Scheda n. 2077

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1700

Titolo

Cantata a voce sola con VV

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Lulier, Giovanni Lorenzo (c1662-1700)
autore del testo per musica: Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale)

Fa parte di

Cantate da camera (n. 2076/1)

Pubblicazione

[Roma] : copia, [1681-1682]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 1-20v)

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano, 2 violini e continuo

Repertori bibliografici

Pelliccia 2012: n. 19, pp. 135-136

Bibliografia

Pelliccia 2013a: pp. IX-X, XIII e XIX, XXI-XXII; p. XXVI; pp. 1-21.
Marx 1983a: p. 145, n. 13
Montalto 1955: p. 523n

Descrizione analitica

1.1: (aria-refrain, la maggiore, c)
Sarei troppo felice
1.2: (recitativo, c)
Io miro in bel giardin spuntar la rosa
1.3: (aria-refrain, la maggiore, c)
Sarei troppo felice
2.1: (aria, la maggiore, 3/8)
Tal se premo sentiero odorato
2.2: (recitativo, c)
Fra le danze, i teatri
2.3: (aria, la maggiore, 3/8)
Che mi giova che vaga serena
3.1: (recitativo, c)
Il vano mio pnesiero
4.1: (refrain, re maggiore, 6/8)
4.2: (aria, re maggiore, 6/8)
Il pensiero è un prato ameno
4.3: (refrain, re maggiore, 6/8)
4.4: (aria, re maggiore, 6/8)
Il pensiero è una fenice
5.1: (recitativo, c)
Or, chi brama gioir tranquilla pace
6.1: (aria-refrain, la maggiore, c)
Sarei troppo felice

Trascrizione del testo poetico

Sarei troppo felice
S’io potessi dar legge al mio pensiero

Io miro in bel giardin spuntar la rosa
Cui fan corona innamorati i gigli
Io veggio le viole
Quai verginelle ascose
Pallidette e fugaci
Schivar del sol nascente i primi baci

Che pro?
Formo col piede orme odorose
Ma di cure penose
La mia mente trascorre alto pensiero.

Sarei troppo felice
S’io potessi dar legge al mio pensiero

Tal, se premo sentiero odorato,
Dura spina, che punge il mio core
Va dicendo costante dolore,
Non vien meno fra i vezzi del prato

Fra le danze, i teatri,
Ove festeggia in ogni ciglio il riso,
Ove ogni senso alla sua pace è volto,
Nel mio dolor sepolto,
Mi lascia all’improviso
Quanto veloce più, tanto più fiero

Che mi giova che vaga serena
Sciolga all’aura vezzosi concenti
Se i più cari, i più dolci contenti
Mi risveglian l’antica mia pena

Il vano mio pensiero
D’una madre immortal figlio incostante
Se la sgrido mi fugge
Se la chiamo non m’ode
Se nol voglio mi segue,
E con moto indefesso
Entro i deliri suoi, perdo me stesso.

Il pensiero è un prato ameno
Ove i sensi hanno il confine;
Mille fiori chiude in seno
Ma lo cingon mille spine.

Il pensiero è una fenice,
Che in un tempo, e more e nasce;
Or di lagrime si pasce
Or risorge più felice.

Or chi brama goder tranquilla pace,
Piacer fermo, e sincero,
Incateni il pensier, se v’è catena,
Che uman pensiero incatenar si vanti;
Io per me la desio, ma non la spero.

Sarei troppo felice
S’io potessi dar legge al mio pensiero.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

GB-Cfm - Cambridge - Fitzwilliam Museum Dept of Manuscripts and Printed Books
collocazione Mu.Ms.128.1

Scheda a cura di Chiara Pelliccia
Ultima modifica: