Scheda n. 7380

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640

Titolo

A la rota, a la benda. Del Sig.r Luigi Rossi.

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Rossi, Luigi (1597-1653)
autore incerto: Rosa, Salvator (1615-1673)
copista: Capell, Edward

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Cc. 11-36. Iniziale ornata

Filigrana

Non rilevata

Note

Precedenti possessori : Prunières, Henry (1886-1942) ; Thibault, Geneviève (1902-1975). Altra copia in: I-Rc, Fondo Baini 2477 (cc. 197r-216r).

Titolo uniforme

A la rota, a la benda. Cantata, La Fortuna

Organico

Soprano e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, si♭ maggiore, c/)
A la rota, a la benda
2.1: (aria, sol minore, c)
Il Nocchier lasci le sponde
3.1: (recitativo e aria, sol minore, c, 3/4)
Sol dall’onde
4.1: (aria, 6/8)
Invano Amanti
5.1: (recitativo, sol minore, c)
Mai non ponno goder
6.1: (recitativo e aria, do minore, c)
Sparge invano
7.1: (recitativo, si♭ maggiore, c)
Altri forse si pensa viver
8.1: (aria, do minore, c)
Chi fortuna non ha
9.1: (recitativo e aria, do minore, c)
Con poche forze
10.1: (recitativo, sol minore, c)
Poi provocati
11.1: (recitativo, do minore, c)
O Regi voi
12.1: (aria, si♭ maggiore, 6/8)
D’amor la mercé

Trascrizione del testo poetico

A la rota a la benda
Al biondo crine al volto
Chi non sa chi mi sia quant’è pur stolto
La Fortuna son Io ciascun m’intenda
A me dal Ciel fu dato
Di comandar i venti
E de reggere il mondo e gl’elementi.

Il Nocchier lasci le sponde
E s’aggiri in mar crudele
Quando a lui sarò fedele
L’aure e l’acque havrà seconde.

Sol dall’onde resta absorto
L’infelice cui non lice
Mentre sorte non ha giunger in porto.

Invano Amanti l’aita chiedete
A chi vi tormenta
Io rendo un’alma contenta,
Io posso darvi la vita.
Di Creta giunto all’arene
Per cibo del mostro fiero
Teseo divien prigioniero
Di due pupille serene.
Ma nulla l’amante spera
Ch’a morte è già condannato Amore,
Non cangia il fato ad Amore impera.
Io scopro a lui quel valore
Ch’uccide il mostro tiranno,
E fuori del cieco inganno
Ritorna poi vincitore.
Felice all’hor che riluce
Diana nel Ciel festosa
Rapisce l’amata sposa
E seco altrove l’adduce.
Godendo del bel sembiante
Vede che sol può la sorte
Ritorre un’alma da morte
Far lieto un misero amante
Chi serba fedel costanza
E brama mercè da Cupido
S’amica a lui non arrido,
È vana la sua possenza.
Le stelle amor la bellezza
Ministre del mio valore
Non fanno un’alma godere
Che soffra la mia fierezza.
Leandro a vuoto si crede
Solcare l’instabil Egeo
Ma resta dell’acque trofeo
Né trova pietà sua fede.

Mai non ponno goder mercede alcuna
Amor costanza e fé senza fortuna.
Sparge invano i sudori e s’affatica
Chi la virtude apprende
Se la sorte ha nemica.

Arion crede col suono
Di placar gl’empi Nocchieri
Chiede sol la vita in dono
E la niegano quei feri
Pur Orfeo ne foschi imperi
Con la cetra quanto brama
Al fin s’impetra.
E piangendo le sue doglie
Euridice a morte toglie,
Dunque ogn’ alma vede a prova
Ch’à un sventurato la virtù non giova.

Altri forse si pensa
Viver da me lontano,
Con gir dove rinbomba
Festosa al ciel la vincitrice tromba.
Là ne’ campi di Marte
Ove lo sdegno accende ogni Guerriero
Che pro valore et arte
Senza me qual Campion trionfa altiero,
Il compartir le palme è sol mia gloria
Chi fortuna non ha, non ha vittoria.
Con poche forze abbatte
Le nemiche potenze il Greco invitto
A pena egli combatte
Ch’ogni esercito cade al suol trafitto.
Ma di tanti trionfi è mia la gloria,
Chi fortuna non ha, non ha vittoria.
Poi provocati a sdegno i miei furori,
Il suo laccio vitale
Né la più cara età morte disciolse
E un picciol marmo un Alessandro accolse.

O Regi voi ch’insuperbite tanto
Su frenate l’ardire, ah non vedete
Ch’in onda ancor ne vostri petti il pianto
Se de Regi splendori
Adornai l’oriente
Di vostra breve vita
Non sia l’alma superba e troppo ardita
Temete pur temete ch’io ardita
Non turbi il meriggio o l’occidente.
Del Britannico Re l’infausto caso
V’in segni che tal hora chiaro Oriente
Ha torbido l’occaso.

D’amor la mercè
Le pompe Reali
Le palme o mortali
Si donan da me
Seguendo altro nume
In van si presume
Che vostr’alme sian beate
Sventurate.
La mia [...]
Chi fortuna non ha goder non può.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

F-Pn - Paris - Bibliothèque Nationale de France
fondo Chambure
collocazione Res. VMF MS-28.2

Scheda a cura di Sébastien Guillot-Genton
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