Scheda n. 8963

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1700-1730

Titolo

Cantata del Sig.r Ben.do Marcello [Clori, che amando andate]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Marcello, Benedetto Giacomo (1686-1739)

Fa parte di

Cantate (n. 8256/2)

Redazione

[s.l : copia, 1700-1730]

Descrizione fisica

C. 5-8

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, si♭ maggiore, c)
Clori, che amando andate
2.1: (aria, si♭ maggiore, 3/4)
Sì dolce è la mia fiamma
3.1: (recitativo, si♭ maggiore, c)
Chi del solito ardore
4.1: (aria, si♭ maggiore, 3/8)
Troppo care mie pene

Trascrizione del testo poetico

Clori, che amando andate,
E di dura prigion soffrite il danno
Non sia mai, che l’affanno
Mi turbi si che possa
Farmi sdegnar non che spezzare il laccio
Da me che pur mi giaccio
In stretta servitù cori apprendete
Come soffrir dovete
Anch’io né prime instanti
Che à filli consacrai l’anima mia
Temei che troppo ria
Dovesse il mio pensier turbar la pena
Perché poco serena
Splender vedea de’ raggi suoi la luce
Ma perché in me s’accrebbe
Come nel suo bel viso
Grazie per farvi amar l’alto desio
Dell’amorosa face
Ardo e d’arder mi piace,
Perché è premio all’ardor la fiamma istessa
E quand’anco concessa
Mai non fosse al penar qualche mercede
Per il mio cor che eccede
Ogni altro che in amar viva e respiri
Sente amabili al pari
Delle gioie più dolci anco i martiri.

Sì dolce è la mia fiamma,
Ch’io bramo un altro cor per più languire
Il sen tanto s’infiamma,
Che già sen move al lusinghier martire.

Chi del solito ardore
Onde avvampa ogni cor sente gli incendi
Non può saper qual via
Dell’amar la dolcezza alta e gradita
Ma di fiamma infinita
Chi avvezzo è a risentir faville ardenti
Vide quanto possenti
Son due ciglia anco crude
Anco severe per me si fan piacere
Quei ritrosi rigori
Onde ogn’alma che adori lagnar si suol
Son cari anco i disprezzi
Perché a rendermi amante hanno uguale virtù
Gli sdegni, e i vezzi.

Troppo care mie pene mi siete
Se sapete
Al mio bene pur anco esser grate
Voi perdete ogni vostro rigore
E con nuovo portento d’amare
Dolcemente quest’alma beate.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione 33.3.29 [olim Cantate 186].2

Scheda a cura di Chiara De Marchi
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