Scheda n. 8961

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1717-1729

Titolo

Cantata / XXV / con cembalo solo

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Heinichen, Johann David (1683-1729)

Pubblicazione

[Dresden? : copia, 1717-1729]

Descrizione fisica

P. 264-279 [olim 260-275]

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano, cembalo,violoncello e continuo

Repertori bibliografici

Lorber 1991: n. 192, pp. 377-380

Bibliografia

Gialdroni - Sciommeri 2018: pp. IX-XI, XIV-XV

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
Ebra d’amor fuggia
2.1: (aria, re minore, 3/8)
Pur ti stringo ò mio diletto
3.1: (recitativo, c)
Ribacciolla Teseo
4.1: (aria, mi♭ maggiore, c)
Stringa sì dolce nodo ardente amore
5.1: (recitativo, c)
Ma poi che desta vidde
6.1: (aria, la minore, 2/4)
Ingoiatelo laceratelo
7.1: (recitativo, c)
Ah, che son con Teseo per mio tormento
8.1: Adagio(aria, sol minore, c)
Struggiti o core in pianto

Trascrizione del testo poetico

Ebra d’amor fuggia
Dalle soglie paterne
Trà le braccia à Teseo la Real figlia
del cretese signor la bella Arianna
Giunta allo scoglio, in cui
Un tardo pentimento l’attendea
Del Garzon infedele in grembo assisa
Nel volto traditor le luci affisse
Indi baccialo e disse:

Pur di [recte: ti] stringo ò mio diletto
Pur ti baccio o caro ben
Bella gioia del mio petto
Bell’amore del mio sen.

Ribacciolla Teseo
L’accarezzò sin tanto
Che i begl’occhi le oppresse il sonno incauto
All’or col piede al par del core infido
Fuggì dalla tradita.
Donzella e gionto al lido
Ove attendealo il legno
Spiegò le vele ai venti e verso Atene
Indrizzo il corso e Arianna
Lasciò sola in balia delle sue pene
Essa intanto dormia
E un sogno ingannator la dipingea
Vicino al suo diletto a cui dicea:

Stringa sì dolce nodo ardente amore
Né fredda gelosia lo sciolga mai
Più tuo che mio sarà questo mio core
Più mio che tuo mio ben sempre sarai.

Ma poi che desta vidde
Sé abbandonata e sola e vidde il legno
Che volando rapia la sua speranza
Teseo, gridò, Teseo
Qual Furia a me t’invola
E a qual inferno m’abbandoni ingrato
Ah! dall’infida antenna
Le vele abbassa e riedi
A questa senza te misera sponda
Ahi ch’ei segue il suo corso
E mi risponde il sol fragor dell’onda.

Ingoiatelo
Laceratelo
Ondosi vortici
Mostri del mar.
Sorgete o tempeste
Atroci e funeste
Le membra barbare
A divorar.

Ah, che son con Teseo per mio tormento
In lega i mostri il mar gli scogli e’l vento?
Più non veggon quest’occhi
Che del mio fallo il portentoso aspetto
Veggo il mio padre offeso
Il mio german ucciso
Il mio sangue tradito
Il mio honor perduto
E pur fra tanti detestabil oggetti
Non veggo ancora il volto della morte
Ch’il mio furor ch’il mio dolor conforte.

Struggiti o core in pianto,
E piangi sin a tanto
Che tu non sia più cor.
E se non puoi tu solo
Pianga con il mio duolo
Il mio tradito amor.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-Dl - Dresden - Sächsische Landesbibliothek - Staats-, und Universitätsbibliothek
collocazione Mus. 2398-J-1.25

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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