Scheda n. 4602

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1760 e il 1790

Titolo

Cantata 10.a / [Alessandro Scarlatti]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)
possessore: Cecchini Pacchierotti, Giuseppe (1805-1866)
possessore: Rolandi, Ulderico (1874-1951)

Fa parte di

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1761-1790]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 35v-39r)

Note

La cantata è l’undicesima della raccolta manoscritta. Tra il recitativo "E fia che nell’istesso mio pensiero" e l’aria "Mi fan guerra uniti insieme" è copiato il recitativo "Ingiustissimo amor tu che sovente" dalla cantata omonima. Nome dell’autore dal frontespizio dell’intero manoscritto.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Là dove a Mergellina
2.1: (aria, mi minore, 3/4)
Ama chi t'ama
3.1: (recitativo, c)
E fia che nell'istesso mio pensiero
4.1: (recitativo, c)
Ingiustissimo amor tu che sovente
5.1: (aria, sol minore, c)
Mi fan guerra uniti insieme

Trascrizione del testo poetico

Là dove a Mergellina
Bacia la riva il mare
L’innamorato Elpino
Soletto un dì sen giace
Narrando all’onde ed alle sparse arene
L’alta beltà della sua cara Irene.
Né begl’occhi diceva
Siede in trionfo amore
E ne forma il bel laccio e lega il core
Nel suo vezzoso volto
Sta di bellezza ogni gran preggio accolto,
Cedete tutte ormai donzelle amanti
Che il vanto di beltà tocca al mio bene
E pur non so se m’è pietosa Irene.

Ama chi t’ama
O bella Irene
Che non è vanto
La crudeltà;
Alma pietosa
Sempre amorosa
Ond’è il bel preggio
Della beltà.

E fia che nell’istesso mio pensiero
Ne men pace aver posso
E fia pur vero,
Che nel bel sen del mio tesoro amato
Un cuor s’accenda, e rigido ed ingrato.
Ite lungi da me
Note troppo dolenti
Se non v’ascolta, o non vi cura Irene
Troppo al cor m’aggiungete affanni e pene.
Splendi lieto e felice o’ mio bel sole
Sia pur meco qual brama il tuo bel core
Stan le gioie per te, per me il dolore.

Ingiustissimo Amor tu che sovente
Senza tema e rossor soffri l’accuse
Di barbaro, d’ingrato e di crudele,
Del mio core fedele
Sprezzato hai ’l pianto e vilipeso il foco,
Vanne, fuggi da me più non vogl’io
Adorar le tue leggi e l’usato impero
Che tu con tante e tante
Alme infelici e meste
Premi tiranno,
Con giustissimo orgoglio
Conoscer più, più venerar non voglio.

Mi fan guerra uniti insieme
Rio timore e dolce speme
Né dir posso
Chi di lor trionferà.
Lo sperare m’è tormento
Il timor mi dà spavento
Né so dire
Qual destino il core avrà.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Vgc - Venezia - Biblioteca della Fondazione "Giorgio Cini"
fondo Rolandi
collocazione senza segnatura.11

Scheda a cura di Giulia Giovani
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