Scheda n. 6236

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1720

Titolo

Cantata a Voce sola Del Sig.r Aless.dro Scarlatti

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1700-1720]

Descrizione fisica

PP. 35-46

Filigrana

Non rilevata

Note

Il titolo si ricava dall’intestazione a p. 35. Alla fine della cantata a p. 46 è presente la scritta "Il Fine". Carta pentagrammata vuota a p. 47. Copista A.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Hanley 1963: pp. 382-383, n.535

Descrizione analitica

1.1: (aria, mi minore, c3/4)
S, Penso che non ho core
%C-1$xF@c3/4 =4/’4E8FGAB/’’4C’2B/
2.1: (recitativo, c)
S, Infelice mio core
3.1: (aria, c 3/8)
S, Deh riedi e nel seno
4.1: (recitativo, c)
S, Si, si rivolga il piede
5.1: (aria, c 12/8)
S, Peno, è[!] moro

Trascrizione del testo poetico

Penso che non ho core
Penso al perduto amore
E piango e peno.
Chi sa che l’idol mio
Non cangi alfin desio
Ed or forse non stringa altri nel seno.

Infelice mio core
In tanto aspro dolore
Di fiera gelosia di lontananza
Come viver potrà.
Torna piangi e sospira
Chiedi, chiedi mercede
A tuoi martiri immensi,
Chi sa ch’un giorno Filli
Mossa a pietà del tuo sì mesto viso
Pianga nel pianger tuo, rida al tuo riso.

Deh riedi, e nel seno
Ritorni il sereno
La face gioconda
Dal nume d’Amor.
Di Filli un sol guardo
Fà dolce quel dardo
Che piaga profonda
Ti fece nel cor.

Sì, sì rivolga il piede il passo errante
Ove l’idolo mio
Coi raggi dal suo bel rallegra il giorno
Ivi il suo bel desio
Palesi il core amante
E chiedendo pietà mercè ristoro
Al mio nume dirò ch’io peno e moro.

Peno, e moro per bella crudele,
E amante fedele
La vuò sempre amar.
A dispetto di perfida sorte
Fra crude ritorte la vuò sempre amar.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-PLcon - Palermo - Biblioteca del Conservatorio di Musica "Vincenzo Bellini"
fondo Pisani
collocazione Arm. I Pis. 5.4

Scheda a cura di Sebastiano D’Ippolito Tamburo
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