Scheda n. 7870

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1748

Titolo

La Vergine a piè della Croce / del P.re.M.ro Valentini M.ro di Cap.la

Presentazione

Partitura e parti

Legami a persone

compositore: Valentini, Giovanni Andrea (XVIII sec.)

Redazione

[S.l. : copia, 20 marzo 1748]

Descrizione fisica

Partitura autografa (9 c.) e 5 parti (2 vl1: 8 c., 2 vl2: 4 c., vlc: 4c) ; 215x290 mm

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Ecco il mio Figlio il mio diletto e caro. Cantata, La Vergine a piè della Croce

Organico

Soprano, 4 violini e violoncello

Repertori bibliografici

Sartori 1962: p. 353

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, sol minore, c)
Maria, S, Ecco il mio Figlio il mio diletto e caro
2.1: Allegro assai/Andantino(aria-refrain, si♭ maggiore, c -3/4)
Maria, S, Privo di mia presenza (A)Pur se guarda ed io lo miro(B)Aria bipartita con Da Capo
3.1: (recitativo, mi minore, c)
Perfida ingrata Plebe!
4.1: Andante(aria-refrain, fa maggiore, c -3/4)
Consunto dal martire(A)Se sazio di patire(B) Aria bipartita con Da Capo

Trascrizione del testo poetico

Ecco il mio Figlio il mio diletto e caro
Oggetto del mio amor ecco il mio Bene
Il dolce pegno amato
Delle viscere mie
Che a dura trave affisso
Per decreto inumano empio ed ingiusto
Mostra cinto di spine il capo augusto
Il mio povero core è tutto oppresso
Entro un torbido mar di mille affanni
Naufrago va’ nel rimirar d’appresso
Agonizzar fra tante pene
La mia vita il mio sol la mia delizia
Grondar per ogni parte
Quel sangue prezioso
Stillar quel sangue oh Dio!
Ch’alla fine uscì dalle mie vene
Deh, chi mi porge aita
Chi mi consola ahimè non v’ha conforto
Che l’alma mia ristori
Dal nemico furor dell’empie squadre
Pietà sperar non lice
Misero mio Figliuol madre infelice
Ma perché parlo? A che mi lagno accanto
Al moribondo Figlio?
Ah! che il mesto mio ciglio
Il mio aspetto il mio pianto i miei lamenti
Rendano a lui più vivi i miei tormenti
Che far dunque degg’io allontanarmi!
Ho troppo il cor commosso
Dividermi da te Figlio non posso.

Privo di mia presenza
Lo lascerei ben presto
Ma nella mia partenza
Farei oh Dio per questo
Più grave il suo dolor.
Pur se guarda ed io lo miro
Si aumenta il nostro duolo
Che di due è fatto un solo
Come un solo è il nostro amor.

Perfida ingrata Plebe!
Gerusalemme infida!
Di se inventar potea
Pena maggior la crudeltà ebrea
E che non fece il suo divino Amore
Per giovarti o infedel? Quai benefizi
Non dispensò? Quai non oprò portenti
Per indrizzarti al Ciel per darti vita
In fiumi di sapienza il labbro aprì.
Corse, sudò: ma quella
Indomita tua mente
Quell’ostinata e dura
Che sempre avesti in sen fierezza avita
Gli dà crudele oh mia dolente vita
Per sua mercè per guiderdon la morte
Compiuto è già l’inusitato eccesso
Ed il mio Bene oimè! Già spira adesso.
O voi che m’ascoltate
Che già spirare udite
Sugli occhi della Madre un Figlio Dio
Dite se v’ha dolore uguale al mio.

Consunto dal martire
Perde sugl’occhi miei
La vita il figlio amato
Per darla all’uomo ingrato
Che a Dio mancò di fé.

Se sazio di patire
Alfin ei muore io peno
Deh una lagrima almeno
Pel Figlio mio per me.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Af - Assisi - Biblioteca e Centro di documentazione francescana del Sacro Convento di S. Francesco
collocazione 471-4

Scheda a cura di Maria Lucia Anselmi
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