Scheda n. 4605

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1760 e il 1790

Titolo

Cantata 13.a / [Alessandro Scarlatti]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)
possessore: Cecchini Pacchierotti, Giuseppe (1805-1866)
possessore: Rolandi, Ulderico (1874-1951)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1761-1790]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 44v-48r)

Note

La cantata è la quattordicesima della raccolta manoscritta. Nome dell’autore dal frontespizio dell’intero manoscritto.

Titolo uniforme

Mitilde alma mia. Cantata

Organico

Soprano e continuo

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Mitilde alma mia
2.1: (aria, si♭ maggiore, 3/8)
Abbandonato e solo
3.1: (recitativo, c)
Oh quante volte oh quante
4.1: (aria, do minore, 2/2)
Vagabondo fiumicello

Trascrizione del testo poetico

Mitilde alma mia
Se udisti mai quel fiero, aspro tormento
Soffre Niso infelice
Da quel fatal momento
In cui lungi dal Tebro il piè volgesti
Forse pietade avresti
Dell’infelice Niso.
Ah se privo del bene
Traggo le notti e i giorni
Tra lagrime e sospir, tra affanni e pene
E se talora alla campagna, al bosco
Porto il piè disperato
Rimiro in ogni lato
Immagini di duolo e di tormento,
Arresto il passo e sento
Sussurar mesta l’aura a’ miei sospiri
Piangere al pianto mio
Il limpidetto rio
E parmi udir ch’in flebili concenti
Si duole ogn’augellino a’ miei lamenti.

Abbandonato e solo
Sospira l’usignolo
Sfogando le sue pene
E dice Io moro, io moro.
Ed io al bosco intorno
Richiamo e notte e giorno
Il mio lontano bene, il mio tesoro.

Oh quante volte oh quante
Il mio acceso desio
Per l’usato sentier guide le piante
Al tuo già caro abbandonato albergo,
Ma poi deluso oh dio
Sento ch’esala il cor più d’un sospiro
Allor che osservo e miro
Le vedove pareti
E rivolto a quei sassi,
Ai venti all’aure esclamo:
Chi di voi dir mi saprà
Se Flora qualche memoria
Ancor serba di Niso?
Agl’accenti son muti i sassi,
E sorde l’aure e i venti
Quindi ratto il pensiero a te sen vola
Ch’in te solo ritrova
Lieve ristoro al duol, lieve conforto,
E in te riposa e vi rimane assorto.

Vagabondo fiumicello
Lascia il mare dove nacque
Poi ritorna ed in quell’acque
Perde il nome e ferma il piè.
Così ancor bell’idol mio
Quasi al mar d’onde partio
Da te parte e a te ritorna
Il mio amore e la mia fè

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Vgc - Venezia - Biblioteca della Fondazione "Giorgio Cini"
fondo Rolandi
collocazione senza segnatura.14

Scheda a cura di Giulia Giovani
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