Scheda n. 4477

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1685

Titolo

Del Sig:r Giovanni Luglieri:

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Lulier, Giovanni Lorenzo (c1662-1700)
possessore: Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale)

Fa parte di

[18 cantate e 4 arie] (n. 4463/13)

Pubblicazione

Roma : copia, (1680-1690)

Descrizione fisica

C. 57v-64 (olim c. 153v-160)

Filigrana

Non rilevata

Note

La cantata è stata copiata per il cardinale Benedetto Pamphilj nel 1685.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Sciommeri 2022: pp. 87-110
Brumana 2007: pp. 57-58, 7, 80, 95-96, 101-118
Brumana 2005: pp. 161-162, 174, 179, 181, 195-196, 200-208
Brumana-Iovino 2009: pp. IX-X, XIV, 15-24

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, si minore, c)
Ove per gl’antri infausti
2.1: (aria, si minore, c)
Ombre care, ignote al giorno
2.2: (aria, si minore, c)
Corro a voi, dannate pene
3.1: (recitativo-arioso, c)
Colà, dove ridente
4.1: (aria, si minore, c)
Col pianto mi vanto
4.2: (aria, si minore, c)
Languire, morire
5.1: (recitativo-arioso, c)
Non è nel crudo Averno
6.1: (aria, la maggiore, 3/4)
In amor doglia penosa
6.2: (aria, la maggiore, 3/4)
Se mi crescono i tormenti
7.1: (recitativo-arioso, si minore, c)
Così disse e dal fondo

Trascrizione del testo poetico

Ove per gl’antri infausti
Di Tenaro infelice
Si varca alla prigion dell’ombre accese,
Della morta Euridice
Le furie a in tenerir Orfeo discese.
Su l’ebano sonoro,
Che diè mente alle fere e vita a i scogli,
Tese le fila d’oro,
Sciolse l’ali così de suoi cordogli.
Taccque [!] Cocito, e mentre
Con musica pietà l’alma trafisse,
Hebber tregua i tormenti e così disse:

Ombre care, ignote al giorno,
Vago horror di Stigio re,
Pria ch’io faccia al ciel ritorno,
Il mio ben rendete a me.

Corro a voi, dannate pene,
Per conforto al mio languir,
Ò rendetemi il mio bene
Ò lasciatemi morir.

Colà, dove ridente
L’alba i prati indorò con le sue brine,
La mia donna innocente
Innestava co’ i fior l’oro dal crine.
Angue ascoso l’uccise
E la mia speme e ‘l viver mio divise.

Col pianto mi vanto
Placar l’empietà.
Non sento tormento,
Ch’Amore l’ardore
D’Inferno più eterno
Nel core mi dà.

Languire, morire
Sol bramo in amor.
La gioia m’è noia,
Tormento il contento
E morte la sorte
Mi niega il dolor.

Non è nel crudo Averno
Fiamma, ch’eguagli un amoroso foco,
E so ben, che l’inferno a un cor è poco.
Non di Sisifo è più la pena atroce,
Quanto è più chiuso Amor, tanto più noce.

In amor doglia penosa
È languir senza pietà.
Vive un’anima amorosa
In eterna crudeltà.

Se mi crescono i tormenti,
Corro lieto a lacrimar,
Pur ch’un giorno Amor consenta,
Ch’io non ceda allo sperar.

Così disse e dal fondo
Dell’Erebo dolente
Sorse l’anima bella e uscì nel mondo.
Donna tu, che d’Amor sprezzi l’impero
Perché gioisci al mio dolore eterno,
S’ha pietà d’un amante anco l’inferno.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant.Hs.854.13

Scheda a cura di Berthold Over
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