Scheda n. 4733

Tipo record

Scheda singola

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data certa, 1712

Titolo

Originaletto / Tacete ormai tacete. / Cantata à 2. Con Violini Tirsi e Fileno / Del Sig.r Antonio Caldara

Presentazione

Parte o set di parti

Legami a persone

compositore: Caldara, Antonio (1671c-1736)

Redazione

Roma : copia, 1712

Descrizione fisica

2 parti (17, 12 c.) ; 280x205 mm

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Soprano, contralto, 2 violini e continuo

Repertori bibliografici

Descrizione analitica

1.1: all.o assai(sinfonia, sol maggiore, 3/4)
1.2: ad.o(sinfonia, 3/2)
1.3: all.o(sinfonia, sol maggiore, 2/4)
2.1: (recitativo, c)
Tirsi, Tacete, ormai tacete
3.1: Largo(aria, fa maggiore, c)
Tirsi, È troppo tiranna
4.1: (recitativo, c)
Fileno, Come lagnar ti vuoi,
5.1: all.o(aria, si♭ maggiore, c/)
Fileno, Di Cupido fra l’aspre catene
6.1: (recitativo, c)
Tirsi, Non ha bisogno l’amor mio costante,
7.1: all.o(aria, re minore, 3/8)
Tirsi, Istro e Tebro han fra di loro
8.1: (recitativo, c)
Fileno, Prendi almen per augurio
9.1: all.o(aria, do maggiore, 2/4)
Fileno, Son talora presagi
10.1: (recitativo, c)
Tirsi, Fileno, Tu dai al mio tormento
11.1: (duetto, sol maggiore, c/)
Tirsi, Fileno, Si si devi sperar

Trascrizione del testo poetico

Tacete, ormai tacete
Non lusingate il cor mensogne ingrate,
Che le mura beate
Ove lieto soggiorna il bel ch’adoro
Alla memoria mia
Con fiera tirannia
D’un sogno ingannator spesso additate.
Tacete ormai tacete
Non lusingate il cor mensogne ingrate,
Si dolce rimembranza
Da cruda lontananza
Perde il suo pregio, e accresce il mio dolore,
E la vostra pietà cangia in rigore.

È troppo tiranna
pietade ch’inganna
Con sogno infedel.
Il seno distrugge
Di brama che fugge
Memoria crudel.

Come lagnar ti vuoi, ch’amor pietoso
L’idolo tuo bramato
Benché lontan dal tuo desio fervente
Rende con dolce sogno a te presente?
Inganno fortunato,
Che della lontananza al fier tormento
Concede almeno un lusinghier momento.

Di Cupido fra l’aspre catene
Porta calma un momento di gioia.
Anche il sogno lusinga la spene
E più lieve sa render la noia.

Non ha bisogno l’amor mio costante,
Che dà un sogno mendace
Si rinovin talora
Mendicate lusinghe al core amante
A notturna, e fugace ombra bugiarda
In chiara luce adorno
Vago succede il giorno,
E con tormento strano
Più pensa il cor, ch’è dal suo bel lontano.

Istro e Tebro han fra di loro
Spaventosa lontananza.
Ria cagion del mio martoro,
Che da pene alla speranza.

Prendi almen per augurio
Di vicino sollievo alle tue pene
Il veder così spesso ancor che in sogno
L’adorate sembianze del tuo bene.

Son talora presagi
Del cielo sotto velo
Di fallaci chimeriche forme.
Che non sempre nel modo,
Che pensi con i sensi
Assopita anche l’anima dorme.

Tu dai al mio tormento
Breve tregua e riposo
Se mi fai concepir qualche scintilla
Di gradita speranza;
Ma temo, che m’inganni
Il tuo parlar per me troppo pietoso,
Bandisci pur gl’affanni
Di fiera lontananza,
E presta fede a i dolci auguri miei,
Che già vicino al tuo goder tu sei.

Si si devi sperar
Che presto rivedrai
L’idolo amato.
E ti consolerai
Per si bella cagion
D’haver penato.
Si si, voglio sperar
Che presto rivedrò
L’idolo amato.
E mi consolerò
Per si bella cagion
D’haver penato.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

D-MÜs - Münster - Santini-Bibliothek (in D-MUp)
collocazione Sant. Hs. 793

Scheda a cura di Magdalena Boschung
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