Scheda n. 4087

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1726

Titolo

Serenata a quattro voci da cantarsi nel Palazzo della Favorita il dì 31 Luglio / nel celebrarsi la nascita di S.A.S. il Sig. Principe Filippo Langravio d’Assia Darmstat [...] l’Anno MDCCXXVI

Presentazione

Non applicabile

Legami a persone

compositore: Vivaldi, Antonio (1678-1741)
autore del testo per musica: Vettori, Vittore (1697-1763)
dedicatario: Philipp, langravio di Hessen-Darmstadt (1671-1736)
esecutore: Joseph, principe di Hesse-Darmstadt (1699−1768)
editore: Pazzoni, Alberto

Pubblicazione

In Mantova : nella Stamperia di S. Benedetto, per Alberto Pazzoni, Impressore Arciducale, [1726]

Descrizione fisica

1 libretto ([I-II], III-XXIII, [XXIV] p.)

Filigrana

Non rilevata

Note

Segue il titolo: [...] Principe d’Hirschfeldt, Conte di Catzenelenboghen, Dietz, Fieghenhain, Nidda, Schaumburg, Isemburg, e Budinghero, ec., General Maresciallo di Campo di S.M.C., e Catt., Colonnello d’un Reggimento di Corazze, Cavaliere dell’Insigne Ordine di Sant’Uberto, e Governatore Plenipotenziario della Città, e Stato di Mantova, ec. ec. Dedicata Alla Medesima Altezza Serenissima da’ Serenissimi suoi figli. - A pag. III: "Interlocutori. Eurilla. la Sereniss. Signora Principessa Teodora Langravia d’Assia Darmstat. Elpino. Il Sereniss. Sig. Principe Giuseppe Langravio d’Assia Darmstat. Fillide. la Signora Contessa Maria Caterina Capilupi Biondi. Tirsi. La Signora Contessa Margherita Facipecora Pavesi Furlani". A pag. IV: "La Musica del Sig. Antonio Vivaldi, Maestro di Cappella del Serenissimo Sig. Principe Filippo Langravio d’Assia Darmstat". La serenata venne eseguita al Palazzo della Favorita di Mantova il 31 luglio 1726, per celebrare il compleanno di Philipp di Hesse-Darmstadt, governatore di Mantova. Il libretto è dedicato al langravio dai suoi figli. L’attribuzione del testo a Vettori è proposta da Romani (cfr. bibliografia).

Titolo uniforme

Queste Eurilla gentil, queste le illustri. Serenata, Serenata a quattro voci

Repertori bibliografici

Gaspari 1893: V, p. 544
Ryom 1974a: RV692
Sartori 1990-94: S21681

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, )
Elpino, Queste Eurilla gentil, queste le illustri
2.1: (aria, )
Elpino, Son tre lustri e un nuovo fregio
3.1: (recitativo, )
Eurilla, Troppo (tu il sai) la genitrice Irene
4.1: (aria, )
Eurilla, Dopo torbida procella
5.1: (recitativo, )
Eurilla, Elpino, Narrami intanto alcuna
6.1: (aria, )
Elpino, Quanto lieta di sua sorte
7.1: (recitativo, )
Tirsi, Fillide, Scocca o Filli lo stral: quindi allo scampo
8.1: (aria, )
Tirsi, Se il fiero sibilo
9.1: (recitativo, )
Fillide, Tirsi, Ma che, in Arcadia o Tirsi
10.1: (aria, )
Fillide, Amano i Numi ancor
11.1: (recitativo, )
Tirsi, Fillide, Arde tal fiamma, o Filli arde ne’ numi
12.1: (aria, )
Elpino, Sbocca dal monte
13.1: (recitativo, )
Fillide, Tirsi, Eurilla, Ed in qual altro clima unqua i natali
14.1: (aria, )
Fillide, Sorte rea dal tuo rigore
15.1: (recitativo, )
Eurilla, No che la mente mia non s’erge audace
16.1: (aria, )
Eurilla, Pastorello che in orrida selva
17.1: (recitativo, )
Fillide, Tirsi, Elpino, Di già chiara abbastanza
18.1: (aria, )
Tirsi, E in dì sì amabile
19.1: (recitativo, )
Elpino, Eurilla, Fillide, Troppo è giusto che additi
20.1: (aria, )
Eurilla, Elpino, Strano amor, ignoto affetto
21.1: (aria, )
Eurilla, Con qual piacere oh Dio
22.1: (recitativo, )
Eurilla, In qual vago prospetto
23.1: (aria, )
Eurilla, Con qual piacere oh Dio
24.1: (recitativo, )
Eurilla, Tirsi, Elpino, Dimmi o Pastor, quel colle
25.1: (aria, )
Fillide, Se al rivo, al bosco, al prato
26.1: (recitativo, )
Tirsi, Elpino, Ed è pur ver ch’io ti rivedo Elpino?
27.1: (aria, )
Tirsu, Se tu vuoi saper qual sia
28.1: (recitativo, )
Eurilla, Tirsi, E come qui per nostra sorte ei giunse?
29.1: (aria, )
Elvira, Splende talor del sole
30.1: (recitativo, )
Tirsi, Eurilla, Eccone giunti, è questa
31.1: (aria, )
Tirsi, Viva sì che di romper non osi
32.1: (recitativo, )
Elpino, Tirsi, Non basta, o Tirsi. È giusto
33.1: (aria, )
Elpino, Qual ti vide in campo armato
34.1: (recitativo, )
Eurilla, Fillide, So che in Arcadia, o bella
35.1: (aria, )
Eurilla, In simil giorno
36.1: (recitativo, )
Fillide, Eurilla, Ma non perché dalle cimmerie grotte
37.1: (aria, )
Fillide, Le tue lodi invida sorte
38.1: (recitativo, )
Tirsi, Orsù chiudansi i rivi, anche di troppo
39.1: (aria, )
Tirsi, Elpino, Eurilla, Fillide, A turbar la nostra pace

Trascrizione del testo poetico

[Parte prima]
[Elpino]
Queste Eurilla gentil, queste le illustri
D’Arcadia sono e fertili campagne.
Sì quelle onde ti trasse ancor bambina
Capriccioso destin son già tre lustri.
Ah con tacito piè come veloci
Da noi fuggono gli anni!
Son già tre lustri e quasi
Pochi mesi io direi scorsero appena,
Da che appunto l’Alfeo,
Di cui placida l’onda
Offrir scarso ristoro ora tu vedi
All’assetata sponda,
Non ben capendo infra gli angusti lidi
Girne superbo io vidi,
Con sua torbida piena
Di svelte piante ed annegati armenti
Del mar vicino a seminar l’arena.

Son tre lustri e un nuovo fregio
In ogni anno Eurilla bella
Ti donò la scorsa età.
Ma non gir di sì bel fregio
Fastosetta, o pastorella,
Che tai doni il dente edace
Dell’ingorga età fugace
Al tuo volto involerà.
Son tre lustri e un nuovo fregio...

[Eurilla]
Troppo (tu il sai) la genitrice Irene
Fu saggia, sicché appresso
Da lei non abbia Eurilla,
Quale a incerta beltà stima si deve.
A beltà che qual fiore
Fra i confini talor d’un giorno solo
Nasce, languisce e muore.
Ma deh prendiamo Elpino
Su di quel poggio erboso,
Prendiam breve riposo:
A me affannata e stanca
Da sì lungo cammino
Se ben pronto è il desio la forza manca.

Dopo torbida procella
Quel nocchier che giunse al lido
Si riposa in sull’arena
E rivolto al flutto infido
Lieto insulta al vento, al mar.
Ferma il piede in sulla riva
Fuggitiva rondinella,
Ed in sua dolce favella
La vicina selva amena
Lieta s’ode salutar.
Dopo torbida procella...

Narrami intanto alcuna
Delle molte vicende onde aggirommi
Quinci intorno il destin bambina in cuna.
Della varia mia sorte
Mentre guidava il gregge al pasco, al rio,
Oh quante cose e quante
Già mi narrò la genitrice amante!

[Elpino]
Quali nell’alma mia tu desti Eurilla
Dolci immagini insieme ed affannose?
Oh Dio? Sì mi sovviene:
Come quivi aspettando
Del gonfio Alfeo tempo opportuno al varco
Stanchi sedemmo. Della madre in seno
Tu del crudo aquilon, che d’ogn’intorno
Spargea l’incolto suol di fredde brine,
Ti lagnavi col pianto.
Teco per compassion piangeva Irene,
E cercando co vezzi
Raddolcir le tue pene,
Qui dove or tu giaci
Sulle dolenti gote
I caldi pianti tuoi tergea coi baci.

[Eurilla]
De quivi fosse [Elpino] ah no t’invola Eurilla
A un pensier che non giova.
Mentre libera e sciolta
Dal frale ov’era involta
Fra illustri semidei regna felice,
Il nostro amore di turbar non osi
Con importune brame i suoi riposi.

Quanto lieta di sua sorte,
L’alma forte
Che varcò la flebil onda
In più vaga amena sponda
Immortale errando và.

[Tirsi]
Scocca o Fillide lo stral, quindi allo scampo
Io le chiudo la via [Fillide] a te gran Diva,
Che de’ boschi hai l’impero
L’inesperta mia man consacra il colpo.
Alla timida cerva e fuggitiva
Vè da piaga mortal lacero il fianco.
Fugge invan la meschina
Alla sponda vicina
Mentre l’orme veloci
Del suo vano fuggir tinge col sangue,
Cadrà, cadrà, pria che vi giunga esangue.
[Tirsi]
Fu sì felice il colpo
Che non voller i Numi
Me solo spettator del tuo coraggio.
V’è là sotto quel faggio
Quai sorpresi si stan guatando intorno,
Della cerva ferita
Tracciando il feritore,
Una ninfa e un pastore.
[Fillide]
Sarebbon Tirsi mai Clori ed Aminta?
Avviciniamci [Tirsi] no, forse che soli
Fia lor caro restar, se sono amanti:
Troppo, o Fillide bella,
Grave è ogn’incontro a chi d’amor favella.

Se il fiero sibilo
D’augel rapace
Spaventa e scuote,
Lei, che sul collo,
Gemendo giace
Della compagna,
Quanto sospira,
Quanto s’adira,
Quanto si lagna
La tortorella?
Così se intorbida
Pastore audace
D’un cuor piagato
La bella pace,
Sul labbro amato
Le sue troncando
Dolci parole,
Quanto ne geme,
Quanto ne freme,
Quanto si duole
La pastorella!
Se il fiero sibilo...

[Fillide]
Ma che, in Arcadia, o Tirsi,
Forse di ben amar spento è il costume?
[Tirsi]
No, che spento non è, ma che rileva?
[Fillide]
Ah Tirsi, ah Tirsi anche sugli occhi altrui
Splende la sua beltà lieta e sicura
Quella fiamma che è pura.
Guardo stranier ne scema
Ne spegne le sue vampe, e quando ancora
Altri il vegga sa amar cuor che ben ama.
Ah no Tirsi, che amor pena non sente
Della presenta altrui quando è innocente.

Amano i Numi ancor
Né mai del loro amor langue la fiamma.
Ed ognun vede e sa
Qual sia quella beltà che il cor ne infiamma.
Amano i Numi ancor...

[Tirsi]
Arde tal fiamma, o Filli, arde ne’ Numi
Di così strano amore
Oh quanto, on quanto è mai povero il mondo!
[Fillide]
Povero, ma non privo.
Ecco ci han visti; sorgono, né schivo
Qual pensasti, o pastor, lunge da noi,
Ma veloce ver noi muovno il passo.
[Tirsi]
Lascia ch’io li ravvise.
[Fillide]
Non son di Clori, non son d’Aminta
Quelle già le sembianze [Tirsi] anzi né pure
Arcadi, o Ninfa son quelle divise.
In cotal guisa avvolto
Là presso Teme già lungo l’Ismeno
Alle ninfe cader vidi dal volto
Un simil velo ad ondeggiar sul seno.
Addio coppia gentile, e qual vi tragge
A queste dell’Alfeo felici spiagge,
Destino avventuroso?
[Elpino]
Di gir più a lungo errando il piè già stanco
Colà d’onde sortì cerca riposo.

Sbocca dal monte
Rapido il rio,
E dal natio
Ombroso fonte
Ritorna al mar.
Se lo ritarda
Nemica sponda,
Torbido inonda
La valle e il prato,
Finché il bramato
Antico seno
Giunga a trovar.
Sbocca dal monte...

[Fillide]
Ed in qual altro clima unqua i natali
Così degno pastor sortiti avrebbe?
[Tirsi]
Fortunato pastore
Cui per conforto in tante
Forse strane vicende
Compagna di ninfa sì bella Amore.
[Eurilla]
Vorrai dir quell’amor, onde fu amante
Cadmo di Europa e di Diana Apollo?
[Fillide]
Intesi, ambi voi siete
D’un germe istesso nobile rampollo.
[Tirsi]
Molto dunque non sia pastore che a noi
Per farne dono altrui vi tolse il fato.
[Elpino]
Provvido ferro lagrimar la vite
Fé già quindici volte ed altrettante
La fresc’erba aura estiva arse sul prato.
[Fillide]
Come ninfa gentil quell’incostante
Diva, che alle vicende
Del basso mondo impera,
Esser teco poteo
In sì tenera età così severa?

Sorte rea dal tuo rigore
Chi può mai sperar pietà?
Se contanto con sì bella
Pastorella
Fu spietato il tuo rigore
Empia fu tua crudeltà.
Sorte rea dal tuo rigore...

[Eurilla]
No, che la mente mia non s’erge audace
Le sacre leggi ad esplorar dal cielo.
Quello che si dispiace
Talora al senso fral giova al costume.
Sciolto non anche avea ragion quel velo
Che dell’uomo nascente
Rende cieca la mente,
Così che non discerne
L’ingordo lupo e audace
Dal timido agnellino ed innocente.
Quando del vicin fiume
Varcai l’onda vorace
Scorsi né vidi, o non conobbi almeno
L’Elide amica, e la nemica Oleno.
Finché d’Egira achea giunta sul lido
Solcai del mare infido
Scherno de’ flutti suoi l’irato seno.
Pur buttommi a Corinto una procella
Quindi Tebe m’accolse. Ivi sovente
Intesi con piacer misto d’orrore,
Quanto in fiere sì strana
A me bambina ancor soffrir di duro
Fece del mio destin l’aspro rigore.

Pastorello che in orrida selva,
Vinse inerme d’indomita belva
Lo spietato, l’ingordo furor;
Benché lieto la miri già estinta,
Non si fida ma teme, ma tinta
Ha la fronte di pallido orror.
Pastorello che in orrida selva...

[Fillide]
Di già chiara abbastanza
Fece a tai prove il ciel vostra virtute.
[Tirsi]
Or con più forti auspici
Vi rende al natio suolo alme felici.
Non a caso ei dispone
Vostro ritorno in guisa
Che voi tutta ne accolga Arcadia in festa.
[Elpino]
Qual novità gentil pastor sì è questa!
[Tirsi]
Questo è quel giorno (oh fausto inclito giorno!)
Che al generoso eroe diede i natali,
Cui Basilio l’Augusto
Quivi trasmise a sostener sue veci.
E qual di lui più forte e qual più saggio
Unqua bramar non che sperar potea
La fortunata Erea,
Qual più illustre per sangue e per coraggio?
[Fillide]
Sì di tal giorno (oh giorno
Fausto assai più se non giugnesse a sera)
Il sospirato albore
Lieta Arcadia festeggia.
Tu vedresti, o pastore,
Tutto di lauri schiettamente adorno:
Ogni antro, ogni capanna ed ogni greggia.
[Tirsi]
E mentre applaude in mille voci e mille,
Di rispetto e d’amore
All’eccelso Signore,
Nostri sinceri applausi el suo gran Nome
A rimbombar per fin ne reca in riva
All’Europa, e al Paniso eco giuliva.

E in dì sì amabile
La nostra cetera
Di lieti carmini
Risonar l’etera
Come non fa?
Al canto sciolgasi
La voce fervida
E l’onda labile,
E l’aura istabile
Al nostro giubilo
Risponderà.
E in dì sì amabile...

[Elpino]
Troppo è giusto che additi
Di conoscer quel bene
Onde per altrui gode alma che è grata.
[Eurilla]
E qual maggior ventura
Che se il nostro piacer divenga pegno
Del nostro amore ad un Eroe sì degno?
[Fillide]
Ma tu Ninfa gentil forse che stanca...
[Eurilla]
Stanca non son per girne ove mi chiama,
O per oprar ciò che ragione impera.
[Tirsi]
Già vicina la sera
Mentre i languidi raggi invola al giorno,
Né fia che tardi a spargere d’intorno,
Di feconde rugiade,
Arse da estivo ardor l’erbe odorose,
Ritiriamci, e da voi ninfe vezzose,
Da te gentil pastore,
La mia capanna ed ivi
Col suon, col canto il nostro eroe si onore.
[Elpino]
Andiamo Eurilla [Eurilla] andiamo, ed i festivi
Primi accenti ch’io sciolgo in questi lidi,
Sieno accenti di lode
A quell’eroe la cui mercè felice
Arcadia in dì sì lieto applauder s’ode.

[Eurilla, Elpino]
Strano amor, ignoto affetto
Con piacere, con diletto
Sì m’inonda il seno, il cor.
[Eurilla]
Ch’io direi che l’alma crede
Di dar lode,
[Elpino]
Ch’io direi che l’alma vede
In quel prode
[Eurilla, Elpino]
Al diletto genitor. / Il diletto genitor.
Strano amor, ignoto affetto...

[Seconda parte]
[Eurilla]
Con qual piacere, oh Dio,
Il caro suol natio
Comincio a vagheggiar!
E in queste sponde amene
Le prime aure serene
Ritorno a respirar!
Con qual piacere, oh Dio...

In qual vago prospetto
Si presenta a miei sguardi
La valle, il monte, il piano, il bosco, il rio!
Quanto è grande il diletto,
Che in me desta il pensar, che quivi anch’io
La cuna ebbi, ove più semplici e belle
Sono ad invidia altrui le pastorelle!

Con qual piacere, oh Dio,
Il caro suol natio
Comincio a vagheggiar!

Dimmi o pastor: Quel colle,
Che così vaga estolle
Al ciel l’ombrosa fronte
Come si appella? [Tirsi] di Cellene è il monte,
Ove già di sudor molle si vide
Stanco giacer l’affaticato Alcide.
[Eurilla]
E quel che fu quel lato
Coprendo il sol, che gli tramonta a tergo.
A rai nascenti dell’argentea luna
Mesce al fosco dell’ombre, onde s’imbruna,
un soave pallor per cui risplende
Sicché il guardo ivi fisso non offende?
[Tirsi]
Quello d’Arcadia è il tanto
Vago e illustre Erimanto.
[Elpino]
Là tu nascesti Eurilla, ah mi sovviene
Quando ai voti d’Irene
La cara madre il genitore amante
Grato del dono in riva del ruscello
Che gli scorre vicino,
Svenò in onor di Pale un bianco agnello.
[Fillide]
Voi della bella Irene
Siete la degna avventurosa prole!
Della gran ninfa, oh come,
Intorno ognor le pastorali avene
Fan chiaro risonar l’illustre nome!
Perché di cieco oblio mai non sparga
L’onda nera di Lete,
Dal nostro amor voi lo vedrete inciso
Sul faggio, sulla quercia e sull’abate.

Se al rivo, al bosco, al prato
Chiedi de’ pregi suoi
Il prato, il bosco, il rivo
Dirà quanto fu saggia e quanto bella.
E quanto allor che il fato
Crudo la tolse a noi,
Quanto ne pianse privo
D’Arcadia ogni pastor
Empiendo di dolor la capannella.
Se al rivo, al bosco, al prato...

[Tirsi]
Ed è pur ver, ch’io ti rivedo Elpino?
Ti ricorda il tuo Tirsi?
Ti ricorda lo stral ch’io ti donai
Là in riva all’Erasino?
[Elpino]
Sì mi ricorda, o Tirsi, e fu quel dì
Che gareggiar nel canto Arcadia udì
Coridone ed Alceste
D’Ettore questi in lode e quel d’Achille
Presso la tomba dell’Argivo Oreste.
[Tirsi]
Più dell’antica sua rozza struttura
Più vestigio non serba il nobil sito.
[Elpino]
Ch’il ristorò? [Tirsi] Daliso.
Quel ch’oggi Arcadia onora [Elpino] eroe che tanto
Fama a rimote parti illustre rende,
Narrami dove nacque e da qual lido
Qui lo condusse a voi propizio il fato?
[Tirsi]
Sotto l’artico cielo
Da Prosapia regale ebbe i natali
Di Basilio (il cui sangue
Scorre nelle sue vene, appunto quali
Talor da un fonte istesso escon due fiumi)
Ei sostenne con l’armi
Il diritto, l’onor, la sorte, il nome
Contro del Trace e domenica Dall’invitta sua spada
Benché superbe e fiere
Vide l’Odrisio Re Legioni intere
Portì quindi il suo brando
A fulminar in patti più rimote
Di genti a noi non note
Il contumace orgoglio.
Vinto questo ed infranto
Recar con suo dolor l’Istro ed il Reno
Mirò di sangue al mar l’onda vermiglia.
[Elpino]
Oh quanto Eurilla, oh quanto
Eroe sì degno al genitor somiglia!

[Tirsi]
Se tu vuoi saper qual sia
Quell’eroe di cui favello,
Egli è prode qual fu quello
Che dell’Asia trionfò.
Qual fu chi di sorte ria
Vinse l’ira, quando doma
Fé servir Cartago a Roma
E la pace le tornò.
Se tu vuoi saper qual sia...

[Eurilla]
E come qui per nostra sorte ei giunse?
[Tirsi]
Scorsi dappoich’egli ebbe in lungo giro
Dell’Ausonia vicina i lidi opposti,
Perché dalle sofferte
Strane sciagure sue mesta e dolente
Avesse Arcadia alfin qualche respiro,
Il provio, il clemente
Basilio a noi donollo.
Qui con paterna cura
Fiorir ei fé la sospirata pace.
Fu sua mercè sicura
Da ogn’insulto la greggia:
Ei de’ giusti il piacere ed il riposo,
Egli il terror d’ogni empio.
Ei di pietà, che pura
Cotanto in lui riluce, illustre esempio,
Di pane accrebbe e culto e lustro al tempo.
Nell’eccelsa sua fronte oh qual risplende
Maestade ed amore?
Tirsi tel giura, o Elpino,
Non è clemenza in lui minor, se tanto
Ne fu grande il valore.
[Elvira]
Oh quanto Eurilla, oh quanto
Somiglia eroe sì degno al genitore!

Splende talor del sole
Candida nube ai rai,
Splende sicché non sai
Di quei bei lumi no, qual sia più vago.
Chiare così del prode
Son l’opre ed il valore,
Che a me del genitore
Sembra Daliso sì, sembra l’immago.
Splende talor del sole...

[Tirsi]
Eccone giunti, e questa
La mia semplice e rozza capannella.
Ti dimentica, o bella,
Le grandezze di Tebe.
[Eurilla]
Figlio è il vizio del fasto. Ah che a me piace
Quella rozzezza, ove innocenza alberga
Povera, ma felice.
Mole che altera s’erga
A un Arcade pastor troppo disdice.
[Tirsi]
Or ben Arcadi siete, Arcade io sono.
D’un Arcade pastor degna sia quella
Parca cena, ch’io v’offro.
Qui sulla molle erbetta
La nostra pasceran modesta fame
Poco latte rappreso,
Una pura agnelletta,
Che la greggia dispensa
In questo giorno alla men parca mensa.
Nappo gentil di generoso vino,
Che presso l’Erimanto
Innaffia l’Erasino,
Dia lena al nostro canto.
Ecco incomincio: Ah viva
Viva Daliso, e in mille voci e mille
Rispondan viva Elpino, Eurilla e Fille.

Viva sì che di romper non osi
L’aureo stampe la parca crudele.
Viva sì che i suoi dolci riposi
Mai non turbi la sorte infedele.
Viva sì che di romper non osi...

[Elpino]
Non basta, o Tirsi, è giusto
Che si desti fra noi la gara antica
Sicché all’emola voce
risponda in lieto suon la valle aprica.
[Tirsi]
Si desti Elpin si desti,
E bench’io ceda al paragon, qual sia
Vergogna a me, che da te vinto io sia?
[Elpino]
A tuoi voti, o Daliso,
Arrida lieto il ciel [Tirsi] serva il destino.
[Elpino]
Porti la fama il glorioso nome
Al popol più rimoto [Tirsi] e al più vicino.
[Elpino]
Sicché da Battro a Tile
Peni il mondo a trovar eroe che sia
In clemenza, [Tirsi] in coraggio, [Elpino, Tirsi] a te simile.
[Tirsi]
A te fedele spiri
Placido zeffiretto, aura soave.
[Elpino]
A te con fausti giri
Chiaro ravvolga il sole anni felici.
[Tirsi]
Mercè de’ tuoi auspici
Goda il apstor presso il paterno ovile.
[Elpino]
Goda tranquilla pace
[Tirsi]
Giacché amabil ci sei, quanto già fosti
Terribile al Normanno [Elpino] e quanto al Trace.

Qual ti vide in campo armato
Cinto il crin di verde alloro
Sul suo lido
L’Istro infido,
In Arcadia il fortunato
Pastorel non ti vedrà.
Ma dirà che il bel sereno
Dell’antica età dell’oro
Fa risplender nel suo seno
Il baleno
Di tua dolce maestà.
Qual ti vide in campo armato...

[Eurilla]
So che in Arcadia, o bella,
Sempre, se non eguale, amola almeno
Fu nel canto al pastor la pastorella.
Se di Elpino e di Tirsi
Fè sì soave udirsi
Risonar la dolcissima favella,
La tua voce e la mia
Scarsa di lodi al nostro eroe non sia.
Contro del biondo Dio
Sento destarsi in me sdegno e dispetto.
[Fillide]
Io sento nel cor mio
Verso il Nume d’Arcadia un dolce affetto.
[Eurilla]
Con suo rapido corso
Mentre veloce il sol misura l’ore,
Fa che un sì lieto dì troppo sia breve.
[Fillide]
E di pane all’amore
Di Daliso l’acquisto Arcadia deve.
[Eurilla]
Dunque, o Fillide, [Fillide] Eurilla,
Ciò che Pan ci donò, più non ci tolga.
[Eurilla]
Ci renda il biondo Dio,
Sì ci renda quel dì che ci rapio.

In simil giorno
Faccia ritorno
Sul nostro cielo
Del Dio di Delo
L’almo splendor.
Ma sì risplenda,
Che non offenda
Sua luce pura
Di notte oscura
Squallido orror.
In simil giorno...

[Fillide]
Ma non perché dalle Cimmerie grotte
Sorga fra l’ombre sue fosca la notte,
Lasciam di offrir al prode
Al magnanimo eroe canto di lode.
[Eurilla]
Sì destino festose
Al suon di nostra voce
Naiadi e ninfe, satiri e silvani.
[Fillide]
Non più fra selve tacite ed ombrose
Vegga starsi nascose
E l’Erasin le Driadi,
E l’Alfeo l’Amadriadi.
[Eurilla]
E se cheto nel nido
Tace il sopito augello.
[Fillide]
de’ loro lieti accenti
In questo fiume, e in quello
[Eurilla, Fillide]
S’oda almen risonar questo e quel lido.
[Fillide]
Fra sì concenti
Ci sorprenda l’aurora.
[Eurilla]
E col tuo nome
Sempre, o Daliso il sole,
Fin dove sparger suole
De’ suoi rai luminosi ogni favilla,
[Fillide]
Porti i viva di Fille [Eurilla] e quei d’Eurilla.

[Fillide]
Le tue lodi invida sorte
Pria che involi al labbro mio,
Erme valli e colli aprici
Fatti amici
Scorreran lupo ed agnello.
Pria che celi anima forte
Il tuo nome onda d’oblio,
La sua piena in seno al monte
Verso il fonte
Volgeran fiume e ruscello.
Le tue lodi invida sorte...

[Tirsi]
Orsù chiudansi i rivi, anche di troppo
Han già bevuto i prati.
Ti secondi, o Daliso,
Fausto propizio e fido
Per tanti anni il destino
Quanti intorno io ravvivo.
[Tirsi, Elpino]
Raggi al sole,
[Tirsi, Eurilla]
Astri al cielo,
[Tirsi, Fillide]
Arene al lido.

[Tirsi, Elpino]
A turbar la nostra pace
[Tirsi]
Mai a destra il ciel non tuoni,
[Elpino]
A sinistra augel non voli.
[Eurilla]
Non l’opprima il fato audace,
[Fillide]
Nera larva non l’involi
[Tirsi, Elpino, Eurilla, Fillide]
Finché il giusto, il dolce Impero
Dell’Alfeo Daliso avrà.
L’abbia pur mill’anni e mille
E l’Alfeo de’ suoi bei pregi
Tirsi, Elpino, Eurilla e Fille
Rimbombar sempre farà.
A turbar la nostra pace...

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Bc - Bologna - Museo internazionale e Biblioteca della musica
collocazione Lo.7527

Altri esemplari

I-Rn - Roma - Biblioteca Nazionale Centrale MISC. Val.1586.2
I-Rn - Roma - Biblioteca Nazionale Centrale MISC. Val.694.9


Scheda a cura di Giulia Giovani
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