Scheda n. 6626

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1732

Titolo

L’Arianna. Cantata a voce sola / del Sig.r Fran.co Mancini

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Mancini, Francesco (1672–1737)

Fa parte di

Pubblicazione

copia, [1700-1732]

Descrizione fisica

C. 87r-98r (olim c. 115r-126r)

Titolo uniforme

Ebra d'amor fuggia. Cantata, L'Arianna

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Wright 1975: p. 348, n. 78

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, si♭ maggiore, c)
Ebra d'amor fuggia
2.1: Allegro(aria, si♭ maggiore, c)
Pur ti stringo o mio diletto
3.1: (recitativo, sol maggiore, c)
Ribaciolla Teseo
4.1: And.e spiccato(aria, la minore, 3/8)
Stringa si dolce nodo ardente amore
5.1: (recitativo, mi minore, c)
Ma poi che desta vide
6.1: Presto(aria, fa maggiore, 3/4)
Ingoiatelo laceratelo
7.1: (recitativo, sol minore, c)
Ah che son con Teseo per mio tormento
8.1: Largo(aria, sol minore, c)
Struggiti o core in pianto
9.1: (recitativo, mi♭ maggiore, c)
Sì disse e tanto pianse
10.1: A tempo All.o(aria cavata, si♭ maggiore, c)
Seco la trasse in su le vie del cielo

Trascrizione del testo poetico

Ebra d’amor fuggia
Dalle soglie paterne
Tra le braccia a Teseo la regal figlia
Del cretese signor la bella Arianna
Gionta allo scoglio in cui
Un tardo pentimento l’attendea
Del garzon infedele in grembo assisa
Nel volto traditor le luci affisse
Indi baciollo e disse

Pur ti stringo o mio diletto
Pur ti bacio o caro ben.
Bella gioia del mio petto
Bell’amore del mio sen.

Ribaciolla Teseo
L’accarezzò sin tanto che i begl’occhi
Le oppresse il sonno incauto
All’or col piede al par del core infido
Fuggì dalla tradita donzella
E gionto al lido ove attendealo il legno
Spiegò le vele ai venti
E verso Atene indrizzò il corso e Arianna
Lasciò sola in balia delle sue pene
Essa intanto dormia
E un sogno ingannator le dipingea
Vicino il suo diletto a cui diceva

Stringa si dolce nodo ardente amore
Né fredda gelosia lo sciolga mai.
Più tuo che mio sarà questo mio core
Più mio che tuo mio ben sempre sarai.

Ma poi che desta vide
Sé abbandonata e sola e vide il legno
Che volando rapia la sua speranza
Teseo gridò Teseo
Qual furia a me t’invola
E a qual inferno m’abbandoni ingrato
Ah dall’infida antenna
Le vele abbassa e riedi
A questa senza te misera sponda
Ahi ch’ei siegue il suo corso
E mi risponde il sol fragor dell’onda.

Ingoiatelo
Laceratelo
Ondosi vortici mostri del mar.
Sorgete o tempeste
Atroci e funeste
Le membra barbare a divorar.

Ah che son con Teseo per mio tormento
In lega i mostri il mar gli sciogli el vento
Più non veggon quest’occhi
Che del mio fallo il portentoso aspetto
Veggio il mio padre offeso
Il mio germano ucciso
Il mio sangue tradito
Il mio onore perduto
E ancor fra tanti detestabili oggetti
Non veggio ancora il volto della morte
Che il mio furor che il mio dolor conforta.

Struggiti o core in pianto
E piangi sino a tanto
Che tu non sia più cor.
E se non puoi tu solo
Pianga con il tuo duolo
Il mio tradito amor.

Sì disse e tanto pianse
Che vedutala Bacco
N’ebbe tanta pietade e tanto zelo
Che dal funesto scoglio

Seco la trasse in su le vie del cielo.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.3.32 (olim Cantate 183).15

Scheda a cura di Manuela dell’Olio
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