Scheda n. 1998

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Testo per musica manoscritto

Data

Data incerta, 1690-1710

Titolo

Amante disperato | musica di Fran.o Gasparini

Presentazione

Non applicabile

Legami a persone

autore del testo per musica: Paglia Francesco Maria

Redazione

[S.l. : copia, 1690-1710]

Descrizione fisica

C. 2-3v

Filigrana

Non rilevata

Note

Testo messo in musica da Francesco Gasparini (cfr. I-Rvat Barb.lat. 4202)

Titolo uniforme

Dopo aver pianto e sospirato invano. Forma non specificata, Amante disperato

Trascrizione del testo poetico

Dopo haver pianto e sospirato in vano
Per una cruda e bella
Un’amante infelice;
Spinto un giorno da suoi ciechi deliri
Sovra incolta pendice
L’aura infettar volea co’ suoi sospiri:

Ad un’alma innamorata
Ch’esaltar voglia la pena
Ogni larva è troppo amata,
Ognoi balza è troppo amena.

Ivi da un forte ohimè
Che vomitò dal cor Silvio dolente,
Divennero quei sassi
Pietre di paragon della sua fé:
Agitato, impaziente
Scrutava il suol quando moveva i passi.
Alfin si assise e poscia
Mirando il ciel che gl’era assai vicino,
Gli rammentò l’angoscia
che in quegl’orbi regnava il suo destino;
Girò lo sguardo orrendo
E sì dicea fuggendo:

Veder non ti voglio
O cielo tiranno
Non cielo ma soglio
Di pena e d’affanno;
Non cielo ma foglio,
In cui per mio danno
Si scrive il cordoglio
Veder non ti voglio.

Scendea la rupe intanto,
Anzi precipitava in vane forme
Ove imprimeva l’orme
Lasciava un fonte di sudori e pianto:
E qual timida cerva
Ch’abbia veltro seguace
Parea Silvio fugace.

Che lusinga è mai d’un core
Se a momenti si distrugge,
Di lasciare il suo dolore,
Lo nutrisce e poi lo fugge.

Mentre il povero amante
Giva errando a cercar le sue ruine,
Lo guidaron le piante
Entro un orrido speco
Fra sterpi e bronchi e spine:
Quivi Silvio tremante
Chiedea pietàde a un eco;
Gridò più volte e pure
L’eco forse atterrita
Replicar non volea le sue sventure;
Onde gli disse allora:
Già che son disperato,
O ti vinco o ti satio ingiusto fato.

Se fra i Numi non v’è la pietà
La chiedo alle furie
Che forse l’havrò;
E chi darla vorrebbe
E non l’ha
Servirà
Per accrescer l’ingiurie
A chi darla dovrebbe
E non vuò.

Mostri dell’arsa Dite
Deh per pietade a volo
Portatemi il mio bene
Per un momento solo:
Vedrò quella tiranna
Che mi condanna in un deliquio eterno,
Se figurar saprete
Una luce di cielo, ombre d’inferno:
Benché finto splendore
Sia conforto dell’occhio, e non del core.

Furie torbide, immagini pallide
Fra caligini d’aure pestifere
Dileguatevi al perfido baratro;
Stigi fulmini, spiriti orribili,
Empii turbini d’alito stridulo
Scatenatevi i cardini all’erebo
Pria che naufrago in tenere lacrime
Io distemperi l’argine all’anima,
Nel delirio di Tessale machine
All’augurio di magico circolo
Con diluvio di fetida cenere
Animatemi un arido scheletro.

Sorrise il re dei pianti
Avvezzo a tali inchieste
Di sventurati amanti:
Silvio intanto già stanco
Si addormentò con quelle smanie intese,
Che la sciocca magia nel sen gl’impresse.
Sognò, veder gli parve
Fillide il suo bel sole
Che apparì, ma disparve:
Si svegliò, si partì quasi contento,
Poiché quel tormento
Che l’anima ingombra
Nasce da un finto sol, finisce in ombra.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

V-CVbav - Città del Vaticano - Biblioteca Apostolica Vaticana
fondo Vat. lat.
collocazione 10204.1

Scheda a cura di Teresa M. Gialdroni
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