Scheda n. 4483

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1690

Titolo

Del Sig:r Angelo Cocchi: e parole Del Sig:r Ab.te Crescensi

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Cocchi, Angelo
autore del testo per musica: Crescenzi, Abbate
possessore: Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale)

Fa parte di

[18 cantate e 4 arie] (n. 4463/19)

Pubblicazione

Roma : copia, (1680-1690)

Descrizione fisica

C. 88v-93 (olim c. 180v-191)

Filigrana

Non rilevata

Note

Nota sul compositore alla fine della cantata: "A.C."

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, si minore, c)
Aure ingrate, onde infide, inique piante
2.1: (aria, si minore, 3/2)
Bell'aure, dolci onde
2.2: (recitativo, si minore, c)
Aure ingrate, onde infide, inique piante
3.1: (aria, sol maggiore, c)
Ma dell'aure perché più mi dolgo
3.2: (aria, sol maggiore, c)
Lilla sola e qual aura leggiera
4.1: (recitativo, c)
Se poco anzi i bei rai
5.1: Grave(aria, fa♯ minore, c)
In breve hor di lontananza
6.1: (aria, si minore, 3/4)
Ah sì, sì, le stelle, il cielo

Trascrizione del testo poetico

Aure ingrate, onde infide, inique piante
Perché tacete, oh Dio,
Mute perché correte,
Dove ascondete del bell’idol mio
L’adorato sembiante,
Aure ingrate, onde infide, inique piante.

Bell’aure, dolci onde,
Un tempo pietose,
Voi piante amorose,
Chi, oh Dio, mi risponde?
Chi Lilla m’addita?
Ah troppo è tradita
Quest’anima amante,
Aure ingrate, onde infide, inique piante.

Ma dell’aure perché più mi dolgo,
Onde, piante, ch’io sprida, che vale?
Disleale a te, Lilla, mi volgo,
A te sol, che non curi, ne senti
La funesta cagion de miei tormenti.

Lilla sola è qual aura leggiera,
Lilla sola è qual onda incostante,
Delle piante più sorda e più fiera
Lilla sol, tu non curi, ne senti
La funesta cagion de miei tormenti.

Se poco anzi i bei rai
Così pietosi al mio languir volgesti,
Che in quei lumi celesti la mia pace
Sperai, perché a miei danni
Hor mutati li veggio i tiranni?

In breve hor di lontananza
Con sì barbaro rigor
Senza fè, senza costanza
Cangi affetto e cangi cor.

Ah sì, sì, le stelle, il cielo
Mi condannano a penar,
Volli, oh Dio, troppo fedele
I tuoi lumi idolatrar,
Hor se piango e mi querelo,
Vuole il cielo per mio scherno,
Che d’ingrata beltà provi l’inferno.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant.Hs.854.19

Scheda a cura di Berthold Over
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