Scheda n. 7066

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1730-1799

Titolo

Orfeo, | Cantata. | Pergolese | Cantata pour Soprano Solo | acct de quatuor | partition | del Sigr Pergolesi

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Pergolesi, Giovanni Battista (1710-1736)

Redazione

[S.l. : copia, XVIII sec.]

Descrizione fisica

1 partitura (16 p. senza numerazione) ; 315 x 210 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

La fonte è rilegata con copertina cartonata a texture marmorea scura; segue un foglio di guardia e poi il frontespizio; quest’ultimo presenta evidenti segni di ricalco da inchiostro della pagina successiva, rendendo confusionaria la lettura. Il titolo, che nelle responsabilità della presente schedatura è unificato, in realtà presenta due diverse mani: Al centro [Cantata] e in basso a sinistra [del Sigr Pergolesi]; poi, di diversa mano e con inchiostro più chiaro (matita?), v’è aggiunto [Orfeo,] a sinistra di [Cantata] e [Pergolese | Cantata pour Soprano Solo | acct de quatuor | partition] al centro sotto i timbri del Conservatorio.

Titolo uniforme

Organico

Soprano, 2 violini, viola e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, fa maggiore, c)
Nel chiuso centro ove ogni luce assonna
2.1: Amoroso(aria, mi♭ maggiore, c)
Euridice e dove sei?
3.1: (recitativo, c)
Sì, che pietà non v’è
4.1: Presto(aria, fa maggiore, c)
O d’Euridice

Trascrizione del testo poetico

Nel chiuso centro ove ogni luce assonna
All’or che pianse in compagnia d’amore
Della smarrita donna
Seguendo l’orme per ignota via
Giunse di Tracia il Vate. Al suo dolore
Qui sciolse il freno a rintracciar pietate,
E qui nel muto orrore
In dolci accenti all’alme sventurate,
Sulla cetra narrando i suoi tormenti,
Temprò la pena e debellò lo sdegno
Del barbaro Signor del cieco regno.

Euridice e dove sei?
Chi m’ascolta, chi m’addita,
Dov’è il sol degl’occhi miei?
Chi farà che torni in vita?
Chi al mio cor la renderà?
Preda fu d’ingiusta morte
Io dirò se tra voi resta
L’adorata mia consorte,
Che pietà più non si desta,
Che giustizia più non v’ha.

Sì, che pietà non v’è, se a me non lice
Piegar del fato il braccio, onde risani
La cruda piaga d’Euridice in seno:
Non v’è pietà nò non s’intende amore,
Se invan sospiro, invan mi crucio e piango,
Ma che dissi che finsi? Un tanto affetto
Chi non provò? Chi non intese ancora
Di natura e d’amor le voci, i moti?
Angue tra spine sia, tra ircane selve
Feroce tigre, o tra [numi?]d’arene
Sieno indomite belve?
Ditelo voi cui trasse amor tra l’ombre
Pallida amica turba, Evandro, e Fedra,
E tu prole d’Acasto, e voi compagne
Si può tra rai del sole tornar così?
Chi può senza il suo bene
Trarre i giorni odiosi, e disperando
Vivere per amore, amar penando?

O d’Euridice
N’andrò fastoso
O d’Acheronte
Sul nero fonte
Disciolto in lagrime
Spirto infelice
Sì io resterò.
Non ha terrore
Per me la morte
Presso al mio amore
Ogn’aspra sorte
Ogni sventura
Soffrir si può.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

B-Bc - Bruxelles - Conservatoire Royal, Bibliothèque
collocazione 649

Scheda a cura di Giuseppe Migliore
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