Scheda n. 1376

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1760-1790

Titolo

Cantata del Sign:r Filippo Collinelli

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Collinelli, Filippo (1690-?)
autore del testo per musica: Paglia Francesco Maria

Fa parte di

Cantate da Camera (n. 1373/3)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1760-1790]

Descrizione fisica

C. 15-29 ; 180x250 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Per l’autore del testo poetico cfr. I-Rvat Vat. lat. 10204 cc. 81v-83

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bini 1995: n. 848, pp. 473-474

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
A voi che l'accendeste
2.1: Andante(aria, do minore, c)
Begl' occhi io non mi pento
3.1: (recitativo, c)
Che volete occhi belli
4.1: Allegro(aria, si♭ maggiore, 4/2)
Più delle stelle luci gradite
5.1: (recitativo, c)
Che se fuggon le stelle
6.1: Andante(aria, si♭ maggiore, 3/8)
Tanti pregi per voi
7.1: (recitativo, c)
Più che di Leda i figli
8.1: Cacchera spagnola, andante e ondeggiante(aria, sol minore, 6/8)
Se gli specchi sono eco del guardo

Trascrizione del testo poetico

A voi che l’accendeste
Raccomando il mio foco occhi adorati
In voi co’ raggi armati
Geminio sol risplende
Che l’ombra del mio duol dilegua e strugge
Da cui solo dipende
La mia vita e la morte
In voi solo s’aggira
Il mio fato e la sorte.
L’anima mia trafitta
Se tempra amore e scocca i dardi suoi
Solo in voi con voi per voi.

Begl’occhi io non mi pento
D’havervi offeso il sen
Anzi se le mie pene
Fossero senza speme
L’anima nel cimento
Vorrei portare almen.

Che volete occhi belli
Io per voi già mi moro
Mi provo ogni momento
Idoli fulminanti e pur v’adoro
Del ciel della bellezza
Siete in un tempo istesso
Stelle fisse ed erranti
E poli e segni illustrate col guardo
La nostra è forse ancor l’eterea mole
Ne l’esser due vi toglie
Quel vanto singolar che vanta il sole.

Più delle stelle
Luci gradite
Luci mie belle
Vi stima il cor
E il sol ancora
Quando v’aprite
Di tanta aurora
Teme l’ardor.

Che se fuggon le stelle
All’apparir del giorno
Voi col giorno apparite
Poi tornano quelle
Mentre l’Indo Netunno
Del fumanti Piroo consola il morso
E fanno in ciel con numeroso corso
Funerali d’argento a tomba d’oro
Ma voi sempre splendete
Voi già non fuggite
E solo vi chiudete
Stanchi di saettar quando dormite.

Tanti pregi in voi ravviso
Ch’è impossibile
Ch’io vi chieda o mie pupille
La perduta libertà
Il lasciar vostre faville
E’ l’istesso
Che fuggir da un labirinto
Per raggion della beltà.

Più che di Leda i figli
Che a vicenda negl’astri
Proteggono il nocchiere al segno inteso
Voi potete o bei lumi
Con lo splendor acceso
D’un guardo amico e fido
La nave del mio cor condurre al lido.
Fonti del mio languire
Faci del mio gioire
Sagittarij gemelli
Luminosi flagelli
Specchi della mia fede
Con eterni riflessi
Tutta la mia speranza in voi si vede
Ma per pietà sentite
Occhi belli un momento e poi ferite.

Se li specchi son echi del guardo
Bello è quello ch’è di lume sincero
Prende e rende l’istesso tenor
Non si aduli col lume il pensiero
La ferita sie l’eco del dardo
E il dardo sia specchio del cor.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rama - Roma - Bibliomediateca Accademia Nazionale Santa Cecilia
fondo Fondo Mario
collocazione A.ms.3971.3

Scheda a cura di Maria Luisa Baroni
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