viva morte, che la morte avanza
Così chiamar ti debbo, oh lontananza.

Di Sisifo i sassi
Di Tantalo i chiostri
Dell’Aquile i rostri
Tu sola trapassi
Furie, vantate pur le vostre pene
Più crude delle vostre il cor sostiene

Ditemi, v’è martire
Che vincer possa il duol d’un ch’è tradito?
S’ingegni pur Cocito
Contro quei spirti rei d’incrudelire.

Col tradito in paragone
Voi d’entrare in van pensate
Con voi parlo, alme dannate
E di Titio e d’Isione
E di quante la giù Stige in eterno
Usa di tormentar: questo è l’Inferno.

Testimonio dolente io ve l’attesto
Quando credea che l’infedel beltade
M’osservasse la fe’ d’Abido e sesto
Le grazie a me donate a me ritolse
E novello amatore in braccio accolse
Mi rivolsi alla speme
Che mi promise in breve ogni conforto

Ma l’istesse ferite ancora io porto
Ma l’istesso dolore il cor mi preme

Speranza, sirena del mondo
Ch’alletti col canto ed uccidi
Vezzosa tiranna che ridi
E ‘l riso di pianto è fecondo

Lo provo, lo so
Né più crederò
Al tuo canoro invito
Ch’io già chiudo l’orecchio e corro al lido.

Pompe di servitù, legami indegni
Fregi di crudeltà, piaghe amorose
Non restin nel mio seno i vostri segni
Né sovra l’alma mia l’ombre penose.

Soccorrimi, oh sdegno
S’amor mi tradì
Dal barbaro regno
Il piè che fuggì
Pentitosi ardì
Rincorrere a te.
Serbarti la fe’sempre m’impegno.

Odio della beltà l’altero orgoglio,
così giuro e prometto e così voglio.

S’io più cero raggirarmi
Di due luci al bel fulgor
Corra il petto a lacerarmi
Delle belve il rio furor

S’apra l’abisso e in quelle eterne notti
Me, se più seguo amore, oh terra, inghiotti
I fulmini del cielo
Scocchi il Tonante dio
E tempeste di fiamme, urne di gelo
Versi irata Giunon sul capo mio
E quanto v’ha di fero il ciel minacci
Io torno a quei lacci
Se m’offro a quel dardo
Contro di me voi deitadi invoco
S’adoro un bel guardo,
Se riedo a quel foco
Si, si contro di me tutte vi chiamo.
Se Filli più bramo,
Se più mi distruggo
Resta Amor, ch’io ti sprezzo e me ne fuggo!

Risorse online

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-Dl - Dresden - Sächsische Landesbibliothek - Staats-, und Universitätsbibliothek
collocazione Mus. 1.I.2,1.13

Scheda a cura di Chiara Pelliccia
Ultima modifica: