Scheda n. 5312

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1680-1690

Titolo

Del S.r Aless.o Stradella

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Stradella, Alessandro (1639-1682)

Fa parte di

Redazione

[Roma : copia, 1680-1690]

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Anima incenerita. Cantata

Organico

Contralto e continuo

Bibliografia

Gianturco-McCrickard 1991: 1.1-61 (L'anima incenerita)

Descrizione analitica

1.1: (recitativo-arioso, la minore, c)
Anima incenerita
2.1: (aria, la minore, c)
Qual nel lido acheronteo
2.2: (aria, la minore, c)
Con severa tirannia
3.1: (recitativo-arioso, c)
Ma qual vil codardia le glorie oscura
4.1: (aria, sol maggiore, c 3/8)
Il sagittario
4.2: (aria, sol maggiore, c 3/8)
Ciglio implacabile
5.1: (recitativo, c)
Ma chi sa, se gradite
6.1: (aria, re minore, c)
Farsi vittima al rigor
6.2: (aria, re minore, c)
Farsi scopo all'empietà

Trascrizione del testo poetico

Anima incenerita
A i rai del mio bel sole
Fulminata si duole,
Nè ritrova all’ardor scampo, nè aita,
Che Lauro difensore
Non han gl’amanti al fulminar d’Amore.

Qual nel lido acheronteo
Mesto Orfeo,
Preda d’Amor
Fò canoro il pianto mio
E pietà dal cieco dio
Non impetra
La mia cetra
Flaggellata dal dolor.

Con severa tirannia
L’alma mia
Ciglio crudel
Fa bersaglio alle saette
E un momento non permette,
Ch’io respiri
Tra martiri
Crudo fato, avverso ciel.

Ma qual vil codardia le glorie oscura
Alla mia fè costante?
Mi sgomentan l’arsure e sono amante?
No, vero non fia,
Che mal nato timor l’alma debelli.
Sì, luci adorate,
Ferite, saettate,
Piovete sul mio seno i mongibelli,
Grandinate ver me strali d’ardore,
Che a un diluvio di fiamme offro il mio core.

Il sagittario
Figlio di Venere
Strali ardentissimi
Vibri al mio sen?
Che fia mio svario
Converso in cenere
Tra incendij asprissimi
Di venir men.

2.a
Ciglio implacabile
Piaga insoffribile
M’apra nell’anima
Senza pietà.
Che caro e amabile
È il duol terribile,
Che mi disanima
Per sua beltà.

Ma chi sa, se gradite
A duo begl’occhi alteri
Siano le fiamme ambite
E riportin mercè stratij sì fieri?

Farsi vittima al rigor
Senza speme di goder
È un delirio del pensier
E dell’alma un folle error.

2.a
Farsi scopo all’empietà
Senza speme di mercè.
Ma, che dico, è viltà
Di lingua troppo avara
Chieder mercè per servitù sì cara.
Di spontaneo servaggio
È trionfo il soffrir, premio l’oltraggio.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-Hs - Hamburg - Staats und Universitätsbibliothek Carl von Ossietzky, Musiksammlung
collocazione ND VI 2263,1.10

Scheda a cura di Berthold Over
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