Scheda n. 6211

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, tra il 1700 e il 1710

Titolo

Ora che il sol con l’aurei suoi Piropi

Presentazione

Partitura

Legami a persone

Fa parte di

Pubblicazione

Copia

Descrizione fisica

C. 47r-59r

Filigrana

Filigrana costituita da lettere SP (rilevata alle cc. 49r, 53r, 57r )

Note

Preceduta dal seguente testo introduttivo (c. 47 r.): "Bella donna abbandonata dal suo amato senza cagione Con implacabile sdegno in tempo di notte li rimprovera La Rotta fede, e con desio di vendetta stabilisce di non amarla più : Serenata à voce sola"

Titolo uniforme

Organico

Contralto e continuo

Repertori bibliografici

Maccavino 1990: p. 106

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, c)
A, Ora che il sol con l'aurei suoi Piropi
2.1: Spiritoso(aria, fa maggiore, c)
A, Mora mora chi m'ingannò
3.1: (recitativo, c)
A, Maledico quell'hora
4.1: (aria, la minore, c)
A, Odio e sdegno e non più amor
5.1: (recitativo, c)
A, Se splendida Maggìa d'astro perverso
6.1: (aria, do minore, 3/8)
A, Di sdegno nel gran foco
7.1: (recitativo, c)
A, Già nel mio acceso interno
8.1: (aria, re minore, 12/8)
A, Divenghi amaro il miele
9.1: (recitativo, c)
A, A tuo maggior rossore
10.1: (aria, si♭ maggiore, 3/8)
A, Son pentita cessaron le pene

Trascrizione del testo poetico

Ora che il sol con l’aurei suoi Piropi
Freggiò [!] di Teti il manto di Zaffiro
Con tragico rigiro
Forma imbrunito il Ciel di duolo avvinto
Più l’esequie al mio cor ch’al giorno estinto:
Mentre al martirio giace
D’ardenti frenesie, d’ira e vendetta
Contro chi del mio amor spreggiò [!] la face.

Perciò con grande impegno
In Tribunale assiso
Furibondo il mio sdegno
Mentre alle mie querele apre le porte
Prescrive al traditor pene di morte.

Mora chi m’ingannò
Pera chi mi tradì
Maledetto quel dì
Ch’il petto mi ferì fellone amante
Cada l’ingrato sì
L’empio che mi lasciò
ah più non viva nò
Chi il core mi rubbò [!] ladro incostante.

Maledico quell’hora che t’accolsi nel seno;
D’un aspe ingrato all’hora
De’ finti amplessi il laccio
Ne’ tuoi baci succhiai sì rio veleno.
Ma al fosco lete in braccio
Memorie del mio amor ite in oblio
Se più anelo d’amor pera il desio.

Odio e sdegno e non più amor,
Mi fomenta un etna in petto.
Il tuo affetto a tuo dispetto
è già spento nel mio Cor.

Se splendida Maggìa [!] d’astro perverso
Mi balenò per te mal nato ardore
Or già nell’odio immerso
Bruggio sì ma di rabbia, e di furore.

Di sdegno nel gran foco da farfalletta
Cupido in fretta corse a morir
Si vidde [!] a poco a poco
a tanto tanto lume
il cieco nume incenerir.

Già nel mio acceso interno
se mi fu traditor provò l’inferno
Mè rimembranze amare
Di tradita beltà gitene a volo
resti per mio consuolo
libero il cor d’ogni affannoso impaccio;
smorsi l’ingegno ardor petto di giaccio
Odi dunque a tuo scorno
Perfido ed infedele.

Divenghi amaro il miele
E dolce il salso Regno
Ti giuro con impegno
Di non amarti più.
Fia senza sole il giorno
Vedovo il ciel di stelle
Le mie sembianze belle
Non goderai mai tu.

A tuo maggior rossore
Un dì portai per te piagato il core
Ingrato errai nol niego or me ne pento
balsamo degli errori el pentimento.

Son pentita cessaron le pene
il mio core più piaghe non ha
rotte sono l’indegne catene
godo lieta la mia libertà.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-PLcon - Palermo - Biblioteca del Conservatorio di Musica "Vincenzo Bellini"
fondo Pisani
collocazione Arm. I Pis. 10.6

Scheda a cura di Grazia Adamo
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