Scheda n. 6052

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1760-1790

Titolo

Cantata pel Santo Natale di Gesù a 3. Amor Divino, Fede e Speranza Parte P.ma / Sigismondo

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Sigismondo, Giuseppe (1739-1826)
possessore: Sigismondo, Giuseppe (1739-1826)

Fa parte di

Redazione

[Napoli : autografo in parte, 1761-1790]

Descrizione fisica

1 partitura (c. 100-181) ; 225x295 mm

Filigrana

Non rilevata

Note

Il manoscritto apparteneva alla collezione di Giuseppe Sigismondo, acquisita dalla Biblioteca dopo la sua morte.

Titolo uniforme

Pur giunto alfine è il sospirato giorno. Cantata, Cantata pel Santo Natale di Gesù

Organico

2 soprani, tenore, oboe, 2 violini, viola e continuo

Repertori bibliografici

Bibliografia

Descrizione analitica

1.1: Allegro assai(sinfonia, sol maggiore, c)
1.2: Andante(aria, do maggiore, 2/4)
1.3: Allegro(aria, sol maggiore, 3/8)
2.1: (recitativo, c)
Pur giunto alfine è il sospirato giorno,
3.1: Andante amoroso(aria, fa maggiore, 12/8)
Per me vagisce in cuna
4.1: (recitativo, c)
Chi più lieta di me, sempre costante
5.1: (aria, sol maggiore, 2/2)
Picciol seme in terra accolto
6.1: (recitativo, c)
Se fra voi si contende
7.1: Andante(aria, la maggiore, 2/4)
Perché gli son compagna
8.1: (recitativo, c)
Grande è inver la cagione
9.1: (aria, sol minore, 3/4)
Sempre il Re dell’alte sfere
10.1: (recitativo, c)
Ogni ragion che in prova
11.1: Andantino(aria, si♭ maggiore, c)
V’è chi spiegar pretende
12.1: (recitativo, c)
Siete eguali ne’ vanti
13.1: Largo(aria, re maggiore, c)
S’adori il sol nascente
14.1: Andantino(aria, mi♭ maggiore, 2/4)
In prato, in foresta
15.1: (recitativo, c)
Questa è l’età dell’oro e non già quella
16.1: (aria, re maggiore, 3/8)
O caro e placido
17.1: (recitativo, c)
Tutta ancor la gran’opra non è compita
18.1: Andantino(aria, do minore, 2/2)
Vittima offrir se stesso
19.1: (recitativo, c)
Sotto il giogo soave io già rimiro
20.1: Andante(aria, do maggiore, c)
In faccia alla minaccia
21.1: (recitativo, c)
Dopo il piccolo giro
22.1: Allegro(aria, sol maggiore, c)
Fra i perigli dell’umido regno
23.1: (recitativo, c)
So che dunque il governo
24.1: Allegro(aria, fa maggiore, 3/8)
Come dal fonte il fiume

Trascrizione del testo poetico

[Prima parte]

[Amor Divino]
Pur giunto alfine è il sospirato giorno,
Germane amiche, il lieto giorno è giunto
Già ne’ presaghi carmi a voi promesso
Da sacri cigni al bel Giordano in riva,
Voi dal celebre messo
L’annuncio udiste ed io
Son la prima cagione onde s’avveri
Quanto credesti tu, quanto tu speri.

[Amor Divino]
Per me vagisce in cuna,
Per me soggiace al verno
Chi gli astri e la fortuna
Ha servi al suo voler.
E da quel soglio eterno
Che pose in grembo al sole
Per me discende e vuole
Dalle stagioni instabili
L’ingiurie sostener.

[Fede]
Chi più lieta di me, sempre costante
Velata i lumi io venerai finora
L’arcana oscurità del gran mistero.
Credei, non vidi, or fuggon l’ombre e chiaro
Ciò che il pensier credeva il ciglio vede
Questa di tua credenza è la mercede.
[Speranza]
Al par di te felice
E forse più son io, da lungi almeno
Del vero sol che nasce
Vidi l’aurora e ne sperai l’arrivo.
Eccolo giunto alfine io ne gioisco
Ed è la gioia intera
Quando tutto s’ottien ciò che si spera.
[Fede]
Benché cieca foss’io quasi presenti
Questi felici eventi
Eran già tutti in me. Sostanza io sono
Delle sperate cose
E argomento fedel son dell’ascose.

[Fede]
Picciol seme in terra accolto
Non palesa o fiori o fronde
E pur tutta il seme asconde
E la pianta, e ‘l frutto e ‘l fior.
Nella rupe sua natia
Freddo il sasso par che sia
Ed in sé di mille e mille
Lucidissime scintille
Pur accoglie lo splendor.

