Scheda n. 6694

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica a stampa

Data

Data certa, 1674

Titolo

Amore enigmatico dilettevole a tutti

Presentazione

Legami a persone

autore del testo per musica: Monesio, Pietro Giovanni (?-1684)

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

Parte seconda, p. 7-10

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Perché lacero il sen, languido il volto. Forma non specificata, Amore enigmatico dilettevole a tutti

Trascrizione del testo poetico

Perché lacero il sen, languido il volto,
Mendico d’ogni bene,
Tra mille angosce involto,
Piango e sospiro immerso in mar di pene,
Gran curiosità
Destan nel vostro core i miei sospiri:
Preziosa beltà
È l’amata cagion de’ miei martiri;
Ma questa non lampeggia in un solo viso,
Che in più sembianti è ‘l suo splendor diviso.

Non è una sola
Quella, ch’invola
La pace a me;
Son più le belle,
Che a me rubelle
Negan mercè;

Ma per meglio appagar le vostre brame
Vi dirò quali son queste mie dame;
E so ben, che direte,
Mentre note vi fo quelle,che am’io,
Che non è singolar l’affetto mio.

Sotto l’indico cielo
In piaggia orientale
Trassero queste il fulgido natale,
E fu lor genitore il Dio di Delo;
Quindi per dare a lor lume sereno
Fu sviscerato a la gran madre il seno;
Poi su volante Pin solcando il mare
Approdàro festose al lido Ibero,
Dove preser le forme amate e care;
Ma con tanta finezza
Là si perfezionò la lor bellezza,
Che se vantavan pria
Semplicità natia
Propria d’ogn’Indiano,
Divenner doppie nel Paese ispano;
Onde con la lor nobile sembianza
Or lusingan sì bene il mio pensiero,
Che sol da loro ogni sollievo io spero.

Son vaghe e son belle
Ed io ne son privo,
E corron sì snelle,
Che mai non le arrivo;
E se ne prendo alcuna, al par del vento
Mi sparisce di mano in un momento.

Il core le adora,
E m’odiano sempre,
Serbando ad ognora
Durissime tempre;
Poiché ognuna di loro è sì superba,
Che sempre co’ mendici odio riserba.

Son picciole assai,
Ma son di valore,
E i loro bei rai
M’impiagano il core;
Ne sia stupor se sogliono impiagarmi,
Poiché sempre con lor portano l’armi.

O se una volta a me fosse concesso
Aver di loro il libero possesso,
Sarebbe la mia vita, il mio tesoro,
Che a dirla come l’è, son figlie d’oro,
E se il pondo d’amore
A defesso amatore
Tal’or rassembra faticoso e grave,
Il lor peso sarebbe a me soave.

Or dovreste aver capito
Quali son le dame amate,
Che crudeli, avare e ingrate
M’hanno l’anima rapito;
E se pure alcun non sa
Quali son quelle beltà,
Ch’amo ognor fido e costante;
De le doppie di Spagna io sono amante.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rv - Roma - Biblioteca Vallicelliana
collocazione ARCA VII 24.101

Scheda a cura di Nadia Amendola
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