Scheda n. 1134

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1690-1710

Titolo

[Cantata]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Scarlatti, Alessandro (1660-1725)

Fa parte di

Pubblicazione

[Napoli : copia, 1690-1710]

Descrizione fisica

C. 69r-81v

Filigrana

Non rilevata

Note

Fonte acefala. Non compare nell’indice iniziale del volume redatto da Rondinella.

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
S, Chieggio perdon
2.1: (aria, sol minore, c)
S, E' viltà chi ama poco
2.2: (aria, sol minore, c)
S, Non è amar da nobil core
3.1: (recitativo, c)
S, Ma qual voce gentile
4.1: (aria, si♭ maggiore, c)
S, Lodo ben ch'alma bendata
5.1: (aria, si♭ maggiore, 3/8)
S, Se in un sospiro ch'è pien di fede
5.2: (aria, si♭ maggiore, 3/8)
S, La dolce speme che per ristoro
6.1: (recitativo, c)
S, Così canta colei

Trascrizione del testo poetico

[Io per Dori mi struggo e pur desio
Che l’ami il cor mio e a quella fede,
E ai quei superbi amori
Di cui ne va sciolto
Vorrebbe un mio pensiero
Crescere i nodi e raddoppiar gli ardori]
Chieggio perdon e offendo
L’alto splendor di quella fiamma ond’ardo
Ma al par del mio desir più ne pretendo
Desir che vieta alla mia bella arsura.

Il temer pena è lo sperar ventura.

E’ viltà di chi ama poco
All’amor chieder mercede
Premio solo di mia fede
Sia l’affanno del mio foco.

Non è amar da nobil core
Da sue fiamme cercar vanto
Si condanni a un giusto pianto
Chi fa pompa dell’ardore.

Ma qual voce gentile odo d’intorno
Scioglier musici accenti e in un baleno
Portar dal più bel giorno
Fra l’ombre de pensieri un bel sereno
E in aliti sì cari
Che figli son di quell’amabil core
Parmi che canti in questa guisa amore.

Lodo ben ch’alma bendata
Si mantenga alti concetti
Ma sdegnar nobili affetti
E’ rigor d’un alma ingrata.

Se in un sospiro
Ch’è pien di fede
A suoi tormenti
Breve respiro
Un’alma chiede
Se gli consenti
Che saria crudeltà d’un cor tiranno
Aggiunger pene a un amoroso affanno.

La dolce speme
Che per ristoro
Si lascia a un core
Sempre mantiene
Il bel decoro
Il suo splendore
Che non merta d’un cor la fiamma altera
Chi di rigor la paga e la dispera.

Così canta colei che m’innamora
E dei graditi accenti
Su la bell’aria a volo
Viene un caro riposoa miei tormenti
Non è però che le mie brame alletti
Un’ardita speranza
Con dar lusinga a miei sublimi affetti
Spero ben io gran sorte
Questa fia sol che la mia bella Dori
S’offra al mio cor che sue bellezze adori.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 34.5.2.18

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
Ultima modifica: