Scheda n. 6170

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1750-1831

Titolo

Del Sig.r Aless.o Scarlatti

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 18° sec.]

Descrizione fisica

PP. 31-50

Filigrana

Filigrana costituita dalle lettere FP (Rilevata alle pagine 34, 42 )

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Hanley 1963: 169, n.155
Rostirolla 1972: 411, n.140

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Da che Tirsi mirai
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2.1: (aria, si minore, 3/4)
Non so cosa sia
3.1: (recitativo, c)
Non vuole altro che Tirsi
4.1: (aria, la minore, 3/8)
No, non è amore quel che m’accende
5.1: (recitativo, c)
No, non è amore, ma certo
6.1: (aria, la minore, 3/8)
Non è Cupido quel che mi punge
7.1: (recitativo, c)
Quell'istesso desìo
8.1: (aria, si minore, c)
Per farsi intendere bastano gl'occhi

Trascrizione del testo poetico

Da che Tirsi mirai
Un occulto piacere,
Un insolito affanno,
Un nuovo ardor dentro il petto mi sento.
Parea che fosse gioia ed è tormento.

Non so cosa sia,
Un foco ho nel Cor
Che dà all’alma mia
Diletto, sospetto,
Speranza, timor.

Non vuole altro che Tirsi,
Per caro oggetto di pensier, la mente.
O vegli o dorma sempre,
Benché lontano sia m’appar presente.
Sol di Tirsi m’appago
E quel che non è Tirsi a me dà noia.
Non conosciuta gioia
Mi dà il nome di Tirsi.
Se ad altri che a Tirsi volgo il pensiero,
Un non so che mi sgrida
Dicendomi, tacendo: Infida!
Se di Tirsi favello
Trema la lingua e il cor palpita in seno.
Vorrei che Tirsi almeno
Compatisse il mio duolo in questa guisa.
Né so già come moro né so perché,
Sdegno non è che saria pien d’orgoglio
Amor esser non può ch’amar non voglio.

No, non è amore
Quel che m’accende
È lento foco
Ch’a poco a poco
Io credo poi di farsi amor pretende.

No, non è amor, ma certo
Movimento dell’alma
Che rappresenta agl’occhi
Tirsi, vago, magnanimo, costante,
Che vuol, benché non può, vedermi amante.

Non è Cupido
quel che mi punge
Ma dolce dardo
che vien da un guardo
Come d’amor pur anco al petto giunge.

Quell’istesso desìo,
Che fa pensarmi a Tirsi,
Vuole ch’io scopra ancora il genio mio.
Ma no ch’ei, se non è cieco né stolto,
Chiaro lo leggerà scritto al mio volto.

Per farsi intendere
bastano gl’occhi.
Se il labro tace
occhio vivace
Si fa comprendere
se amor lo tocchi.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-PLcon - Palermo - Biblioteca del Conservatorio di Musica "Vincenzo Bellini"
fondo Pisani
collocazione Arm. I Pis. 3.3

Scheda a cura di Giuseppe Migliore
Ultima modifica: