Scheda n. 597

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1750

Titolo

Cantata N° 17 / Del Sig.r Alessandro Scarlatti

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1700-1750]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 55-59) ; 210x280 mm

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Contralto e continuo

Repertori bibliografici

Bini 1995: p. 415

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
a, Io che dal cor di Fille
2.1: Lento(aria, mi minore, 3/4)
a, Vorrà ch'io mora
3.1: (recitativo, c)
a, Pur se a far che mi creda
4.1: Lento Moderato(aria, fa minore, c)
a, Questa speranza sola

Trascrizione del testo poetico

Io che dal cor di Fille
Più d’ottener pietà non ho speranza
Col più fedele e più doglioso amante
Or contender vorrei
D’amor d’aspro martir d’alta costanza
Già dille ahi quanto ingrata
Più rigida che mai crudel non crede
Il mio foco il mio duol e la mia fede.

Vorrà ch’io mora
La bella ingrata
E forse allora
Mi crederà.
Ma se ciò fia
Troppo spietata
Ed è più ria
Del mastro fiero
Di crudeltà.

Pur se a far che mi creda
E a moverla [a] pietà
Morir fia d’uopo ad onta d’empia sorte
Lieto m’accingo ad incontrar la morte.
Quindi in voi nudi sassi
Alpestri balze e dure
Tronchi annosi antri opachi e selve oscure
Quando priva dell’alma
Vedrassi estinta questa fredda salma
Di mirti ombrosi allor voi la coprite
E alla donna spietata
Poi lagrimando dite:
Qui per amor svenossi e morto giace
Disprezzato da me Filen costante
Di lui per darle pace
Qualche pietà ti muova ed or ch’è morto
Dar puoi al cener suo un van conforto.

Questa speranza sola
Il mio morir consola e mi da pace
Per questa inutil sorte
La cruda acerba morte all’alma piace

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rama - Roma - Bibliomediateca Accademia Nazionale Santa Cecilia
fondo Mario
collocazione A.Ms.3710.14

Scheda a cura di Silvia Castellan
Ultima modifica: