Scheda n. 1642

Tipo record

Scheda inferiore

Tipo documento

Musica manoscritta

Data

Data incerta, 1640-1660

Titolo

Sig.r Carissimi / [Spunta il giorno in Oriente]

Presentazione

Partitura

Legami a persone

compositore: Carissimi, Giacomo (1605-1674)
autore del testo per musica: Benigni, Domenico (1596-1653)

Fa parte di

Cantate da camera (n. 1397/7)

Pubblicazione

[S.l. : copia, 1640-1660]

Descrizione fisica

C. 61-74v

Filigrana

Non rilevata

Titolo uniforme

Organico

Basso e continuo

Descrizione analitica

1.1: (recitativo, re minore, c)
B, Spunta il giorno in Oriente e superbo il crine
%F-4@c 4-,8DDF6FG8.G6A/8AFAB'C,AFE/&6DFDF,,bB,D,,B,D?2C/,,F
2.1: (aria, re minore, c)
Aura vana e lusinghiera
3.1: (aria, re minore, 6/4)
Diletto che piace
4.1: (recitativo, c)
Sopra soglio dorato
5.1: (aria, 3)
Foll’è chi vuole su base istabile
6.1: (recitativo-arioso, c)
Contro i nostri desiri il ciel fa guerra
7.1: (arioso, re minore, c)
Sotto i panni è scalzo il piede
8.1: (arioso, c)
Lieta sorte beata

Trascrizione del testo poetico

Spunta il giorno in Oriente
E superbo il crine indora
Ma che pro se poi dolente
Tosto langue e si scolora
Ah che pur è così di nostra vita
Il dì mai non posa e non ha pace
Quando più ci lusinga è più fugace.
Aria
Aura vana e lusinghiera
Che leggiera
Vien coi venti e se ne va
Non v’alletti egri viventi
Perché poi v’ingannerà.

Diletto che piace
Che speme vi dié
E’ lampo fugace
Che pare e non è
Vostro desio
Gioia non speri
O la ricerchi in Dio.

Sopra soglio dorato
L’empio a seder vidd’io
De suoi ricchi tesori ambitioso
E con vanto orgoglioso
Premer sotto il suo piè le stelle el fato.
Ma che fu poi de pregi suoi
Volti il ciglio a mirar la pompa el fasto
E di regno sì vasto
Mentr’il guardo raggiro
Nulla vagheggio o miro
Sparve l’empio che più
Non si puol dir qui fu.

Foll’è chi vuole su base istabile
Fondar sua mole che sia durabile
Non dura non dura no no svanisce
S’oscura pensier ch’esce di terra.

Contro i nostri desiri il ciel fa guerra
Splendida mensa un giorno strano
A mirarsi al ciglio mio s’offerse
E con pompe diverse
Entro barbare soglie
D’ostro e di gemme adorne
Giacere huom viddi
Alle sue brame intento
E già d’esche più rare
Per saziar sue voglie
Spogliato havea l’aria, la terra el’ mare
Ma che fu poi ne pregi suoi
All’or che più scherzando ride
Morte i giorni recida?
E nel fuoco il meschin sepolto fù.
Mortal desire come cieco t’inganni
Sembran gioia e diletti e sono affanni.

Sotto i panni è scalzo il piede
Al mio guardo un dì fu dato
Di mirare un sventurato
Che chiedea poca mercede
Ne’ martiri
Grida aiuto e mai non trova
Chi si muova
A pietà de’ suoi desiri

Ma che fu poi
De’ pianti suoi?
Il caldo rio
Ecco si cangia in riso
E lieto in Paradiso
Ridono al suo morir gl’angioli e Dio.

Lieta sorte beata
D’anima tormentata
Che pone in Dio sua speme
Se languisce se geme
In dure tempre a momenti sospira
E gode sempre.

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Segnatura

I-Rsc - Roma - Biblioteca del Conservatorio "S. Cecilia"
fondo Orsini
collocazione G.Mss. 390.7

Scheda a cura di Elisabetta Fardelli
Ultima modifica: