Scheda n. 1617

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1710

Titolo

Là Canace / Del Sig.r Carlo Cesarini

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Cesarini, Carlo Francesco (c1665- dopo il 2.9.1741)
autore del testo per musica: Pamphilj, Benedetto (1653-1730; cardinale)
possessore: Ottoboni, Pietro (1667-1740)

Fa parte di

Pubblicazione

Roma : copia del copista Mü II, (1700-1710)

Descrizione fisica

1 partitura

Filigrana

Non rilevata

Note

Manoscritto proveniente dalla biblioteca musicale del Cardinale Pietro Ottoboni.

Titolo uniforme

Canace nata appena. Cantata, La Canace

Organico

Soprano e continuo

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, si♭ maggiore, c)
Canace nata appena
2.1: Largo(aria, sol minore, c)
Bella labra, in cui si vede
3.1: (recitativo, c)
Ah, che pur troppo è vero
4.1: (aria, si♭ maggiore, 3/8)
Mà sò ben, perché la morte
4.2: (aria, si♭ maggiore, 3/8)
Se cresceva al par degl'anni
5.1: Adagio(recitativo-arioso, si♭ maggiore, c)
Così mori Canace

Trascrizione del testo poetico

Canace nata appena
Morir tù dei! Mirasti
Solo sei volte ed una l’anno
Or biondo, or canuto
È pur morir tù devi, ah ria fortuna,
Anzi implacabil sorte!
Sè il modo di morire
È peggior della morte,
Dalle guancie vezzose
Cadran le fresche Rose,
Mentre febre inclemente
Chiuso il varco alla Voce
Con infocati fior, con arti ascose,
Quanto apparisce meno, è più feroce.
Forse stancha la morte
D’esercitar col dardo i suoi rigori,
Si prende à gioco il saettar cò i fiori.

Belle labra, in cui si vede
La bellezza in sù l’aurora;
Chi con armi sì omicide
Vi divide e vi scolora?

Ah, che pur troppo è vero!
Nelle tue belle labra
Quei fiori contumaci
Non sono fior: mà son di morte i baci.
Apri dunque gl’accenti!
È giunta à i piedi dell’orribil mostro.
Digli, che tù sarai
Prodigio di natura.
Digli, che goderai
Di farti dè gl’amanti
Soave affanno e cura.
Digli, che trà le fasce
È troppo gran delitto
Uccidere nell’Alba un sol, che nasce.

Mà sò ben, perché la morte
Alla voce chiuse il varco
E coprì gl’occhi innocenti.
Non si vidde tanto forte
Di tener costante l’arco
Al bel guardo, a i dolci accenti.

Se cresceva al par degl’anni
In Canace la bellezza,
L’arco à morte havrebbe tolto.
Morte il vidde e à i nostri danni
Armò tutta la fierezza
Per timor di quel bel volto.

Così mori Canace,
Che contro morte Arciera
Gratia non vale ò giovanezza altera.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

GB-Cfm - Cambridge - Fitzwilliam Museum Dept of Manuscripts and Printed Books
collocazione MU.MS.230.4

Scheda a cura di Berthold Over
Ultima modifica: