Tipo record
Tipo documento
Data
Titolo
Presentazione
Legami a persone
Redazione
Descrizione fisica
Filigrana
Note
Nel frontespizio il compositore annota "Per le 40 ore nel Duomo d’Assisi" riferendosi all’importante rito durante la settimana Santa che prevedeva l’esposizione e l’adorazione del SS. Sacramento. La complessa cantata della quale sono pervenute solo le parti separate, anche in più copie come quella del bc, rivela la mano di un altro copista come si nota nel lungo recitativo 7.1(v. immagine). La cantata su testo di padre Ubaldo Tebaldi è stata stampata a cura di Pompeo Campana nel 1747 a Foligno.
Titolo uniforme
Organico
Repertori bibliografici
Descrizione analitica
Gesù, T, Oggetto del mio amor, diletta Madre
Maria, A, Figlio, che ascolto mai!
Gesù, T, Perchè appunto comuni
Maria, A, Quanto si mostra amaro
Maria, A, Sento tutte nel mio cuore(A)Riman solo al mio dolore(B) Aria bipartita con da Capo
Gesù, T, Deh, perché parli? Ah taci!
Maria, A, È più loquace in questa circostanza
Gesù, T, Non affannarti tanto
Gesù, T, Se versata ho dalle vene (A) ma in vederti,o Madre, in pena(B) Aria bipartita con da capo
Maria, A, Misera me! Già par che spiri...
Gesù, T, Per riparar del mondo reo i danni
Maria/Gesù, Figlio amato,Ah il tuo stato/ Cara Madre ti consola (Aria con da capo)
Trascrizione del testo poetico
Gesù
Oggetto del mio amor, diletta Madre
Perché nel maggior colmo
Dei miei mortali affanni
Gravi di pianto a me rivolgi i lumi?
Pallida in volto, ahimè! Turbata e mesta
Vi veggo, o Genitrice
Negli occhi tuoi si legge espresso e chiaro
L’immenso turbamento i vari moti
Che ti opprimono il cor. Deh, volgi altrove
Se no il piè le tue pupille almeno
Troppo assai mi commuove
il tuo dolore ah, sento
Farsi per te più crudo il mio tormento.
Maria
Figlio, che ascolto mai!
Forse dovrà Colei, mio bene amato
Che nato al sen ti strinse
Che ti fasciò, che ti allattò Bambino
Mostrar la fronte lieta e asciutto il ciglio?
Svenne lassù nel Cielo
Il lume suo nascose
Fra le tenebre il sol.
A tanto esempio come
Farsi potranno lieti
E sereni i lumi miei? Oh Dio!
Del Figliuol mio lo scempio è a me comune!
Nel duol gli son consorte
E se comune è il duol, sia ancor la morte.
Gesù
Perché appunto comuni
Sono ad entrambi i miei aspri martiri
Perciò dal mio cospetto
Vorrei lunge ne andasti, o donna forte.
E quando mai non possa
Dividerti da me quel grand’affetto
Che porti a me tuo figlio
Al figlio tuo diletto
Non s’incontrin fra loro
Non s’incontrino almeno i nostri sguardi
Se i nostri sguardi sì languidi e mesti
Che quali acuti dardi
Con violenta segreta e sottil arte
Ne trapassano il cor da parte a parte.
Maria
Quanto si mostra amaro
A quest’alma il tuo dir! La tua favella
Delle viscere mie
Pegno adorato e caro
Più lena appresta al mio cordoglio interno
Dal tuo corpo piagato
Distor non può l’affetto mio materno
I suoi sguardi amorosi
Né può lasciarti abbandonato e solo
Nell’estreme agonie
Sì, Figlio, è ver le pene tue son mie.
Sento tutte nel mio core
Le reali tue ferite
Sento i chiodi, i tuoi flagelli
Le tue spine ed i martelli
Rimbombar sopra di me.
Riman solo al mio dolore
Nel mio corpo di aver tanto
E morir dall’altro canto
Crocifissa anch’io con te.
Gesù
Deh, perché parli? Ah taci!
Abbastanza esprimesti.
Maria
È più loquace in questa circostanza
D’una lingua che parla un cor che tace
Deh, se tu m’ami ancora
Del mio sen virginale unico frutto
Lascia ch’io sfoghi a’ piè del duro legno
Le doglie mie crudeli
Oh quante angosce oh quante
À l’alma mia sofferse
In questo solo dì dolce mia vita!
Nel mirarti legato in mezzo agli empi
Tratto al preside ingiusto ignudo ai colpi
Dei flagelli inumani
Vivo sangue grondar trafitto il capo
Da spinoso diadema, avvolto il seno
Di porpora ingiuriosa
Sa udir le strida
Soffrir la vista e tollerar lo scorno
Del popol reo che ti fremea d’intorno.
Chi può ridirti oh Dio!
Qual divenne il mio cor quando inviato
All’infame supplizio io ti mirai
Gemer sotto l’incarco
Del grave tronco e per lo sparso sangue
Quasi tremula canna
Vacillar e cader corsi, gridai:
Ma da fieri custodi
Respinta indietro a te , mio ben, caduto
Apprestar non potei picciolo aiuto.
Ti seguitai pur anche
E giunta poscia a grande stento e pena
Sul doloroso colle
Udii fra breve il suono
Dei gravosi martelli i fieri colpi
A lungo rimbombar. Prestarti aita
Volea pure in quel punto
Il mio tenero amor. Ma fra le squadre
Fra i perversi ministri
Penetrar non potea. Poi quando vidi
Te sollevato in Croce
E di tue membra il peso
Sulle trafitte mani
Tutto aggravarsi impaziente accorsi
Di sostenerti in atto il tronco abbraccio,
Piango, lo bacio e fra i dolenti baci
Che tuttavia v’imprimo
Ecco che scorre aimè sì scorre o Dio
Scorre confuso intanto
Del Figlio il sangue e della Madre il pianto.
Gesù
Non affannarti tanto
O cara genitrice
La flebile tua voce
Più tormento mi dà che la mia Croce.
Se versata ho dalle vene
La gran piena del mio sangue
Se sofferti ho molti stenti
Grandi ingiurie e gran tormenti
Tutto è poco al mio desir.
Ma in vederti o Madre in pena
Mi si leva ogni conforto
Onde resto tutto aperto
In un mare di martir.
Maria
Misera me! Già par che spiri...
Gesù
Appunto.
Per riparar del mondo reo i danni
L’Alma è esalò alla fine in mano al Padre
Deh, consolati o Madre
Al mio Giovanni ho già commessa e data
Di te stessa la cura e alternamente
L’uno all’altra accennando
Con la voce e col ciglio
Lui provvidi di Madre, e te di Figlio.
[DUETTO]
Maria/ Gesù
Figlio amato, Ah il tuo stato
Tramortire oh Dio mi fa’
Cara Madre ti consola
Il mio stato presto al fin si cangerà.
Sommo Dio che vedi il tutto
Tu rimira il mio gran lutto
E ti muova il mio dolore
Ad aver di me pietà.
Padre mio che vedi il tutto
Da’ conforto al di Lei core
E ti muova il suo dolore
Ad aver di Lei pietà.
Paese
Lingua
Segnatura
collocazione 470-4
Scheda a cura di Maria Lucia Anselmi