[Amor Divino]
Se fra voi si contende
Chi più gioisca allor che il Verbo eterno
De’ mortali discende
A terminar la servitude amara
Degna è di voi la generosa gara.
[Speranza]
Nel giubilo comune aver degg’io
Parte maggior giacché son io compagna
Nelle sventure altrui la più fedele.
Io di Noè nell’arca
Commessa ai venti e alle procelle entrai
E fra gli acquosi nembi,
E i vortici sonori
La timida famiglia io consolai.
Per me l’antico Abramo
Poté senza pallore armar la destra
E con sereno ciglio
Offrir su l’ora in sacrificio il figlio.
Il condottier d’Egitto
Era con me quando a compire il cenno
Della voce divina
Deluse il Re nemico e le divise
Acque passò dell’Eritrea marina.

[Speranza]
Perché gli son compagna
L’estivo raggio ardente
L’agricoltor non sente,
Suda ma non si lagna
Dell’opra e del sudor.
Con me nel carcer nero
Raggiona il prigioniero,
Si scorda affanni e pene
E al suon di sue catene
Cantando va talor.

[Amor Divino]
Grande è inver la cagione
Del tuo piacer perché avverati or vedi
Gli eventi presagiti in quei perigli
Che a noi rammenti, altro non fu quell’arca
Che una tacita imago
Dell’union concorde
Dell’anime fedeli, altro non era
L’olocausto commesso al vecchio Abramo,
Che immagine dell’altro
Ch’oggi fa di sua prole
Per salvezza dell’uom l’eterno Padre,
E dell’elette squadre
Il gran passaggio e la catena infranta,
Altro non fu che simbolo verace
Di quella libertà ch’oggi a’ mortali
Rende nascendo un Dio,
Di lui figura è il condottiero antico,
E ‘l Re deluto è l’infernal nemico.

[Amor Divino]
Sempre il Re dell’alte sfere
Non favella in chiari accenti
Come allor che in mezzo ai venti
E tra folgori parlò.
Cifre son del suo volere
Quando il mondo in sé comprende,
Parlan l’opre e poi s’intende
Ciò che in esse egli celò.

[Fede]
Ogni ragion che in prova
Poch’è del suo piacer prova è del mio
Da me si passa a lei, da me riceve
Materia al suo sperar. Io dalle labbra
Raccolsi di Giacobbe
Le profetiche voci
Del celebre presagio in cui promise
Quest’aureo giorno e ne formai tesoro.
Tutto seppe da me, nulla s’intende
Senza la scorta mia. Folle è chi ardisce
Scompagnato da me l’occulti arcani
Penetrar di natura
Che in mille errori insani
S’avvolge allor che più veder procura.

[Fede]
V’è chi spiegar pretende,
Chi porge agl’astri il lume
Su le comete accende
Come s’aggira il sole
Ma son menzogne e fole
Tutte l’uman pensier.
Non ha sì franche piume
La mente de’ mortali
S’io non le presto l’ali
Se meco non la guido
Al fonte del saper.

[Amor Divino]
Siete eguali ne’ vanti,
Eguali nel piacer, a lei tu porgi
Fondamento a sperar, tu rendi a lei
Alimento e vigore.
Come d’ombre ed umore
Fanno cambio fra lor l’ardore e ‘l rio
Onde qualunque vinca
Vincete entrambi. Inutile è la gara.
[Fede]
È ver, si fa più cara
La gioia a me perché commune a lei
[Speranza]
Io goder non saperi
Se la germana ancor lieta non fosse.
[Fede]
E s’io godo così. [Speranza] Se lieta io sono
[a 2]
Tutto di te, Divino Amore, è dono.

[Amor Divino]
S’adori il sol nascente
Che l’anima innamora
Da Regni d’Occidente
Fin dove sorge il dì.
[Fede]
S’adori il sol nascente
Che i danni altrui ristora
Da Regni dell’aurora
Fin dove sorge il fì.
[Amor Divino]
Pianga il comun tiranno,
[Fede]
Rida la terra in pace
[a 2]
Che già fuggì l’affanno,
Che già il timor fuggì.

[Seconda parte]

[Fede]
In prato, in foresta
Sia l’alba o la sera
Se dorme talor
Non turba, non desta
La tromba guerriera
Del sonno il pastor.
Le madri sicure
D’insidie e perigli
Se i teneri figli
Si stringono al petto
Impulso è d’affetto
Non più di timor.

[Speranza]
Questa è l’età dell’oro e non già quella
Che la Grecia inventò fra l’altre fole
Onde ingannar la pena
Del femminil lavoro,
Vaneggiando fra loro
Solean le madri e le donzelle argive
Godeano immaginando
Gli strani eventi e le mutate forme,
Ed il pueril pensiero
Si pasceva di queste
Piacevoli menzogne. Altrui l’accolse
Ne’ poetici fogli e poi la cieca
Posterità che contrastar non osa
L’autorità degl’anni
Venerò come arcani
Le menzogne, gl’inganni,
Le impurità, le repugnanze, i falli.
Ma l’ombre e i sogni vani
Spariscono tutto dì qual suole
Notturna nebbia all’apparir del sole.

[Speranza]
O caro e placido
Felice giorno
Non perché spuntano
L’erbette intorno,
Non perché scuotono
Le piante il giel.
Ma perché agli uomini
Pace germoglia
Ma perché l’anima
D’error si spoglia,
Ma perché s’aprono
Le vie del Ciel.

[Amor Divino]
Tutta ancor la gran’opra non è compita,
Io condurrò su l’ara
La vittima innocente. Io sulle labbra
Raddolcirò dell’umanato Nume
L’offerto di dolor calice amaro.
Per me fia che divenga
In purissima mensa
Eterno cibo d’immortal virtute
Ai suoi seguaci e a chi vorrà salute.

[Amor Divino]
Vittima offrir se stesso
A pro del mondo intero
Cangiar per l’uomo oppresso
In servitù l’impero
Son tutte prove è vero
D’un infinito amor.
Ma la più bella è quella
Che nel donar perdono
Da che riceve il dono
Più goda il donator.

[Fede]
Sotto il giogo soave io già rimiro
Venir delle mie leggi ogni remoto
Barbaro abitator di clima ignoto,
Meco al bramato acquisto
Verranno i sacri messi e tutti in petto
Di divina eloquenza avranno i frutti,
Si troveran fra i labbri
Le non oppresse ancora
Incognite favelle ed io fra loro
Il segno di vittoria
Al vento io spiegherò l’eccelso segno
Che opprimerà l’ardire
De’ pallidi tiranni in mezzo all’ire.
[Speranza]
Io di sì viva brama
L’anime accenderò che mille avrai
Testimoni di sangue in tua difesa.
[Fede]
Né per me pugneranno
Sotto i petti virili
Ma cangiando costume
Del mio splendor muniti
I più timidi ancor saranno arditi.

[Fede]
In faccia alla minaccia
De’ barbari tiranni
Non temerà gli affanni
Nell’età sua più bella
La verginella ancor.
Chi soffrirà per gioco
Le pene più inumane
Chi le catene e’l fuoco,
Chi delle belve ircane
L’indomito furor.

[Amor Divino]
Dopo il piccolo giro
Di pochi lustri il Re de’ Re che nasce
Fra le celesti squadre
Tornerà sulle sfere a lato al Padre.
Ma non saran per questo
Chiusi i regni del Ciel né avrà da lui
Le sacre chiavi il peccator eletto
Che non più tratterrà come solea
Nel mare di Giudea
La navicella ad umil preda intenta
Ma sciogliendo le sarte
La spingerà sicura
Fin dove han gl’austri e l’aquiloni il nido
Portando il lume tuo di lido in lido.

[Amor Divino]
Fra i perigli dell’umido regno
Veleggiando la nave felice
Vincitrice passar si vedrà.
Io la cura del picciolo legno
Avrò sempre per l’onda crudele
La speranza ne regga le vele
E la fede di nobili prede
Nel cammino più ricca sarà.

[Fede]
So che dunque il governo
Del commesso naviglio a man fedele
Passar dovrà del condottier primiero.
[Speranza]
Oh qual ordine io spero
Di successori illustri
Somiglianti nell’opre al gran nocchiero.
[Amor Divino]
Ma fra quanti saranno
All’ardua cura eletti
Uno il Ciel ne darà che sia verace
D’umiltà, d’innocenza esempio al mondo.
Questi l’ore fraudando a suoi riposi
Or suderà ne’ tempi, o al vero nume
Sacrando ore novelle, o al puro fonte
L’altrui macchie lavando, or di sua mano
Imprimerà nell’alme
I caratteri sacri ed in ogn’opra
Fia de’ riti divini
Rigido osservator. Tanto la terra
L’ammirerà che il benedetto nome
Sarà speme agli afflitti,
A rei spavento e riverenza ai regi.
[Fede]
Noi gli staremo a lato [Speranza] Io la grand’alma
Di celesti desiri
L’accenderò nel seno. [Fede] Io di mia luce
Gl’illustrerò l’eccelsa mente. [Amor Divino] Ed io
Di lui mi farò duce
Ai più riposti arcani in grembo a Dio.

[a 3]
Come dal fonte il fiume,
Come dal mar l’arene,
Come dal sole il lume
Felice dì ne viene
Ogni piacer da te.
Tu de prodigi miei
Per te godendo insieme
S’accrescerà la speme,
Trionferà la fè.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Nc - Napoli - Biblioteca del Conservatorio Statale di Musica "San Pietro a Majella"
collocazione Cantate 291 (=20.2.4).2

Scheda a cura di Giulia Giovani
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