Scheda n. 521

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1600-1700

Titolo

Del Sig.r Gio: del Sig.r Prpe di Gallicano

Presentazione

Partitura

Legami a persone

autore incerto: Marciani, Giovanni (1605c-1663c)
copista: Chiusi, Antonio

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1600-1700]

Descrizione fisica

C. 109r-118v

Note

Il Principe di Gallicano è uno dei titoli di Pompeo Colonna (?-1658 o 1661)

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, sol maggiore, c)
Hor che tradito sono
%C-1@c 4'G8GG4.G8A/4BB-8BB/4B8B''C2D/4.'A6AB4BB/
2.1: (arioso, mi minore, 3/4)
Così dolce e soave in ogni loco
3.1: (recitativo, do maggiore, c)
Ma ben m’avvidi poi
4.1: (arioso, sol maggiore, 3/2)
Poi che fuggì
5.1: (recitativo, sol maggiore, c)
Quindi vivo restai
6.1: (aria, sol maggiore, 3/2)
Il pianto homai dispergasi

Trascrizione del testo poetico

Hor che tradito sono
Da colei che fu già l’anima mia
Hor ch’altri è fatto amante
Dite Lilla incostante
Gli tradimenti usati
Le mie gioie sparite
I dolori acquistati
Udite o Cieli udite
Arsi pe’ la beltà ch’altri si gode
Fortunato amatore
Ella di me s’accese
E fu quel nostro ardore
Così dolce e soave in ogni loco
Che stimai gran fortuna arder nel foco

Ma ben m’avvidi poi
Che quei falsi piaceri
Quei contenti non veri
Che dal foco acquistai eran di fumo
Poi che fuggì
Tosto che mi spuntò quel caro affetto
Poiché sparì
Dall’altrui petto
La fedeltà
che mi giurò
Onde s’amor l’accese o ‘l cor gl’avvinse
In un punto la sciolse e ‘l foco estinse

Quindi vivo restai
Senza ben senza cor Senza colei
ch’el mio ben Ch’il mio core
quant’arsi sospirai
E furo i miei sospiri
Mantici più crudeli
Ond’arsi poi senza rimedio il seno
E se mai non vien meno
Il mio giusto desire
Stelle io vo’ morire
Purch’intanto si dica
Per Lilla dispietata
Che del mio core a torto si divise
Amor crudel m’uccise
Dunque influssi maligni
Piovete pur alla mia vita o stelle
E se inique e rubelle
Machinar non volete a me la morte
Dalle tartaree porte
Trifauce custode
Scatenato e fuggito
Vieni da me che voglio esser ferito
Vieni e compagne audaci
Ti sian con brune faci
Horribili e serene
Le rigide megere
Tutti venite o mostri
Da cavernosi chiostri
Poiché se non vien meno il mio desire
Stelle io vo’ morire
Ma dove dove ahi lasso
È l’usato valor del petto mio
S’ai prieghi miei tu sei fatta di sasso
Sia di marmo ancor io
Generoso mio cor dunque che fai.

Il pianto homai dispergasi
Cessino i gemiti finisca il duol
Deh più non ardasi
Tra noie e fremiti
Se già colei più non mi vuol
Anzi chi mi tradì
Giura giura mio cor giungerlo un dì.

(finis)

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rc - Roma - Biblioteca Casanatense
fondo Baini
collocazione Ms. 2480.16

Scheda a cura di Giacomo Sances
Ultima modifica: