Scheda n. 5773

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1730

Titolo

Del Sig:re Antonio Caldara Veneto.

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Caldara, Antonio (1671c-1736)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1700-1730]

Descrizione fisica

C. 2r-10v (olim c. 1r-9v)

Filigrana

Non rilevata

Note

Tit. dall’intitolazione sopra l’incipit.

Titolo uniforme

Organico

Basso e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, c)
B, Dei più notturni orrori
%F-4@c 8-,A'CE,4.xG8A/,,4AA8-,6AA8A6B'C/
2.1: Adagio(aria, la minore, c)
B, Parto pupille care ma lascio il cor
%F-4@c =2/,8A'6.C3,B8A{'6.C3,B}{6AxG}8A'D,{6.B3A}/
3.1: (recitativo-arioso, c)
B, Potrà negar quest’onda
%F-4@c 4-8-,DAAAbB/
4.1: Andante(aria, fa maggiore, 3/4)
B, Onde voi che mormorate
%F-4$bB@3/4 =6/'4C,2F/
5.1: (recitativo, c)
B, Ma l’onda non favella
%F-4@c ,4A8AEEF/
6.1: Allegro(aria, la minore, 3/8)
B, Come scoglio che gl’urti non teme
%F-4@3/8 =5/{,8.A6B}'8C/

Trascrizione del testo poetico

Dei più notturni orrori
Licenziato il commando a’ pena havea
La gran diva dell’ombre, e non ancora
Dal sen d’umida Teti
Al fulgido ritorno il Dio di Delo
Su l’eteree pendici
Havea resa la luce al giorno infante
All’hor che su la sponda il mar tranquillo
Alla sua vita in braccio
Lidio costretto a dipartir piangendo,
E ad Amarille idolatrata amante
Su la bocca adorata
Framischiando coi baci i suoi lamenti
Spiegava a quel bel volto
La costanza del core in questi accenti:

Parto pupille care ma lascio il cor
E ancor ch’al nume amato
Lontan mi guidi il fato
Non cangerà vicende
Per voi nell’alma amor.

Potrà negar quest’onda
Con rivolger all’etra il corso audace
Del natio sentier lambir la sponda
Potrà il sol ch’ancor dorme all’or che nasce
Privo di raggi impallidir languendo,
E mendicar dagl’astri il suo splendore:
Ma ch’io lasci d’amarvi e con qual core.

Onde voi che mormorate
Dal mio pianto intumidite
Dite dite e parlate
Del mio cor la casta fé.
Dite pur se quella face
Che n’astrinse al primo ardor
Lungi ancor dalla mia pace
Vivrà sempre accesa in me.

Ma l’onda non favella,
E forse oh Dio mio bel nume adorato
Del più costante amor che vanti un’alma
Su paventi la fede?
Deh se non parla quella
Ch’è sorda, et alla fuga
Solo dell’impulso dell’aure è tutta
Intenta, tu ti rivolgi, e mira,
Che pareggian con essa i pianti miei.
Ma se non satia ancora
Brami prova maggior del cor amante:
Mira o bella il tuo volto,
Ch’allor saprai se a te sarò costante.

Come scoglio che gl’urti non teme
Dell’onda che freme
Nel torbido mar.
Tal sarà da te lungi il mio core
Da un empio rigore
Costretto a penar.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione Ms. 2469.1

Scheda a cura di Giacomo Sciommeri
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