Scheda n. 1404

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1697

Titolo

Cantata à 2 Voci

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Cesarini, Carlo Francesco (c1665- dopo il 2.9.1741)
possessore: Ottoboni, Pietro (1667-1740)

Pubblicazione

Roma : copia, (1697)

Descrizione fisica

1 partitura

Filigrana

Non rilevata

Note

Probabilmente da identificare con la "Cantata di Nettunno" copiata per il Cardinale Pietro Ottoboni nel 1697. Il manoscritto proviene dalla biblioteca musicale del Cardinale. Il nome del compositore non si trova sul manoscritto, ma è indicato nell’indice del volume.

Titolo uniforme

Organico

Soprano, contralto, 2 violini e continuo

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, re maggiore, c)
Non cessate, aquiloni, io voglio guerra
2.1: Presto(aria, re maggiore, c)
Scuota il dente
3.1: (recitativo, c)
Così Nettuno impera e dalle sfere
4.1: (aria, re minore, c)
Mai pace non havrò
5.1: (recitativo, c)
Mà chi di queste sponde
6.1: (aria, si♭ maggiore, 3/4)
Vaghe stelle, chiare e belle
7.1: (recitativo, c)
Più non fremono l’onde e preme il dorso
8.1: (aria, re maggiore, c)
Venticelli, che spirate
9.1: (recitativo, c)
Appunto il ver dicesti e quelle sono
10.1: (aria, la maggiore, 3/8)
Mà poi veloci
11.1: (recitativo, c)
Sì, sì, liete verranno
12.1: (aria, mi minore, 3/4)
Mà Nettuno ancor desia
13.1: (recitativo, c)
Pronta movo le piante al mare in riva
14.1: Allegro(aria, la maggiore, c)
Cari nodi, che formate
15.1: (recitativo, c)
Tacque Innocenza e al volo
16.1: Allegro(duetto, re maggiore, c)
E giorno si giocondo

Trascrizione del testo poetico

Nettuno:
Non cessate, aquiloni, io voglio guerra.
La pallida violetta,
Messagiera d’Aprile,
Cada sul prato.
E dal mar agitato
Resti il nocchiero absorto,
Né spiri aura, che guidi i legni in porto.

Scuota il dente
Del mio tridente
Crudo furor.
E rubelle sin le stelle
Con miei flutti io bramo ancor.

Così Nettuno impera e dalle sfere
Le mie voci severe
Seconda il gran tonante.
Con diluvio incessante
Giove confonde il ciel, la terra, il mare
E sin di luce avare
Le gran faci del sol tolgono il giorno
Dell’alba sospirata il bel ritorno.

Innocenza:
Che Innocenza in neghittoso oblio
Sorda non curi le miserie altrui,
Esser non può. Si tenti
Con le preghiere di placar le stelle
E del mar le procelle
Freni saggio consiglio,
Che supera sovente
Le communi sciagure, un gran periglio.

Mai pace non havrò
E in ciel non rivedrò (?)
Spuntar l’usato albore.
Pene, sospiri e morti
Son stimoli ben forti
Alla pietà d’un core.

Nettuno:
Ma chi di queste sponde
Osa premer l’Arene e in minaccioso
Frenar protende di Nettun lo sdegno?
Al candor delle vesti e al nuovo armento
Cosa mortal non sembra
E men feroce parmi, ch’ogni elemento
Si renda a un cenno sol della sua voce.

Innocenza:
Vaghe stelle, chiare e belle
Pur in cielo scintillate.
Ed al prato, al mare ancora
La vicina amica Aurora
Senza nubi omai portate.

Più non fremono l’onde e preme il dorso
Il sicuro nocchier del mar tranquillo.
Saluta l’Usignolo
La tanta desiata Alba novella
E la timida Agnella
Vedendo il ciel sereno
Avida corre dell’erbette in seno.
Sù dunque, non tardate,
Candide mie colombe, à sciorre il volo
E gl’ulivi portate
Di bella pace all’uno e l’altro polo.

Nettuno:
A tuoi cenni sovrani, ò Nume ignoto,
Il Dio dell’onde tributario or cede
E con bacio devoto
Adorator s’inchina al tuo gran piede.

Innocenza:
Nettuno, il Ciel sereno
Promette al mietitor gravide spighe,
Ne più teme il Bifolco
Che la mepe non pera in grembo al solco.
Così del pari io voglio,
Che sciolti all’aure i lini
Senza rompersi in scoglio
Franghino l’onde tue sicuri i Pini
E la bella Clemenza
Regni nel mar ancor dell’Innocenza.

Nettuno:
Tue ministre fedeli
Già spiegan le Colombe i vanni al cielo
E già squarciato il velo
Delle tempeste un Aura più gentile
Porta nel mar la calma, in terra Aprile.

Venticelli, che spirate
Dolci e grati à Teti in seno;
Le procelle or voi fugate
D’Innocenza al sol baleno.

Innocenza:
Appunto il ver dicesti e quelle sono
Le ministre colombe
D’Innocenza regnante.
Tu dunque segui il loro volo, e dove
Piantano sovra il lido il verde olivo,
Io voglio, che tu veggia risorto
D’Anzio su le ruine amico il porto.

Mà poi veloci,
Colombe care,
Lasciate il mare,
Tornate à me.
Che questo petto
Degno ricetto
Per voi sol è.

[Nettuno]:
Si, si, liete verranno
A riposarti in seno
E fissar ben sapranno
I lumi d’Innocenza al bel sereno.
S’altre volte del soglio
Diei legge le colombe al Campidoglio.

Ma Nettuno ancor desia
Di baciarti il sacro piè.
Dunque vieni all’onda mia
Ò che gonfio io vengo à te.

Innocenza:
Pronta movo le piante al mare in riva,
Che la memoria viva
Tengo dentro il mio core
Dell’uffizio primiero,
Che trattava sul onde il mio gran Piero.

Cari nodi, che formate
Questi reti fortunate,
Pur vi torno à ribaciar.
Con insidia dell’Amore
Fate preda d’ogni core,
Or che Piero torna al mar.

Nettuno:
Tacque Innocenza e al volo
Dier fine le colombe. Il lido in porto.
Tosto cangiossi e il duolo
Delle tempeste terminò in conforto.

Innocenza/Nettuno:
E giorno si giocondo
Rese degno d’invidia
Il mio povero lido a tutto il mondo.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

GB-Mp - Manchester - Central Library, Henry Watson Music Library
collocazione Ms. Q544 Bk51.1

Scheda a cura di Berthold Over
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